Sul sito della Lega Calcio Serie A si legge: "Gaetano Miccichè è stato eletto oggi all'unanimità Presidente della Lega Serie A. Con l'acclamazione delle venti Società, Miccichè diventa quindi il secondo Presidente della Confindustria del pallone dalla sua nascita nel 2010, subentrando, nella carica, a Maurizio Beretta."

Sì, avete letto bene, si parla di Confindustria del pallone. 
Affare per pochi, affare per i Presidentissimi, come si direbbe oggi. Il Presidente della Lega Serie A è un banchiere, ma si dice uomo di sport. Queste le sue prime dichiarazioni:

"Ho sempre considerato lo sport una componente fondamentale della vita - ha proseguito Miccichè - e il calcio in Italia e in Europa è lo sport di riferimento. Personalmente posso portare un contributo di serietà, di capacità di coinvolgere tutti gli attori sociali e posso cercare di fare in modo che il mondo del calcio diventi sempre più una grande realtà in cui si possano perseguire gli interessi di tutti. Gli obiettivi sono, quindi, quantitativi e qualitativi: tutti gli azionisti delle venti Società sono soggetti economici il cui obiettivo è quello di aumentare i ricavi e servirà trovare le soluzioni migliori per sviluppare e valorizzare al meglio il calcio italiano; qualitativi poichè il calcio racchiude tutta la società civile italiana e quello che abbiamo noi è qualcosa di unico, abbiamo grandi squadre che giocano in grandi città, luoghi che il mondo ha interesse a visitare".

Dunque il calcio è prima di tutto business.
Un dato di fatto evidente. Ma non ci si deve dimenticare che il vero spirito del calcio è quello che è nel mondo dei dilettanti, che è la prima forza calcistica del nostro Paese, e se la Serie A vira bruscamente verso il mondo del business e affari, e la strada ad oggi seguita è una bruttissima e mal riuscita copia all'inglese, significherà determinare una frattura importante con il calcio, quello vero.