Come tutte le favole che si rispettino, anche questa inizia con C'era una volta... Ebbene sì, perché c'era una volta l'Atalanta, una squadra italiana che negli ultimi anni sfiorava la parte bassa della classifica. La nostra storia inizia in un giorno di maggio del 2017 quando, contro ogni previsione, la DEA (così viene soprannominata l'Atalanta) rivelazione del campionato si piazza al quarto posto avendo così diritto di accedere all'Europa League. Se la nostra storia finisse qui, questo potrebbe essere sicuramente considerato un lieto fine per un team che, due anni prima, aveva chiuso la stagione diciassettesima, subito sopra la zona retrocessione. Invece no, sarebbe stato troppo semplice. Non poteva e non doveva finire così. Perché la DEA quell'Europa League se l'è andata a giocare e, sollecitando la coscienza comune, si è trascinata dietro tutto il popolo italiano.

Già, un popolo a cui piace sognare, credendo che qualche volta nella vita non debba essere il più forte a vincere. Le stesse persone che qualche anno prima esultavano alla favola del grande Leicester di mister Ranieri da quasi retrocessa a campione d'Inghilterra, adesso speravano si riproponesse la parabola di Davide contro Golia. Quello che è avvenuto lo sappiamo tutti. Dopo essere stati beffata all'andata con una rete negli ultimi minuti, la DEA si è giocata il ritorno in modo magistrale arrivando sempre ad un passo dal chiudere definitivamente la partita contro un Borussia  Dortmund che esce vittorioso nel computo dei goal, ma che tira un forte sospiro di sollievo e ringrazia anche un pizzico di fortuna. Lo so, non è il lieto fine che ci si aspettava, ma questo "insuccesso" ha un sapore quasi dolce. Perché quando vai in campo e dai tutto te stesso per i tuoi compagni, il tuo club ed i tuoi sostenitori, al di là del risultato, quella partita l'hai vinta.