Nel calcio le doti tecniche non bastano, almeno ad alti livelli. Per assurdo, non è del tutto impossibile trovare calciatori con doti tecniche non eccelse che incidono e vincono più trofei di calciatori qualitativamente superiori; in una grande squadra, infatti, occorre come prima cosa avere la “spina dorsale” idonea per potersi sobbarcare il peso delle responsabilità di vestire certi colori, poi entra in campo la tecnica e lì si hanno i calciatori più forti, ma anche la prima caratteristica è fondamentale.

La Juventus si è sempre contraddistinta per l’osservare in un calciatore non solo le doti tecniche, ma anche le qualità caratteriali: parlando degli ultimi anni, basta guardare ai vari Tevez, Evra, Khedira, Mandzukic per accorgersi che calciatori già affermati all’estero sono riusciti a incidere anche in una realtà come quella bianconera proprio per le loro qualità umane; calandosi con l’entusiasmo di un ventenne in un mondo per loro nuovo, senza la presunzione di voler imporre il proprio modo di pensare ma mettendo semplicemente a disposizione la propria esperienza: grandi uomini, prima che grandi calciatori, che sono certo rimarranno nel cuore dei tifosi a lungo. Su questa scia sono sicuro si assesterà anche Matuidi, lavoratore instancabile e silenzioso che ha già fatto innamorare di se’ tutto l’ambiente bianconero.

Da tifoso, non posso negare di essere rimasto leggermente deluso dalla risposta che alcuni elementi stanno dando dentro il gruppo bianconero, soprattutto perché non più novizi e ormai vicini al terzo anno a Torino. Sto parlando di Alex Sandro e di Dybala.

Il primo è stato, durante l’ultima sessione di mercato, costantemente al centro di voci che lo volevano super corteggiato dal Chelsea di Antonio Conte, pronto a sbilanciarsi con offerte irresistibili; a mettere fine alle voci di un suo trasferimento le parole di Marotta che, negli ultimi giorni di mercato, ha detto che non si sarebbe seduto a nessun tavolo dopo aver constatato la volontà ferrea di Alex Sandro di restare bianconero.

Tuttavia, al momento, le prestazioni di Alex Sandro sono state al di sotto delle aspettative: il terzino verdeoro si sta mostrando lontano parente del calciatore che tutti abbiamo imparato ad apprezzare; spesso molle e distratto, è stato a più riprese pungolato da Allegri sia in conferenza stampa che in campo, con vere e proprie sfuriate del tecnico livornese nei suoi confronti. Il mio timore è che il ragazzo possa ancora essere distratto dalle voci che ancora, nonostante le parole molto ferme di Marotta, circolano sul suo conto; il tutto magari amplificato da un ritocco di contratto più volte menzionato dalla stampa ma non ancora concretizzatosi. Staremo a vedere come evolve la situazione.

Chi invece un rinnovo, anche corposo, lo ha già avuto è Paulo Dybala: la Joya, al suo terzo anno in bianconero, è stato insignito in estate della maglia numero dieci: segno tangibile di cosa il ragazzo di Cordoba rappresenta per la società e, allo stesso tempo, certificato delle responsabilità che lo stesso deve portare per rispetto di chi prima di lui ha vestito questa maglia. Al netto di un inizio di campionato molto importante, con gol a grappoli e prestazioni convincenti, abbiamo assistito nell’ultimo periodo ad una leggera flessione. Più che normale, se si pensa all’età del ragazzo e al ritmo di partite che la Juventus è stata costretta a tenere in questo ultimo periodo; tuttavia l’impressione è che, nella difficoltà, Dybala insista nel volersi isolare alla ricerca della giocata individuale piuttosto che mettersi comunque a servizio della sua squadra. Prediligendo giocate difficili e dimenticandosi spesso di servire i suoi compagni meglio posizionati in campo, atteggiamento che aveva tenuto anche nel momento di flessione durante la passata stagione.
Ma a cosa che più mi allarma è l’atteggiamento tenuto da Dybala all’atto delle sostituzioni: reazioni quasi isteriche che, dalla partita contro il Sassuolo della passata stagione, si riversano contro l’allenatore; in questa stagione abbiamo già assistito all’insulto di Udine rivolto verso Allegri e all’uscita lenta e indolente, in un momento della gara in cui bisognava spingere sull’accelleratore, di Lisbona con tanto di lancio di parastinchi una volta accomodatosi in panchina.

Alla Juventus non c’è posto per questi gesti infantili e mi auguro che la società, da adesso, inizi ad usare il bastone per queste reazioni: non è infatti ammissibile che un calciatore, a maggior ragione se uno dei più importanti e pagati in rosa, si lasci andare a reazioni che non fanno altro che danneggiare il collettivo con gesti di un egoismo sfrenato.
A Dybala consiglierei di andarsi a vedere quante volte nella loro carriera gente come Ronaldo e Messi si è lamentata per un cambio: a 23 anni ne deve ancora fare di gavetta, per non usare termini meno nobili, per potersi permettere reazioni di questo tipo; e se proprio non avesse voglia di andarsi a vedere altri calciatori, guardi dentro la sua squadra e si renda conto di come un leader come Marchisio stia accettando le ripetute panchine, già dalla passata stagione. Rifletta Dybala e non si faccia influenzare da chi, come al solito sbagliando, a settembre lo aveva affiancato a Messi.

Per concludere vorrei ribadire un concetto: per essere da Juventus non basta essere calciatori bravi tecnicamente.
C’è un codice etico/comportamentale/caratteriale da rispettare, chi si estranea da questo tipo di condotta si autoesclude dal progetto. Dybala e Alex Sandro dimostrino quindi di essere da Juventus sotto tutti i punti di vista, a partire da quello caratteriale.