La partita di sabato scorso contro la Lazio sembra essere l’emblema di quello che è stato finora il Palermo targato Gasperini: buon gioco, si, fluidità nella manovra e tanto possesso palla, ma il più delle volte sterile e non finalizzato con qualcosa che, in questo momento, è di fondamentale importanza per mantenere accesa la speranza di un cambio di rotta verso lidi più sicuri: il gol. Già, il gol, contro le “Aquile” di Vladimir Petkovic ne sono arrivati due, e forse è proprio questo il dato positivo che può permettere, ad oggi, di restare aggrappati a quella speranza: era dalla 14esima giornata di campionato, dal vittorioso derby contro il Catania, che la squadra palermitana non segnava più di una rete; che sia un segnale di quel tanto agognato cambiamento? Perché oltre ai gol, di pregevole fattura tra l’altro, si è vista una squadra unita, un gruppo di ragazzi che sembrano aver capito la delicatezza del momento e che sono riusciti a compattarsi per fronteggiare al meglio le difficoltà che l’impegno poneva loro d’avanti: una Lazio seconda in classifica che, seppur orfana del bomber Klose, aveva in organico calciatori importanti e in grado di cambiare le sorti del match in qualsiasi momento. Nell’arco dei novanta minuti, il Palermo ha dimostrato di avere quel carattere e quella grinta necessari per togliersi dai guai, riuscendo a rimontare i biancocelesti e ad assaporare fino all’ultimo il dolce gusto dei tre punti; peccato che però poi le cose siano andate diversamente, con gli avversari che sono riusciti a riagguantare la partita e a condurla verso un pareggio che, probabilmente, non ha fatto comodo a nessuna delle due compagini. Di sicuro non ha fatto comodo ai rosa, il cui distacco dalla zona salvezza è diventato ancora più consistenze: quattro le lunghezze dalla quart’ultima. È vero, è difficile riuscire a trovare qualcosa di buono dopo aver sprecato, per l’ennesima volta, l’occasione giusta per conquistare una delle tante vittorie che servono per risalire la corrente, però l’impegno e la volontà espressi sul campo non possono passare inosservati: la squadra c’è, ha voglia di rivalsa, ed ha tutto il girone di ritorno per cercare di scacciare quello spauracchio che ha un nome e un cognome, ma che non voglio nemmeno nominare.