C'è un Milan di forma che appare, e un Milan di sostanza che invece è.
A 48 ore dalla fine del calciomercato, essere e apparire non sono mai stati così agli antipodi.

Milano, come il Piave, mormora. E allora c'è chi, tra i tifosi, non nasconde un minimo di inquietudine, vuoi per una rosa ancora lunga ma incompleta, vuoi ancora per le cessioni difficili, vuoi ancora perché il modulo non si sa bene quale sia.
E poi: "Montella non arriva a mangiarsi il panettone", "abbiamo un attacco peggiore dell'anno scorso", "l'anno prossimo, senza Champions, svenderemo tutti, e ripartiremo da 0". E c'è chi, dall'altro lato, invece, ostenta una pseudo ma matura tranquillità: "siamo all'inizio", "i giocatori sono quasi tutti nuovi", "l'amalgama è - di conseguenza - da trovare".
Tuttavia, alla prima schiera di pessimisti se vogliamo cronici (tra cui mi inserisco, in parte, e per le ragioni di cui a breve) non si può biasimare questa preoccupazione costante, lieve, ma persistente, data dall'evidenza nonché esistenza di un mercato prima della tournée cinese, in cui si arrivava a "passare alle cose formali" in media due volte a settimana, e di uno dopo la tournée cinese, in cui invece "si è perso il ritmo per questo genere di cose", sempre citando Marco Fassone.
A un'euforia iniziale, la quale magari ha portato a qualche acquisto frettoloso che col senno di poi non si sarebbe effettuato, si è opposta - e forse anche in seno alla dirigenza stessa - un minimo di indecisione. Confusione. Paura.

Dubbi - Se Musacchio e Rodriguez si sono rivelati colpi importanti, presi anche relativamente a poco, al pari di Conti e Kessié, ad oggi (seppur alla seconda giornata), qualche altro colpo lascia un po' quella sensazione di sbandamento: Borini a 1 + 5 milioni non è da buttare, contando che dovrebbe (sottolineo dovrebbe) essere una riserva; André Silva ha mezzi importanti, ma ha bisogno di tempo, forse troppo; Cahlanoglu a 22 milioni è quasi un affare, non fosse altro che in questo modulo non ci sta proprio e fisicamente è ancora indietro; Donnarumma senior è servito per trattenere Gigio; Kalinic (ultimo in ordine di tempo, e unico acquisto post tournée) pagato complessivamente 25, è sì funzionale, ma non certo l'uomo che fa sognare i tifosi.
Bonucci dal canto suo è stata la ciliegina sulla torta di un mercato dispendioso (42 milioni in tre esercizi), ma porta anche lui con sé incognite tattiche altrettanto importanti: dietro si gioca a 4 o a 3? Un regista come Biglia, per finire, serviva come il pane, ma forse per via della sua storia clinica, età e situazione contrattuale, poteva essere preso a meno. Ecco che allora ogni acquisto - o quasi - presenta quell'alone di "ok, però...".

Fassone e Mirabelli, proprio in Cina, avevano fatto capire che sul mercato si sarebbe tornati con veemenza: mezzala e punta i ruoli da rinforzare, con Niang che sembrava avesse convinto Montella. Da Renato Sanches a Dendoncker, passando per i grandi nomi (ai quali più o meno si è creduto) come Aubameyang, Belotti, Diego Costa, addirittura Cavani.
Difficile qualcosa del genere possa accadere. E questo in entrambi i ruoli di cui sopra, nonché in quello di esterno, con la situazione di Niang di colpo cambiata: ragazzo sul mercato, e tutte le difficoltà del mondo nel liberarsene (agente compreso).
La Cina, quindi, crocevia di un mercato inizialmente e potenzialmente da 9, ma che resta, a pochi giorni dalla conclusione dello stesso, un mercato da 6.5, difficilmente migliorabile a poche ore dalla conclusione. La rosa vanta ad oggi circa 30 giocatori, di cui molti esuberi. Causa gestioni insensate degli ultimi anni, siamo bloccati sul fronte uscite. Per non cedere (giustamente) a ricatti, tantomeno svendere/regalare giocatori, ci siamo ridotti all'ultimo: Paletta andrà alla Lazio per 2.5 mln, Sosa (si spera) andrà in Turchia per una cifra intorno ai 4 mln, e restano sul groppo giocatori come Gabriel, Vergara, Mauri, e lo stesso Niang. Ha pagato come scelta?

