Sono passati 43 giorni dalla prima partita di Gennaro Gattuso come allenatore della prima squadra del Milan. 
L'allenatore calabrese, subentrato a Montella dopo un travagliato avvio stagionale, ha debuttato il 3 Dicembre con uno storico 2-2 contro il Benevento, con conseguente primo punto in campionato della squadra campana, subendo addirittura un gol al 95' del portiere Brignoli. 

Gattuso, nelle prime conferenze stampa, chiese almeno 30 giorni di tempo per poter vedere in campo la squadra che aveva in testa con le sue idee di gioco, e ad oggi si può senz'altro notare un miglioramento, ma siamo ancora distanti dal poter parlare di squadra competitiva. 

I risultati parlano chiaro: 5 punti in 5 partite di campionato, con una vittoria e due pareggi, una sconfitta in Europa League in casa del Rijeka, e il passaggio di turno sia contro l'Hellas che contro l'Inter in Coppa Italia. Bilancio ancora dubbio insomma per questo Milan.

Eppure c'è chi si ostina a paragonare la tenacia dell'ex-centrocampista milanista a quella del primissimo periodo di Conte alla Juventus, ovvero il momento della sua esplosione che lo ha portato a creare una squadra pluricampione d' Italia e a elevarlo all'Olimpo degli allenatori. 

Il problema di Gattuso a mio parere non è il carattere, che assolutamente non gli manca, bensì l'esperienza. Finora è sempre andato male come allenatore di squadre di prima fascia, sia a Palermo che a Sion o Creta, e arrivare al Milan in questo momento difficile non è proprio il massimo. 

L'idea tattica attuale prevede un 4-3-3 bilanciato che metta Bonucci e Biglia/Montolivo a fare da registi, supportati da due mezzale, una che dia fisicità (Kessiè) e una qualità (Calhanoglu). In avanti la punta viene supportata da due ali come Bonaventura e Suso, giocando con un 4-2-3-1 in fase offensiva, con una delle mezzale a spingere in avanti e con gli esterni pronti a rientrare e dribblare o a crossare. Per la fase difensiva, si punta a un arretramento di Montolivo con gli altri centrocampisti ad aiutare i terzini in copertura e sul raddoppio di marcatura.

Pressing, ripartenza e gioco veloce sono le parole chiavi, e in questo somiglia davvero a Conte. Il Milan deve assimilare ancora bene questi schemi di gioco, e per questo ci vorrà tempo e duro lavoro.
Ma scopiazzare qua e là gli "appunti" del professor Conte basterà a fare di Gattuso un buon allenatore? La risposta è no. Se un allenatore mediocre e inesperto ne copia uno eccezionale non diventa automaticamente bravo. A Gattuso mancano tante qualità di Conte, ma soprattutto manca, come già detto prima, l'esperienza. 

La soluzione migliore per diventare un ottimo tecnico e rendere forte al contempo la squadra milanese a mio parere è una sola, e mister Gattuso sa qual è: la "discendenza tecnica"
Mi spiego: negli ultimi 20/25 anni il Milan ha avuto ottimi allenatori, ma principalmente sono stati solo 2 quelli eccellenti: Sacchi e Ancelotti. 
Parlo di discendenza perchè l'ex commissario tecnico della Nazionale e vincitore di due Coppe Campioni col Milan, nonchè uno dei migliori allenatori di sempre nel panorama calcistico mondiale, è stato allenatore a sua volta di Ancelotti, altro grande tecnico vincitore a sua volta di 2 Champions League col Milan nel 2003 e nel 2007. L'allenatore attualmente svincolato e primo indiziato per la panchina della Nazionale Italiana, fu tecnico del Milan proprio quando Gattuso lottava in mezzo al campo coi colori rossoneri, e per questo dico che dovrebbe raccogliere quel testimone che passò da Sacchi al suo giocatore Ancelotti, raccogliendo così la sua idea tattica e magari migliorarla. 

Credo quindi che il tecnico calabrese dovrebbe trovare una strategia calcistica che accomuni il gioco a zona di Sacchi con gli schemi moderni di gioco di Conte, creando così un gioco intenso e qualitativo degno della squadra europea più titolata al mondo.