Una squadra di ragazzotti volenterosi con un grande centravanti domina allo Stadium una partita in cui la Juventus dopo 10 minuti era già sul 2-0. Come in una famosa semifinale di Champions League del primo Ancelotti bianconero, gli inglesi - al tempo lo United oggi gli Spurs - prendono via via campo surclassando il centrocampo bianconero con una schiacciante supremazia nella corsa e nel possesso palla. Nonostante gli episodi a favore e le molte occasioni da gol, la Juventus di Allegri rimane vittima dell'all-in del tecnico livornese, nonostante le sue odi alla tecnica e alla positività. Tornato al fallimentare 4-2-3-1 di inizio stagione proprio nell'occasione più importante dell'anno, il buon Max torna ad essere un allenatore normale, dopo gli exploit europei degli anni precedenti.

In piena emergenza infortuni (al pari di altre squadre) si affida al suo mercato cuore molle e piedi buoni (dentro Bernardeschi, Douglas Costa e De Sciglio) infischiandosene della solitudine di Pjanic e Khedira, regolarmente sovrastati dai normalissimi dirimpettai di serata. Legata come al solito all'estro di Higuain, senza schemi di gioco, la Juventus arretra il baricentro dopo essere stata, piuttosto fortunosamente, immediatamente sul doppio vantaggio. La Juventus, a questi livelli, è solo Higuain, e gli errori del generosissimo Pipita la condannano a vedersi soffiare la qualificazione, impossibile da ottenere a Londra con questi presupposti. La difesa, punto forte con Bonucci negli anni passati, è tornata una difesa normale. Buffon ha sulla coscienza i due gol, come spesso gli capita in Europa: ma se l'uscita in corsa è sempre stato un suo punto debole, sorprende il gol sul palo di competenza subito con una punizione rasoterra. Si è trattato di un ciclo straordinario, quello di Allegri, che ha portato la Juventus un po' più su del suo reale valore europeo. Il limite degli uomini è però quello di non dubitare mai della bontà delle proprie scelte. Ad esempio, lasciare fuori un giocatore fatto per queste partite come Marchisio. Ma ormai, è troppo tardi.