Gli ultimi giorni si sono rivelati piuttosto grami per i rossoneri e per il suo proprietario.

Ieri il Milan ha perso a Napoli, dimostrando che la vittoria esterna col Sassuolo non costituiva alcuna "svolta". Forte con i deboli, il Milan si è dimostrato incapace di reggere l'urto con le avversarie più forti (classifica alla mano).

Montella ha dichiarato che non sono stati commessi errori, ma che in alcuni momenti è mancata la capacità di leggere la partita. Io non vedo la differenza e rimane un dato inoppugnabile: il Milan è affondato ogni volta che ha provato a speronare una nave di grosso tonnellaggio.

Per i tifosi è copevole l'allenatore e i dirigenti sono delle vittime innocenti della pubblica calunnia, ma fatto sta che il Milan è un blindato leggero, che fa strage contro la fanteria, ma non resiste alle cannonate dei carri-armati pesanti. Di chi sia la colpa si può discutere, ma la realtà resta quella.

E il proprietario? Be' l'ultima settimana è stata abbastanza nera anche per lui, perché il New York Times ha dipinto un quadro poco roseo sul sig. Li e la sua famiglia.

Ora, che il padre e il fratello di YongHong Li stiano avendo guai con la giustizia, non è una novità. Si sapeva da diversi mesi, ma di per se può non avere alcuna rilevanza. Ciascuno di noi può essere una persona perbene e avere parenti che non lo sono, senza però essere responsabile delle loro eventuali malefatte.

Più interessanti sono i dubbi sollevati dal NYT sul reale controllo che YongHong Li avrebbe della più grande miniera di fosforo cinese. In sostanza non si capisce a chi appartenga questo pacchetto di azioni.

In realtà, anche se YongHong Li fosse il titolare di questa partecipazione societaria, vorrebbe dire poco. Il capitalismo di stato cinese vede con sfavore che il controllo delle società sia concentrato nelle mani di un soggetto privato. Il capitale è abbastanza polverizzato e si può essere maggiori azionisti di una società con l'8-9%.

Vera o non vera, a suo tempo la notizia è stata troppo enfatizzata e ha creato in alcuni l'idea che Li fosse un magnate potentissimo, non un uomo d'affari di medio livello.

La cosa più importante è, tuttavia, che il NYT è una fonte autorevole e non può essere accusato di essere schierato contro il Milan per essere legato a questa o quella squadra.

Né questo giornale può essere accusato di rosicare, in quanto negli Stati Uniti del Milan non gliene frega niente a nessuno e perché, in questo momento... sì diciamolo... sono pochi i tifosi che abbiano motivo di rosicare per i successi rossoneri.