Si dice che i grandi giocatori raramente diventano grandi allenatori. Uno degli esempi più eloquenti che possiamo citare è Diego Armando Maradona, giocatore immenso, tra i migliori di sempre, secondo molti il migliore di tutti i tempi, eppure il pibe de Oro, così lo chiamano, come allenatore ha sempre steccato. Possiamo ricordare esperienze poco felici sulla panchina della Nazionale Argentina e sulla panchina di club arabi, tuttavia esistono grandi allenatori che non sono stati grandi giocatori, alcuni non hanno mai fatto i giocatori come Andre' Villas Boas, alcuni hanno avuto una carriera da calciatore modesta e mediocre per non dire scarsa come José Mourinho e Arrigo Sacchi, che però eccellono e hanno eccelso come allenatori. Tuttavia, di fronte a questa tesi, ovvero che i grandi giocatori raramente diventano grandi allenatori, esistono delle eccezioni che confermano la regola. Questa eccezione corrisponde al nome di Josep Guardiola detto Pep. Josep Guardiola i Sala, noto a tutti come Pep Guardiola nasce a Santpedor, in Spagna il 18 Gennaio 1971. È stato un grande giocatore, centrocampista centrale, in grado di dare ordine e geometria al centrocampo, capace di dettare il passaggio, bravo sia nella fase di interdizione e sia nella fase di impostazione e bravo anche nella fase offensiva. Era un giocatore dotato di grande personalità, preciso nel passaggio, non cercava la giocata sensazionale, ma era molto pratico e concreto, il classico allenatore in campo. E allenatore poi lo è diventato, un signor allenatore, un top Coach, il King degli Special One, molto più special One lui che José Mourinho. Ma torniamo un attimo alla sua carriera da calciatore. È cresciuto nelle giovanili del Barcellona e nella sua carriera ha militato nel Barcellona, Brescia, Roma, Al Ahly Doha e Dorados e da calciatore ha vinto sei campionati spagnoli, due Coppe di Spagna, quattro Supercoppe Spagnole, una Champions League, una Supercoppa Uefa e una Coppa delle Coppe, tutte con il Barcellona, mentre con la Nazionale Spagnola ha vinto un Oro Olimpico. Come allenatore si forma nel Barcellona, allenando il Barcellona B, poi passa alla prima squadra del Barcellona e dal 2008 al 2012 con il club blaugrana in panchina vince in tutto tre campionati spagnoli, due coppe nazionali, tre Supercoppe Spagnole, due Champions League, due Supercoppe Europee e due Mondiali per club. Il suo calcio è un calcio spumeggiante, porto' alla ribalta il Tiki Taka, fatto di palla a terra, movimento senza palla e possesso palla, risultando così, il suo Barcellona, una delle squadre più spettacolari e vincenti di sempre. Predilige un calcio offensivo, spesso si è affidato al 4/3/3, 4/3/1/2 e utilizzava il falso nueve, ma si sa adattare in base ai giocatori che ha a disposizione. Dopo l'esperienza al Barcellona, nonostante le richieste di tanti top club mondiali, compreso il Milan, per la quale Berlusconi si prese una cotta calcistica per Pep Guardiola e per il suo calcio, decide di concedersi un anno sabbatico. Nel 2013 decide di ripartire dalla Germania e dal Bayern Monaco e anche qui ottiene ottimi risultati vincendo una Supercoppa europea, un Mondiale per club, tre campionati tedeschi e due coppe di Germania, dimostrando di essere un tecnico poliedrico capace di rinnovarsi e di saper vincere anche in altri contesti e capace anche di adattarsi ad altre culture, ad altri giocatori e ad un'altra mentalità e stile di vita. Dal 2016 è in Inghilterra, al Manchester City, sicuro che anche qui saprà togliersi delle belle soddisfazioni. Ma qual'è il segreto di Guardiola? Guardiola ha una grande personalità, pretende rispetto e professionalità. Ci sono delle regole che lui fa rispettare ai suoi giocatori, sul cibo, sulla dieta e sui comportamenti sia in campo che fuori e anche sui social. Spesso delle volte, se non quasi sempre, eccezione fatta per Ibrahimovic e Yaya' Toure, riesce a farsi rispettare dai suoi giocatori e a farsi volere bene, nonostante si possa considerare un sergente di ferro. Per lui conta anche il lato umano, non basta essere bravo a giocare a calcio. È un mix caratterialmente tra Fabio Capello e Carlo Ancelotti. Fabio Capello si può considerare un sergente di ferro più severo di Guardiola, mentre Carlo Ancelotti è considerato da tutti un "buono", non alza la voce, o meglio raramente lo fa, eppure riesce ad ottenere dai suoi giocatori rispetto e a farsi seguire, come riesce a fare Pep Guardiola. Per quanto riguarda il gioco che fa esprimere alle sue squadre, Guardiola è unico, il King degli Special One, uno dei migliori Coach di sempre, non può essere paragonato a nessuno, Guardiola assomiglia a Guardiola. È unico.