Ricordo, con intermittente gioia, le calde giornate di fine estate, quelle che lentamente e altrettanto aridamente mi conducevano verso il termine del mese di agosto, periodo clou per quel che riguarda l'allestimento delle rose, specialmente per quelle squadre che avevano in mente di correre per tutti (o quasi) gli obiettivi stagionali.

Nella mente ho il susseguirsi di notizie, positive e spiacevoli, per chi, come me, ha il sangue monocromatico. Ho dovuto affrontare il periodo dell'inaspettato e doloroso addio di Bonucci, quello meno sentito, ma comunque pesante, di Dani Alves, però ho bilanciato il tutto con degli arrivi fenomenali, come quelli di Douglas Costa e Bernardeschi. Inoltre son stato combattuto, lo ammetto, per via di De Sciglio e anche di Szczesny, non tanto per le doti del polacco quanto per l'annunciato addio di Gigi Buffon. Ma questa è un'altra storia.

Si sudava in ritiro e molto di più faticavano i nuovi innesti, i quali, tra comprensione della lingua e dei dettami tattici della squadra da poco sposata, vedevano il loro compito più arduo rispetto a quanto preventivato. In tutto ciò c'era anche chi, per lavoro e forse anche per piacere, era preposto nel fornire i propri, autorevoli giudizi riguardo le campagne acquisti delle società operanti nella massima serie italiana.

Oddio, sinceramente non ero felicissimo per la campagna acquisti operata da Marotta, specialmente perchè intravedevo degli obiettivi sfumare (Cancelo in primis) e perchè notavo carenze oggettive sulle fasce. La mia opinione lascia sempre il tempo che trova, tuttavia mai mi sarei aspettato una valutazione così severa proveniente da chi, al contrario rispetto a me, col giornalismo ci campa.

Quel 5 in pagella mi si è stampato in fronte. Ma come? Sì, hai perso Bonucci e Dani Alves, però hai qualitativamente e quantitativamente rinforzato una squadra che, nella stagione precedente, vedeva come prime alternative ai titolari Lemina, Rincon e Sturaro. Inoltre, quello che si andava a giudicare, era il club detentore del titolo di Campione d'Italia per sei volte consecutive e che, ahimè, aveva appena perso l'ennesima finale di Champions.

"Boh, mi sarò perso qualcosa per strada evidentemente", era quello che mi chiedevo ai tempi. I miei dubbi aumentavano specialmente osservando quelli che erano invece i commenti riguardo le altre squadre che ambivano al titolo, in modo particolare il Napoli. 

Tutto si può dire, tranne che i partenopei abbiano condotto un mercato esemplare in estate; buon per loro aver riconfermato in toto la rosa (già corta di per sè), ma da qui ad esaltarne l'operato dei vari ADL e Giuntoli ce ne passa. "Ma Milik si riprenderà totalmente dopo il grave infortunio? Chi hanno preso per dar fiato a quei tre davanti? Ounas? E chi è?", erano le mie solite domande, ma che ovviamente lasciano il tempo che trovano come sempre. E mi convincevo del mio scarso metro di giudizio anche osservando gli elogi a scena aperta di quasi tutti gli insiders.

Sono passati cinque mesi da quel caldo agosto, periodo in cui le teste ribolliscono e l'afa ingolfa i pensieri anche dei più acuti. Adesso fa freddo, la mente è più lucida e le valutazioni possono esser date con più serenità ad obiettività, anche seguendo ciò che accade in questo travagliato (per qualcuno) mercato cosiddetto di riparazione. 

La Juve ha dovuto aver a che fare con svariati infortuni, cali di forma devastanti e calciatori mai del tutto ripresi dagli infortuni passati; ve ne siete accorti? Io sinceramente no. Sotto di un punto dalla capolista, in corsa per la Champions e per la Coppa Italia, con Marotta negli studi di Sky a chiacchierare e Paratici probabilmente ad ascoltarlo di fronte alla TV. Non ansia, non frenesia, non corsa dietro nessuno: in una parola, programmazione.

Basta volgere lo sguardo di poco invece per ammirare il contrario di quello che ho appena detto: corsa contro il tempo, rifiuti clamorosi, trattative aperte a raffica e tanti punti interrogativi. Chiaramente sto parlando del Napoli, che si trova sì in cima alla classifica, ma che è già stato eliminato dalla Champions (4 sconfitte in 6 gare) e dalla Coppa Italia e si trova ad affrontare gli enigmi che attanagliano la società di De Laurentiis da immemore tempo: la panchina corta.

Il gioco espresso dagli uomini di Sarri è magnifico eh, non sarò certo io a screditare il suo lavoro, tuttavia, dopo una partenza sprint, quegli 11 spremuti come limoni iniziano a dar segni di cedimento. E' vero, Milik è stato sfortunato, ma non era ipotizzabile una non completa ripresa dall'infortunio precedente? Ounas non si è fatto ancora apprezzare, ma che vi aspettavate da un ragazzo catapultato dalla Francia alla panca campana?

Urgono rinforzi, si suoni la carica. Via, dunque, con direzione Milano, sede per eccellenza del calciomercato. "Prendiamo Verdi, è un campione, è quello che ci serve", tuonavano prima di intravedere titubanza nel ragazzo, timoroso di passare i restanti mesi della stagione accomodato forse proprio accanto ad Ounas. Come dargli torto?

"Verdi è un brocco, chi si crede di essere Maradona?", giusto! Gira la ruota, andiamo da Deulofeu! Macchè, con l'infortunio di Dembele il Barça ha praticamente chiuso le porte al suo trasferimento. Aspetta aspetta, c'è uno che al PSG non gioca: Lucas Moura. Ma chi glielo paga lo stipendio?

Niente paura dai, altro giro di valzer e si ritorna a pescare in Italia: giovane, estroso, dal cartellino non troppo costoso e dallo stipendio contenuto. "Trovato!", esclamarono puntando Politano. Nulla da fare anche stavolta, il Sassuolo fa muro. 

E mentre gli addetti al mercato azzurro prendevano l'aereo per tentar di convincere Younes dell'Ajax (vicino all'accordo con lo Swansea), iniziava già la gara per dare la colpa a qualcun altro per i propri errori di valutazione. Quale il target prescelto, se non la Juve?

Certo, in quanto la compagine torinese "opera con prepotenza sul mercato" ed è inoltre rea di bloccare ed influenzare tutti i giovani italiani, promettendo loro laute ricompense, castelli, forzieri d'oro e gloria eterna in caso di rifiuto nei confronti del Napoli. La commedia dell'assurdo, le ragioni di chi, in maniera ridicola, non riesce ad ammettere di aver sbagliato.

Ce ne faremo una ragione, tra i resti di un panettone ed un pandoro da gustare osservando questo bel teatrino. Che lo spettacolo continui, non vedo l'ora di scoprire cosa ci riserverà il secondo atto.