A fine novembre, dopo molti più bassi che alti, il Milan prese la decisione che molti aspettavano: sollevare Vincenzo Montella dall'incarico di allenatore della prima squadra. Da quel giorno i nomi accostati ai rossoneri furono molti, partendo dall'ex tecnico viola Paulo Sosa, fino ad arrivare all'idea Mazzarri, per poi valutare l'idea di un traghettatore per portare la squadra fino a fine campionato ed affidarla in estate ad un top-tecnico. Quest'ultima idea è forse quella che è prevalsa, visto che la scelta è ricaduta su Gennaro Gattuso, allenatore fino a quel momento della squadra della primavera rossonera. L'avventura non iniziò subito nel migliore dei modi, con un Gattuso che sin dalla prima conferenza aveva chiesto tempo per poter cambiare volto alla squadra: e così è stato! Dal derby vinto in coppa italia il Milan sembra aver trovato una quadratura ed ora, con una breve analisi, cercheremo di capire i punti salienti di questo cambiamento.

LA CONDIZIONE FISICA. Sicuramente la prima cosa che è subito saltata all'occhio è quella di un Milan molto piu atletico e pronto a correre per tutti i 90' minuti, cosa che non accadeva ai tempi di Montella. Non a caso Gattuso aveva sin da subito sottolineato una scarsa condizione fisica della squadra, preannunciando duri allenamenti e possibili alti e bassi della squadra dovuta alle fatiche che avrebbe affrontato durante la settimana. I risultati però alla fine si sono visti, con un Milan in una condizione nettamente differente rispetto al passato.

LA TATTICA. Il Milan di Montella ha vissuto un precampionato, e non solo, con la costante di un tormentone: che modulo utilizzerà? L'arrivo dei tanti acquisti ed in particolare quello di Bonucci, infatti, ha portato l'ex allenatore rossonero a fare diverse valutazioni, passando dal vecchio 4-3-3 all'inedito 3-5-2. In entrambi i casi, però, la costante è stata sempre la stessa: un milan lento e prevedibile, con tante disattenzioni nella fase offensiva. Con l'avvento di Gattuso, invece, il diktat è stato sempre uguale: 4-3-3 e e niente più cambi. Non solo il tecnico calabrese non ha mai cambiato modulo, ma ha anche apportato delle modifiche sull'interpretazione delle stesso rispetto a quanto faceva Montella. Inanzitutto la squadra verticalizza ogni volta che è possibile, rendendo piu partecipi attaccanti e inserimenti del centrocampo. Dal mio punto di vista, però, la cosa piu importante è quella di una maggiore imprevedibilità dovuta soprattutto al non utilizzare sempre e solo la fascia destra puntando tutto e troppo su Suso.

LA SCELTA DEI GIOCATORI. Sempre gli stessi 11 (o quasi).
Questo è quello che ha deciso di fare Ringhio con la sua squadra. Oltre al modulo, infatti, l'allenatore non ha quasi più cambiato la squadra, se non per squalifiche o per far rifiatare a turno uno o due giocatori. Questo ha portato solo vantaggi: innanzitutto i giocatori stanno ormai assimilando al meglio tutti gli automatismi vari che una squadra deve avere e in secondo luogo molti giocatori hanno ritrovato una incisività che è mancata ad inizio anno. Fra  tutti Hakan Calhanoglu e Frank Kessiè. Il primo è tornato a distribuire palloni per gli attaccanti e ad essere sempre partecipe alla manovra, senza dimenticare il contributo difensivo costante. Il secondo è tornato a macinare chilometri ed a recupera tanti palloni fondamentali, riuscendo anche a far risaltare nuovamente il ruolo di Lucas Biglia. Quello che ancora manca all'ivoriano è l'incisività sotto rete, cosa che lo aveva reso fondamentale nella scorsa stagione con l'Atalanta.