È il minuto 91 di Liverpool-Tottenham, quando Mohamed Salah ribadisce prepotentemente al mondo intero perché nel suo percorso da calciatore ha sempre portato sulle spalle il soprannome di "Messi delle Piramidi": slalom feroce fra tre uomini, tocco sotto e gol del provvisorio 2-1 a coronare una doppietta da urlo. 21 reti stagionali in Premier League e vice capocannoniere del torneo a una sola marcatura da Harry Kane, che ha immediatamente realizzato il rigore del definitivo 2-2 in un finale pirotecnico tra due squadre entusiasmanti. Oggi Salah fa le fortune del Liverpool, che lo ha strappato alla Roma nel giugno scorso per 42 milioni di euro più 8 di bonus (una cifra che ex post, viste le cifre folli di un mercato esploso di lì a poco, grida vendetta) ed è diventato un attaccante formidabile e completo: rapidità, tecnica e concretezza, terribile concretezza. Tutto questo è Momo Salah. 

Dalle parti di Trigoria si staranno strappando i capelli per il sacrificio dell'egiziano sull'altare del Financial Fair Play, dal momento che senza le sue prestazioni sempre decisive in termini di assist e gol è venuta meno anche la straordinaria vena realizzativa di Edin Dzeko e la Roma si trova a contendersi un posto in Champions League per la prossima stagione con grandi difficoltà a segnare. 

Sullo sfondo però, il rimpianto maggiore è quello dell'Inter, che per ben due volte in passato è stata vicina a portare a casa il funambolico egiziano: 

