Baroni, Bucchi, Del Neri ed infine Montella. Siamo solo ad inizio dicembre e già quattro squadre hanno cambiato guida tecnica. Colpa di risultati deludenti, ma anche di dirigenze troppo impazienti. 

Cambiare in corsa infatti non porta quasi mai ai risultati sperati. Il Palermo della stagione 2015-2016 e l'Inter della stagione scorsa sono un esempio lampante. I rosanero in quell'annata ne cambiarono addirittura 7, salvandosi solo per il rotto della cuffia. Il Milan dello stesso anno cambiò Mihajolvic con Bocchi senza arrivare alla qualificazione in Europa League e perdendo la finale di Coppa Italia.

Negli ultimi anni solo la Roma ha cambiato con successo. Sempre nella stagione 2015-2016 cambiò Garcia con Spalletti passando dal quinto al terzo posto. Per il resto i cambi sono sempre stati deleteri perché spesso il pesce puzza dalla testa. Non è certo tutta colpa di Montella o Bucchi se Milan e Sassuolo non rendono, le colpe vanno anche a società e giocatori.

Proprio ai giocatori, col cambio di guida tecnica e quindi facendo ricadere tutte le colpe sul coach, si danno spesso  alibi per stagioni fallimentari. Il Crotone lo scorso anno non cambiò Nicola e raggiunse la salvezza. Il Sassuolo nel 2014 esonerò Di Francesco, salvo poi richiamarlo dopo le 5 sconfitte di fila di Malesani.

Di presidenti mangia allenatori in Italia è pieno. Lo fu Moratti, lo è Zamparini, ma i cicli si aprono con la continuità , non bocciando il mister o mettendolo in discussione dopo la prima sconfitta.