Non ho mai letto le autobiografie dei calciatori, nemmeno dei miei idoli. Banali, ripetitive e spesso scritte (male) da altre persone. Non ho letto quindi nemmeno quella di Icardi. Leggo però da stamattina una serie di fatti legati a Mauro Icardi uno più strano dell’altro: Icardi che, da questa sua autobiografia, cita suoi virgolettati post Sassuolo Inter di due anni fa, in cui dice di voler chiamare criminali dall’Argentina contro gli ultras interisti che lo avrebbero minacciato; la curva nord che fa un comunicato bellicoso secondo cui “Icardi non è più il nostro capitano”, oltre che presentarsi sotto casa dell’argentino con striscione che richiedeva lumi su dove fossero i famosi criminali, dichiarandosi allo stesso tempo pronti ad affrontarli; infine dirigenti nerazzurri che strizzano l’occhio alla curva, con dichiarazioni accomodanti sia da parte di Zanetti che di Ausilio sintetizzabili in “la curva ha le sue ragioni, vedremo se togliere la fascia a Icardi”. Bel casino, si direbbe dalle mie parti. Ma andiamo con ordine: Icardi e la tifoseria nerazzurra non si amano da quella domenica di Reggio Emilia in cui Maurito inveì contro la tifoseria organizzata, rea di aver strappato la sua maglia dalle mani di un bambino e avergliela rispedita in campo. Gesto che, se trovasse conferma, sarebbe a mio avviso a dir poco disdicevole: strappare la maglia, magari del proprio idolo, ad un bambino, è un atto vile, non da uomini tutti d’un pezzo come gli ultras vogliono passare. Dal canto suo Icardi, ha dimostrato con i fatti di non essere un capitano, così come viene identificata da sempre la figura di capitano: innanzitutto, scrivere un’autobiografia a ventitré anni mi sembra davvero un qualcosa tra il ridicolo e di grottesco. Maurito è all’inizio della sua carriera e, se continuerà a giocare come fa quando sta bene, ha ancora moltissime pagine da scriverne. Che senso ha farlo ora ? Inoltre, citare certi fatti, certi virgolettati, lo si può tranquillamente evitare, dal momento che non serve assolutamente a nulla a mio avviso riportare virgolettati dal contenuto tra l’altro veramente forte. Un capitano deve essere quell’anello di congiunzione tra squadra e tifosi, colui il quale ci mette la faccia quando le cose non vanno bene, il garante dell’impegno e dell’abnegazione della squadra; non di certo uno che riporta frasi, ben sapendo che avrebbero destabilizzato un certo tipo di ambiente già di per se’ molto caldo. Ebbene, al momento Icardi non ha queste caratteristiche, che non sono ripetibili per ogni calciatore, non a caso di capitani ce ne sono uno per squadra. Un’altra cosa che veramente non mi è piaciuta sono le dichiarazioni sia di Zanetti, che di Ausilio: dichiarazioni molto deboli e accomodanti verso la tifoseria organizzata, che lasciano anche intendere che la società è pronta ad un clamoroso dietrofront: togliere la fascia di capitano a Icardi. Fatto questo, se venisse confermato, di una gravità assoluta. Rispetto molto gli ultras, ho amici ultrà e non ho assolutamente nulla contro chi ha un amore viscerale per una maglia, per dei colori. Ma quando sento le società cedere, o comunque mettere in discussione queste richieste fatte con tanto di comunicati ufficiali penso che qualcosa non vada. Oggi il pubblico di San Siro ha applaudito Icardi, la curva lo fischiava, una situazione paradossale E’ vero, l’ultrà fa chilometri di trasferte, non dorme la notte e spende molto tempo per la sua squadra, tutte cose che il cosiddetto “tifoso medio” o, come piace chiamarlo a loro “occasionale” non fa. Ma tutto ciò non può e non deve essere un pretesto, a mio avviso, per tenere in scacco le società attraverso comunicati o richieste, come spesso capita, di togliersi le maglie o pubblici ludibri nei confronti dei calciatori. Gli ultras vanno accontentati con prestazioni convincenti, per tutto il resto le società devono fare le società. Stop. Una società che si rispetti non deve solamente strizzare l’occhio alla tifoseria organizzata, ritenendola di fatto l’unico interlocutore a cui far affidamento in caso di malumore, ma a tutti i tifosi, anche a quelli che, oggi, ripeto, hanno applaudito Icardi.