Giovane con esperienza

Giovane con esperienza” è la contraddizione che accompagna il mondo lavorativo italiano degli ultimi anni, sono quelle tre fatidiche paroline che milioni di giovani vedono scritte negli annunci dei giornali o nei vari siti internet che spacciano offerte di lavoro ai limiti della schiavitù.

Tuttavia, “giovane con esperienza” se lo saranno sentito dire anche moltissimi giocatori italiani in quel mondo lavorativo particolare quale è il calcio dove, per esempio, non esistono contratti di lavoro a tempo indeterminato.

Dopo la mancata qualificazione dell’Italia ai mondiali si è scritto molto sulla necessità di far giocare di più i giovani italiani in Serie A, indirizzando le colpe soprattutto ai grandi club, dimenticando per esempio che il Milan e la Juventus sono le squadre, tra le grandi, con il numero più alto di giocatori nostrani.

Il vero problema invece, deve essere inquadrato nelle medie e piccole squadre, che da sempre rappresentano un trampolino di lancio per approdare ai grandi club: quale giovane giocatore italiano ancora oggi non sogna di arrivare alla Juventus?

E per arrivare al vertice, c’è bisogno di più fiducia, pazienza e rispetto dei nostri giovani.

Non è certo colpa degli stranieri, anzi credo che ci sia molto bisogno di loro ma allo stesso tempo sono necessari quei giocatori stranieri che apportino qualcosa ai compagni di squadra e al campionato italiano.

In più bisogna ricordare che quando un club italiano compra un giocatore straniero, per esempio dal Cile, la gran parte dei soldi viene distribuita tra tutti i club cileni che hanno formato il giocatore e non vengono incassati solamente dal club che vende: quei soldi farebbero più che comodo ai club della provincia italiana.

Partendo dal basso, il Benevento quest’estate ha comprato al prezzo di 3 milioni il cubano-svedese Samuel Armenteros, attaccante classe 90; Armenteros vanta un curriculum con squadre come il Qarabag, Heerenveen, Heracles Almelo, Willem II, ovvero tutte squadre olandesi non certo migliori delle nostre Perugia e Ternana di Serie B.

Non era forse meglio puntare su un Simone Palombi, classe 96, con un valore di mercato di 900.000€?

Passando alla penultima, la Spal, si possono incontrare semi-sconosciuti ai più come Sauli Vaisanen (finlandese, classe 94) e Pa Konate (svedese classe 94), giovani si, ma non certo migliori di Davide Vittorini (classe 97) e Federico Di Marco (classe 97, finito al Sion in Svizzera), giovani promesse italiane negli stessi ruoli.

Discorso a parte merita Marios Oikonomou, greco di belle speranze e arrivato in Italia qualche stagione fa. Nella stagione in corso ha collezionato solo tre presenze con una media in pagella del 5 pieno: non era forse meglio puntare su un giovane difensore centrale italiano, come Federico Barba, giocatore del 1993, emigrato all’estero con la valigia di cartone (acquistato dallo Sporting de Gijón per 1 milione) che ha un valore di mercato inferiore al greco ma ben altre potenzialità?

Il Genoa è sempre stato il club degli acquisti folli e delle rivoluzioni in rosa incredibili: questa strategia a volte paga, altre volte no, come quest’anno. Tra i tanti arrivati alla corte di Preziosi, incontriamo Loick Landre (preso dal Lens, in Francia), Thomas Rodriguez (classe 96, preso dal Banfield, club argentino), Stephane Omeonga. Un centrale come Landre, che futuro può avere in Italia? E che beneficio ne trae il campionato italiano dalla sua presenza?

Se poi si pensa che il Genoa ha preferito tenere in rosa lo sconosciuto Rodriguez invece che puntare su Leonardo Morosini (classe 95, stesso ruolo), ecco la sfiducia nei nostri giovani è totale.  

Il Crotone quest’estate, tra Lino Banfi e ilarità, ha portato in Italia in prestito il centrocampista venezuelano Hermes Aristoteles Romero Espinoza, conosciuto come Aristoteles: non era forse meglio provare a prendere un Jacopo Dezi che tanto bene ha fatto con Perugia e Bari?

Guardando poi gli attaccanti del Crotone, possiamo incontrare Simeon Tochukwu Nwankwo, a.k.a  “Simy”, con 293 minuti giocati fin ora, o Ante Budimir: Alberto Cerri, Simone Ganz, o Vittorio Parigini (classe 96), non erano meglio?

All’Udinese poi si raggiunge il regno degli sconosciuti, come Ewandro Felipe De Lima Costa (pagato 2,8 milioni), Nabil Jaadi, Gaspar Iñiguez, e i poco più conosciuti come Swante Ingelsson e Riad Bajic.

E guardando ai titolari, come Samir, terzino destro brasiliano, con 11 presenze da titolare, o Ali Adnan, sembra impossibile non aver trovato due buoni terzini italiani, magari giovani, non certo campioni, anche perché Samir e Adnan questo sono, due terzini mediocri.

Non è fondamentale arrivare a livelli come il Sassuolo che ha in rosa 24 italiani su 28 giocatori, ma è necessario dare più spazio ai giovani italiani.

E la moda di mandare i giovani a farsi le ossa in serie B, se va bene, dovrebbe finire: i pari età stranieri non sono certo migliori.

Silvio Bogliari