Nel videomessaggio pubblicato su facebook qualche giorno fa, Berlusconi rifila una piccola stoccata ai tifosi rossoneri ritenendoli colpevoli di ingratitudine. Questo il passaggio interessante: "Fatemi dire che, dopo 30 anni a pasteggiare a champagne e caviale, potremmo anche sopportare, forse con più eleganza, un digiuno che sarà sicuramente passeggero". Credo sia giusto soffermarsi su questa frase. Ha ragione lui? Vorrei riflettere con voi del Berlusconi presidente del Milan, prescindendo dalle sue motivazioni e dagli altri aspetti della sua vita (politica, sentimentale, imprenditoriale). A ben vedere Berlusconi è il presidente più vincente della storia, come lui ci ricorda (con legittimo orgoglio) ad ogni occasione. Il 20 febbraio 1986 il gruppo Fininvest salva il Milan dal fallimento dopo la presidenza Farina e poco più di un mese dopo ne diviene il presidente. Seguono annate esaltanti per il tifoso milanista; inutile girarci intorno, è un periodo bellissimo per ognuno di noi. Viviamo fondamentalmente tre cicli, Sacchi, Capello, Ancellotti; diversi ma egualmente magnifici. Berlusconi affida, tra lo scetticismo generale, il Milan ad un semisconosciuto Arrigo Sacchi, rivoluziona la società adottando politiche imprenditoriali e comunicative innovative per l'epoca e, non da ultimo, mettendoci un sacco di soldi. Sceglie anche due ex dirigenti del Monza, Adriano Galliani e Ariedo Braida che diventeranno due pilastri del nostro Milan. Finito il periodo Sacchi, ha la brillante idea di promuovere il tecnico della primavera, Fabio Capello. Un'altra scommessa vinta. Certo, la squadra era fortissima (si compra JPP fresco di pallone d'oro per fargli fare tanta panchina) ma sicuramente Capello si dimostra essere un grande tecnico (e lo confermerà negli anni a seguire). Dopo alcune stagioni meno brillanti (durante le quali vinciamo comunque uno scudetto con Zaccheroni) arriva Carlo Ancellotti e Berlusconi rimette pesantemente la mano al portafogli e costruisce una squadra fortissima che porta a casa altre due coppe dei campioni e che avrebbe probabilmente meritato di vincere qualcosa di più, specie in Italia. Il post Ancellotti è l'inizio della fine. Arriverà un'altro scudetto con Allegri ma qualcosa si era già guastato dalla promozione (quantomeno avventata) di Leonardo da ottimo dirigente a tecnico precario. Il resto è storia, annate deludenti, allenatori bruciati in pubblica piazza, una figlia che reclama uno spazio che non c'è (o che si fa fatica a trovarle e chissà se lo merita...), un grande ds come Ariedo Braida che ci lascia, un fido scudiero lasciato più volte solo in pasto alla folla. Come può Berlusconi fare tante scelte sbagliate? Come può essere lo stesso uomo che ha creato nel lontano '86 una macchina perfetta? Certo, gli anni passano e pesano sempre più, i figli (legittimamente) non sono interessati al Milan (ma molto più ai soldi che devono essere utilizzati per ripianare annualmente i bilanci), la concorrenza con sceicchi ed altri nuovi danarosi proprietari è quasi impossibile, le normative fiscali cambiano e non consentono più di scaricare le perdite infragruppo, etc etc. Le motivazioni sono moltissime ma il confronto, tra il Berlusconi che fu e quello che è, resta stonato. Stona sopratutto l'incapacità di saper strutturare la Società, di saper scegliere gli uomini; in fondo questa è stata la prima e più importante dote di Berlusconi nel 1986. Nel milan di oggi tutto sembra precario, allo sbando, senza uno straccio di progetto, si passa da una società all'avanguardia ad una struttura obsoleta, incapace di rinnovarsi. Presidente, forse ha ragione. Forse siamo ingrati. In fondo lei ci ha fatto godere più di chiunque altro, bbiamo vinto tutto contro chiunque. Nessuno potrà togliermi dagli occhi il volo d'angelo di Van Basten al Bernabeu, la punizione di Evani a Tokyo o le serate nebbiose di Belgrado. Di questo io le sarò sempre grato. Però, Presidente, quello che è successo in questi ultimi anni ci risulta incomprensibile oltreché indigesto. Certo lei ci ha abituati troppo bene, ora abbiamo palati raffinati e mal digeriamo stagioni anonime. O forse, siamo solo un pò stanchi e un pò delusi. Delusi da lei, Presidente. Delusi da una comunicazione (proprio lei!!) inesistente, lunghissimi silenzi interrotti solamente da parole destinate a creare maggior scompiglio e confusione. Presidente, io (e credo molti altri tifosi milanisti) accetterei senza protestare un periodo di digiuno; non ne sarei felice, ma lo accetterei. Ma lei dovrebbe essere chiaro in questo. Riparta con una squadra di giovani, un'allenatore a cui dare una vera fiducia e dica a tutti che per 4/5 anni andrà così. Riparta con un'IDEA. Oppure lasci la sua (e la nostra) creatura in mani degne e capaci di farci divertire almeno la metà di quello che ci ha regalato lei. Non è più la stagione dell'orgoglio. I nostri ricordi sono indelebili. Nel bene e nel male.