  1. nel gennaio 2015, l'Inter di Mancini è alla disperata ricerca di due esterni offensivi per rifornire Mauro Icardi e tentare una improbabile rimonta alle zone alte della classifica: il primo slot viene riempito da Lukas Podolski, che l'Arsenal è disposto a lasciar partire in prestito, il secondo vede un ballottaggio tra due candidati, Xherdan Shaqiri del Bayern Monaco e lo stesso Salah, allora in forza al Chelsea di Mourinho che lo aveva voluto con sé dopo le tre reti segnate dall'egiziano con la maglia del Basilea proprio al Chelsea tra Europa League e Champions League. Entrambi sono ai margini nelle rispettive squadre: il primo è chiuso da Robben e Ribery, il secondo colleziona solo una ventina di presenze in un anno con i Blues complice un difficile impatto con la Premier. È una scelta importante, poiché Erick Thohir è disposto a impegnare una cifra intorno ai 15 milioni per il riscatto a fine stagione di uno dei due: la scelta ricade sullo svizzero con l'egiziano che, ritenuto evidentemente non pronto, finisce alla Fiorentina di Montella in uno scambio con Juan Cuadrado, che Mou preferì a Salah ma che sarà poi rispedito in Italia solo 6 mesi più tardi direzione Juventus. L'Inter, dal canto suo, si sbarazzerà di Shaqiri appena 6 mesi dopo cedendolo allo Stoke City, dopo aver assistito a un Salah dall'impatto devastante con la Serie A che semina il panico nelle difese avversarie (proprio l'Inter viene colpita da una sua rete in un Inter-Fiorentina 0-1).
  2. nel luglio 2015, l'Inter deve ricominciare da zero: via Shaqiri e Podolski, Mancini individua in Paulo Dybala del Palermo la spalla ideale di Icardi, ma sull'argentino c'è anche la Juventus che esercita il proprio appeal di campione d'Italia e finalista di Champions, così la Joya sostituisce Tevez a Torino. Il secondo nome di Mancini alla dirigenza è allora proprio Salah, ma Della Valle è pronto a esercitare il diritto di riscatto dal Chelsea nonostante l'agguato nerazzurro. Mancini corteggia Salah mettendolo al centro del progetto con continue telefonate personali, la Fiorentina non molla e propone un sostanzioso adeguamento del contratto pur di trattenerlo a Firenze. Poi, l'ultimatum: viene inviata una raccomandata al giocatore per invitarlo a presentarsi in ritiro ma il suo agente, l’avvocato Ramy Abbas, dichiara che l'egiziano non resterà alla Fiorentina, bensì si trasferirà in un altro club italiano. Salah e il suo entourage si fanno forza di un cavillo decisivo: una scrittura privata voluta dal calciatore al momento della firma con la Fiorentina, che consente di rifiutare il prolungamento con la Fiorentina. Della Valle, furioso, invia una lettera di diffida all’Inter, rea di aver contattato un giocatore sotto contratto, con il consigliere viola Panerai che su Twitter rincara così la dose: “Non si può tollerare che le firme e i regolamenti valgano meno di zero. Platini sa che l'Inter è fuori dalla legge del fair play, per Salah e gli altri acquisti milionari. L'Inter ci provò già con Toni (nel 2006, ndr). E' l'occasione per una iniziativa esemplare. Se le società del calcio dovessero rispettare la trasparenza, l’Inter sarebbe già retrocessa”. La risposta dell’Inter non si fa attendere, tramite un duro comunicato apparso sul sito ufficiale cui fanno eco le parole dell'allora DG Fassone che precisa: "la vicenda Salah ci ha visti solo alla finestra, non siamo coinvolti e non siamo mai stati scorretti". In Corso Vittorio Emanuele, però, non c'è alcuna voglia di rischiare conseguenze (come il possibile stop del giocatore a stagione in corso) o coinvolgimenti anche indiretti in un eventuale percorso legale dalla Fiorentina, così l'Inter rinuncia a Salah proprio quando il cartellino del giocatore torna di proprietà del Chelsea e spunta la Roma di Sabatini e Rudi Garcia che se lo assicura in prestito con obbligo di riscatto per una cifra complessiva intorno ai 20 milioni. L'Inter invece è costretta a virare su profili inferiori come i talentuosi ma eternamente indolenti (specialità della casa, viste le recenti prestazioni) Stevan Jovetic, ai margini del City, e Adem Ljajic, prestato sul gong di fine mercato proprio dalla Roma e che Ausilio inseguiva da tempo. I nerazzurri di Mancini, primi in classifica fino all'ultima giornata del girone d'andata, scivoleranno lentamente al quarto posto e fuori dalle posizioni valide per la qualificazione in Champions, complici un 4-3-3 monco che oltre a Perisic era privo di un secondo esterno di ruolo al punto da dover ruotare a turno Jovetic, Ljajic e Biabiany con risultati modesti, e il superbo girone di ritorno della Roma di Spalletti, che subentrato a Garcia si affida proprio a Salah per completare la rimonta ai danni dell'Inter. Oltre al danno la beffa: la Fiorentina, che aveva inviato un reclamo alla FIFA contro il giocatore per rottura del contratto senza giusta causa e contro il Chelsea per induzione alla suddetta rottura, chiedeva il pagamento di 32 milioni di euro con annesse sanzioni per il Chelsea e per Salah, richiesta respinta dalla FIFA. La Fiorentina ha fatto appello al TAS di Losanna che ha confermato la decisione della FIFA. Un grosso buco nell'acqua quindi, per una vicenda che ha spaventato un'Inter che poteva vantare una corsia preferenziale in sede di trattativa con Mourinho, e che invece si è dimostrata anche in quell'occasione società debole. L'incompetenza della dirigenza ha fatto il resto, credendo di poter sopperire alla mancanza di un esterno come Salah sperando nella rivitalizzazione di uno Jovetic fuori ruolo e reduce da 2 anni fallimentari dal punto di vista tecnico e fisico al City.

Così, quando si pensa a un'Inter in perenne difficoltà e che fatica a mandare a rete calciatori diversi da Icardi e conseguentemente a ottenere anche solo una qualificazione in Champions a ben 6 anni dall'ultima partecipazione, la mente non può non tornare alla vicenda Salah di quell'estate 2015: una delle tante sliding doors che hanno caratterizzato in negativo il cammino recente dell'Inter. Perché con una coppia Salah-Icardi, l'Inter oggi avrebbe collezionato qualche amarezza in meno e un campione in più.