Può un semplice calciatore entrare nei libri di storia del Paese dov'è nato e cresciuto? È mai esistito un calciatore che abbia convogliato su di sé le attenzioni di un intera Nazione, sia per le gesta in campo, sia per questioni politicamente rilevanti? Si è mai visto, nella centenaria epopea del Calcio, un Campione che, nonostante le sue immense qualità tecniche, non è mai andato oltre i ristretti confini nazionali (tenendo presente che questi limiti corrispondono al povero, calcisticamente parlando, Egitto)? La risposta a queste impellenti domande ha un nome e cognome: Mohamed Aboutrika.

 A molti lettori questo calciatore risulterà sconosciuto e relativamente esotico, ma coloro i quali hanno avuto la fortuna di assistere alle sue rappresentazioni artistiche - sí, perché piú che semplici partite di calcio, qui parliamo di un vero e proprio Genio Calcistico - concorderanno sul fatto che siamo di fronte ad uno dei più talentuosi giocatore africani dei nostri secoli, insieme naturalmente a mostri sacri come Abedi Pelé, George Weah, Samuel Eto'o, Didier Drogba e pochissimi altri.

 Centrocampista con spiccate doti offensive e con capacità balistiche straordinarie, dal fisico segaligno tipico di un magrebino, Aboutrika ha condotto tutta la carriera in Egitto, la sua casa, nelle fila dell'Al Ahly, conosciuta come la Squadra del Secolo per i suoi trionfi. Le sue statistiche - ricordando che non stiamo parlando di una prima punta - sono eccezionali: 110 reti in 238 presenze, che diventano complessivamente 203 in 406 se rispolveriamo gli inizi al Tersana, quando rifiutò un lauto stipendio per protesta contro i maltrattamenti economici perpetrati dal club nei confronti di un compagno.
Proprio questo episodio racconta l'altra faccia del calciatore, quella più umana e morale, le sue innumerevoli iniziative benefiche verso il sociale - dalla costruzione di ospedali per i bambini egiziani malati di cancro, alle battaglie in favore delle donazioni di sangue, fino alla costruzione di moschee in altri Paesi - che spesso sfociano nel campo della politica, nel quale il "filosofo calciatore" - sí, perché Aboutrika, per non farsi mancare nulla, si è pure laureato con lode in filosofia all'Università del Cairo - non ha mai nascosto le sue preferenze. Come quella per il Rais Hosni Mubarak, il dittatore egiziano rovesciato da una Rivoluzione popolare in senso Democratico, o come quella in favore della Palestina, come dimostrato da una celebre maglietta mostrata dopo un gol.
Specificatamente, è nel primo episodio che le sorti del fortissimo fantasista egiziano si intrecciano con quelle dei suoi tifosi, i celebri Ultras Alhawi (abbreviati UA-07), viceversa schierati apertamente in favore della Democrazia, come dimostrato dalla vergognosa Strage di Port Said del febbraio 2012, durante il match tra Al Masry ed Al Ahly, nel quale morirono 74 tifosi ospiti come vendetta per il loro attivo appoggio nella caduta del Rais.
Se in quella terribile serata Mohamed, immortalato mentre aiuta i soccorsi nel raccogliere i corpi esamini, tra cui quello di una bambina, poteva aver cambiato idea e inclinazioni politiche, ben presto riallacció i suoi ambigui rapporti con Mubarak, tanto da essere inserito senza indugi - lui che è una Star egiziana - nella "Black List" dei terroristi, a causa del suo sostegno finanziario in favore dell'organizzazione "Fratelli Musulmani".

Tornando a ciò che più ci interessa, il calcio giocato, Mohamed Aboutrika emerse dalle sconosciute sabbie delle Piramidi di Giza alla veneranda età di 31 anni, quando alla Confederations Cup trascinó letteralmente da solo l'Egitto, non solo mettendo in netta difficoltà il Brasile perdendo in maniera rocambolesca per 4-3 - ma sconfiggendo nientemeno che l'Italia di Lippi Campione Del Mondo in carica. Il numero 22 egiziano - le cui esultanze, supino a terra e rivolto verso La Mecca sono diventate un Must - ha naturalmente eccelso anche in campo africano, conducendo, a suon di gol e magiche punizioni, l'Egitto alla doppia vittoria nelle Coppe d'Africa del 2006 e del 2008, segnado addirittura quattro reti in un solo match, quello contro il Sudan. 

Il più grande rimpianto di Aboutrika? Non essersi mai qualificato per una fase finale dei Mondiali, proprio quando la doppietta al Congo di Mohamed Salah ha riportato l'Egitto nell'Olimpo del Calcio dopo 28 anni. 
Ma poco importa, visto che stiamo parlando del "più forte calciatore della storia a non aver mai giocato in Europa o Sudamerica", secondo la commossa testimonianza di Gabriele Marcotti, direttamente dalle colonne del Times.
Perché in Egitto Aboutrika, prova vivente del proverbio "essere profeta in patria", ha centrato un obiettivo ancor più prestigioso: diventare più famoso delle Piramidi.