L’estate si è chiusa con una vittoria meritata, alquanto noiosa, da squadra che sa di poter essere grande. E mentre un po' più a sud il Napoli vendicava l'1-4 subito per mano della Lazio con la stessa moneta, e regalando come sempre spettacolo, un po' più a Nord, a Milano, vi era un Milan minimalista, essenziale, attento, rigoroso (un rigore per tempo), mai fuori dalla partita: Rodriguez prima (sempre più a suo agio nel ruolo, e in entrambe le fasi), Kessié poi, forse il migliore stasera. Poche energie sprecate, e buonumore in cascina.

La partita - Stesso Milan di Vienna negli 11 titolari quello che contro la Spal si è permesso il lusso di sudare poco, pur tuttavia di brillare anche poco, più in un "allenamento provante" che in un test ufficiale. Questo senza nulla togliere ai ferraresi, delle neopromosse senz'altro la migliore, avversario sì esile ma che sembra sapere quello che fa e dove si trova. Se avessi un penny, lo punterei sulla salvezza degli "spallini", rimanga inter nos.
Tornando alla partita, il 2 a 0 finale, di rigore, è tutto sommato giusto anche nella entità. Erano - e sono - queste le classiche partite "scivolose", da vincere obbligatoriamente, cosa che specie negli ultimissimi anni non era scontata. Diventa drammaticamente importante - e bello - portarle a casa, con un distinguo rispetto al girone d'andata dello scorso anno: abbiamo una rosa migliore e facciamo la partita, subendo nulla e faticando poco; abbiamo maggiore coscienza e consapevolezza di quello che si fa, e del come lo facciamo. Torniamo a non prendere gol (neanche questa notizia scontata), il che in una squadra che si sta cercando pesa tantissimo.

I voti - Nessuna prestazione maiuscola, ma tante note positive, in linea con una rosa che Boban definisce "senza fuoriclasse, ma con tanti buoni giocatori". Vero, e per adesso va bene così. L'impressione è che ci sia un Milan con Biglia e un Milan senza Biglia, che speriamo vivamente di vedere il meno possibile in stagione. Bonucci finalmente sembra lui. Kessié è un carro armato. Kalinic e André Silva si sono dimostrati volenterosi nel cercarsi, anche se ancora non in perfetta sintonia (l'impressione è che Cutrone giocherà).
Zapata e Abate attenti e ordinati. Donnarumma spettatore non pagante, anzi, pagato (e bene).

E' un Milan ancora work in progress, nessuno si aspetta ancora un gioco dell'altro mondo, specie quando da due partite si è scelto di passare a 3 in difesa. Però bisogna ammettere che si sono visti più rigori che tiri in porta. Certo, l'avversario ha prestato il fianco a un possesso sornione e accademico, non dando molte motivazioni. Ma le motivazioni vanno trovate col - e nel - lavoro, costante e quotidiano, e che Montella vede ogni giorno mentre a noi sembra ancora sfuggire. La "manovra" - se così possiamo definirla - è parsa nebulosa, specie dalla trequarti in su, dove Calhanoglu, il primo tempo in mocassini(più a terra che in piedi), ha mostrato all'Italia intera il suo peggior difetto: l'essere una montagna russa di prestazioni. E poi, ancora, l'incertezza sul modulo e soprattutto sugli interpreti là davanti, arma a doppio taglio lì dove puoi far male con l'imprevedibilità, ma dove questa latita, è lì che spari a salve. E non sempre hai avversari che ti stendono in area. Serve tempo (quanto lo capiremo); siamo un cantiere, e il palazzo che ne verrà fuori speriamo sia resistente (forse sono solo le ansie da tifoso che parlano per me). Ultima nota negativa: l’ennesimo nonché stupidissimo cartellino giallo per Romagnoli, forse il più inutile della sua giovane carriera.

Rigoristi - Lo abbiamo detto in tempi non sospetti durante il calciomercato: il Milan adesso ha i battitori, e si regala ovunque soluzioni e alternative nei calci da fermo. E i rigori non fanno eccezione. Montella in particolare vuole tutti pronti, tutti sul pezzo; un gruppo maturo che sappia gestire queste piccolezze (il Psg prenda appunti dopo l'imbarazzante querelle Cavani-Neymar): una volta toccherà a Rodriguez, un'altra a Kessié, un'altra ancora a Biglia, e poi Silva, Calha, Jack, Suso. Nessuno escluso, tutti importanti, ma nessuno indispensabile (o quasi).

Cosa dire nel complesso? A parte la scoppola con la Lazio, è un inizio che il Milan doveva fare, vincendo quelle che sulla carta non poteva non vincere. Che fosse in grado di farlo, con 12 uomini diversi da amalgamare, beh non tutti ci avrebbero scommesso.
L'ambiente sembra aver riacquistato freschezza e scacciato la depressione che albergava da circa un lustro nel triangolo 'via Turati-Aldo Rossi-Milanello'. E il pubblico sembra dare credito a una dirigenza educata, trasparente e laboriosa: 50.000 in media a ogni match sin qui (anche per un’infrasettimanale contro la Spal), e abbonati sui 30.000. Adesso arriva un triplo test che dirà molto: Sampdoria a Genova, poi Roma e derby, con il Rijeka di mezzo. Chi si ferma è perduto.