L'Hoffenheim ha dato due sberle al Bayern di Carletto, lo stesso Hoffenheim che aveva perso contro il Liverpool nei preliminari di Champions poco tempo fa.
Reds che a loro volta ne han presi cinque dal City di Guardiola, sabato a ora di pranzo. Il Monaco, spostandoci in Francia, sempre sabato è crollato sotto i colpi (4 anche loro) del Nizza di Balotelli. 
E tutto questo è successo solo nel weekend appena trascorso. Non abbiamo avuto bisogno di tornare troppo indietro nel tempo: di casi come questi ce ne sono milioni, non avrebbe alcun senso. That's football, folks! facciamocene una ragione. E il calcio, ahinoi, è bello proprio per questo. Insomma, non disperiamo. Si può sempre imparare.

Come far sì che questo weekend non diventi tragica routine? Una certa preoccupazione la si era già vista nella partita casalinga contro il Cagliari dove, francamente, si è vinto perché di fronte c'era proprio il Cagliari... con altre squadre più attrezzate, non mentiamo a noi stessi, staremmo parlando di un Milan a 4 punti, se non di meno.
Ecco che allora si chiede a Montella di spingere sull'acceleratore, di non difendere sempre a spada tratta i propri giocatori, di assumersi talvolta le colpe quando evidenti (ieri non sfugge a questa casistica) e di essere furiosi in conferenza post partita - se necessario... e ieri lo era - di non sorridere, insomma, sempre e comunque.
Perché se è vero, come il 'vate di Fusignano' insegna, che "il calcio è la cosa più importante tra le meno importanti", è anche vero che non c'è nulla da ridere o nulla di cui essere soddisfatti. Né, ancora, alibi: sia Montella che Mirabelli hanno affermato che la squadra prima o poi giocherà a tre dietro e forse con due davanti... sì, ma quando? Austria Vienna giovedì, poi Udinese e Spal possono essere occasioni giuste per provare un qualcosa su cui si doveva lavorare e a tamburo battente sin da luglio, esattamente dall'arrivo di Bonucci.

Analisi a mente fredda della partita - Ci vuole impegno (molto impegno) per trovare un qualcosa di positivo nel pomeriggio romano. Molto più impegno di quanto visto in campo da parte dei nostri. Sappiamo in fondo che è non solo meglio che sia successo adesso, in fase di rodaggio, in un post-nazionali, quando la classifica è corta e conta meno di 0, con 3-4 riserve in campo piuttosto che col nostro ipotetico "abito da sera", ma anche che 4 schiaffi (da parte di una squadra che non è nemmeno parsa spingere più di tanto sull’acceleratore) sono meglio di 2, i quali (si spera) faranno capire a ragazzi e allenatore che serve qualcosa di totalmente diverso.
Bonucci parla di "diventare squadra", vero, ma nel senso lato e ampio del termine. Serve tranquilità, solidità, servono certezze negli uomini e nel modulo. 
Per quanto riguarda gli aspetti negativi, errori di formazione di cui sopra a parte, non si sa davvero da dove cominciare. 
Cambiando gli addendi, il risultato non cambia: con questo modulo, o almeno ieri pomeriggio, Bonucci ricorda Paletta, Rodriguez De Sciglio; Biglia, dopo un buon inizio, ha assunto le sembianze di Sosa, tant'è che i laziali dopo una certa han perso anche la convinzione nel fischiarlo, Kessié quelle di Muntari. In avanti, poi, Cutrone è stato lasciato solo; Borini è parso inadeguato, Suso sulle gambe e prevedibile in ogni giocata, salvo svegliarsi un minimo sullo 0-4. 

Montella: si o no? - Un po' come su Roma e su tutta l'Italia, si stanno già levando cupe nubi sulla testa dell’allenatore, che per questo match ha colpe evidenti. Tuttavia, i sostenitori del caro e vecchio “in campo però ci vanno i giocatori”, non hanno così torto neanche loro. L’impressione a freddo è che sia la squadra, che il tecnico, siano un po' "fanciulleschi", immaturi e debbano crescere insieme.

Diventare squadra, appunto. Ma c'è davvero il tempo di farlo? Non si poteva lavorarci da luglio? Non può piovere per sempre, vero... ma il cielo azzurro sembra purtroppo abbastanza lontano. Vienna e Milano (contro Spal e Udinese) per capire chi siamo.