Incompleti? - Senza voler sminuire il lavoro fatto da Fassone e Mirabelli, il cui obiettivo era ridare una rosa intera in mano a Montella, nonché cercare di scacciare via da Milanello la depressione figlia degli ultimi anni di disinteresse Berlusconiano, se passiamo al setaccio la rosa attualmente a disposizione, oltre agli esuberi suddetti, si notano almeno un paio di mancanze: ad oggi non abbiamo una mezzala che dia il cambio a Kessié (la Fiorentina ha preso Benassi a 10 mln, tanto per fare un esempio), considerando che Montolivo la può si fare ma non ha la gamba giusta, mentre Locatelli sembra ancora acerbo; né un'ala titolare (Keita si è accasato al Monaco), considerando Niang come un separato in casa; né una punta che spacchi il campionato, come altre nostre rivali hanno (senza nulla togliere alle potenzialità di Patrick e André). Insomma, al netto delle cessioni ancora da effettuare, dovesse chiudersi così il mercato (ipotesi ormai non più tanto peregrina), mister Montella dovrà capire bene come gestire le risorse a sua disposizione, in attesa di gennaio in cui già si sapra dove e cosa saremo, tanto in campionato, quanto in EL.

Cosa può accadere in queste ore? - Difficile che tutte le lacune di cui sopra possano essere colmate, vuoi anche solo per una questione di tempi tecnici. Volendo essere ottimisti, dovremmo ricavare 2.5 dalle cessioni di Paletta, 4 da quella di Sosa, 15 (ormai) da quella di Niang (ad oggi, difficile). Nulla dai vari Mauri, Gabriel e Vergara, sperando che vadano altrove. In mezzo, Sanches sembra a un passo dal Liverpool; Dendoncker - al pari di altri colpi di prospettiva anche da campionati minori - è impossibile a due giorni dalla fine; nel mercato italiano difficile trovare un Pellegrini disponibile, per intenderci. Le uniche mosse possibili, in tal senso, portano a Parigi e Barcellona, dove Rafinha potrebbe risolvere (incognita fisica a parte) molti dei nostri problemi vista la sua duttilità tattica. Sempre a Barcellona e Parigi si può guardare anche per il ruolo di ala: nel primo caso, con un clamoroso ritorno di Deulofeu, nuovamente chiuso dalla concorrenza (operazione da fare alla Galliani, alle ore 22 del 31); nel secondo, andando a pescare (chiedendo magari una collaborazione del Psg stesso) dalla batteria di esterni foltissima degli uomini di Emery, con Lucas e Draxler su tutti non puù così certi del posto. Oppure El Ghazi quale vecchio pallino, low cost e di Mendes.
Ma è tutto molto difficile, in quanto davvero c'è poco tempo, e tutto dipende ancora una volta da Niang (oggi incontro con i dirigenti della Lazio).

Come giocare? - La domanda che ci si è posti sin dall'arrivo clamoroso di Bonucci è - appunto - "come giocare?" Il difensore della Nazionale a tre ha giocato tutta l'ultima parte della sua avventura alla Juventus, con Conte sempre, e con Allegri in corso d'opera. Qui al Milan avrebbe non Barzagli e Chiellini, bensì Musacchio e Romagnoli, con Zapata e Gomez prime alternative (almeno qui siamo coperti). E a 3 sicuramente renderebbero meglio anche Conti e Rodriguez, a quel punto sgravati da compiti difensivi e solo concentrati ad offendere. Kessié e Biglia in mediana, Suso e Bonaventura o Cahla al servizio della punta (ne abbiamo 3), o un trequartista dietro alle due punte. Con la difesa a 4, come fin qui abbiam sempre giocato, il ruolo della mezzala diventa cruciale: Cahla risulta lì essere fuoriruolo, e Bonaventura deve recuperare. E poi ci sarebbe l'incognita ala mancina, con Borini che lotta e corre per 3, ma non può essere titolare in una squadra che ha investito tanto.

Le domande, i timori e le preoccupazioni sono leciti, ma è pur vero che siamo ancora alle battute iniziali.
48 ore e sapremo con quale capitale umano dover e poter costruire una stagione cruciale per lenire le ansie del milanismo. Poteva essere fatto meglio? Poteva esser fatto prima (continuando il lavoro pre-Cina)? Si poteva spendere - e vendere - com più efficacia e efficienza?
Ai posteri l'ardua sentenza.