Forse non tutti sanno chi è Guido Ara. Ve lo dico io. Si tratta di un calciatore e allenatore italiano. Per l’esattezza era un bel centrocampista (giocava in mediana). Non preoccupatevi se ve lo siete persi e non consultate l’almanacco Panini per vedere se ha giocato nella vostra squadra negli ultimi tre anni. Egli appartiene ad un’altra era del Calcio. Quella in cui non c’erano le figurine. Era nato nel 1888 e morì nel 1975. All'elegante Guido, così come era soprannominato per il suo stile di gioco, è attribuita la paternità del famoso detto “il calcio non è uno sport per signorine” coniato nel 1909 e ripreso, poi, in tutto il mondo. Con questa massima che ha fatto la storia di questo sport non intendeva dire che le donne non possono partecipare alle partite in campo o sugli spalti ma che le azioni di gioco devono, per la stessa natura di questo sport, essere un po’ rudi. Ebbene, questa antica lezione di calcio sembra non sia stata interpretata a dovere dagli arbitri italiani e invece siano puro Vangelo per quelli provenienti da altri Paesi. Anche e soprattutto l’Inghilterra.

Stiamo assistendo alle prime partite della Premier League e notiamo l’alto tasso di gol e di spettacolarità degli incontri con continui capovolgimenti di fronte durante tutti i 90 e più minuti di gioco. Tutto ciò è possibile in quanto gli arbitri fischiano pochissimo e il minimo indispensabile. In una partita ben difficilmente notiamo la mano del Direttore di gara perché, giustamente, trattasi di uno strumento e non del fine. I tifosi paganti vogliono assistere allo spettacolo di 22 giocatori e più e non della terna. Anzi, se fosse così, probabilmente gli stadi sarebbero deserti. Chi si emozionerebbe nel vedere tre atleti che girano per il campo con un fischietto e due bandierine e che ogni tanto interrompono il gioco? La Federazione inglese lo ha capito da tempo. La palla è rotonda e va fatta scorrere. In Inghilterra, i furbetti all’italiana che si buttano per terra e allargano le braccia o si rotolano nell’erba come se fossero tarantolati devono rialzarsi in fretta perché nella migliore delle ipotesi, alla prima interruzione del gioco, saranno ammoniti. Si potrà dire tante cose sulla perfida Albione ma sul Calcio hanno una mentalità commerciale che ci è superiore. Al primo posto viene lo spettacolo e poi il risultato. Quando una Società chiede diverse centinaia di Euro per entrare in uno stadio e sedersi sa che deve fornire un servizio all’altezza delle aspettative e del prezzo preteso per il biglietto. Altra mentalità rispetto alla nostra e soprattutto rispetto a quanto visto in Milan Betis dove, non mi stancherò mai di scriverlo, a vivere una vera e proprio Waterloo non è stata la VAR ma la qualità della nostra scuola arbitrale. L’incontro che si è disputato tra milanisti e spagnoli è stato così spezzettato e spesso stravolto dalle scelte della terna da sembrare più un incontro di Football Americano che non un’amichevole (lo voglio ricordare e sottolineare, AMICHEVOLE). Ecco perché ci ricordiamo i tatticismi di avvicinamento all’area avversaria e le palle inattive. Nel nostro campionato non abbiamo ancora capito che protagonista deve essere lo spettacolo e non la direzione della gara. Ce lo ha insegnato Guido Ara. Il calcio non è sport per signorine ma nemmeno uno spettacolo con lo spaventoso uomo nero. E’ divertimento. Per i tifosi. Per i calciatori. Per i telespettatori. Per tanti ma non per tutti...