La regina economicamente indiscussa dei campionati continentali esce male dall'ultimo turno di Champions.
Le truppe di Sua Maestà quest'anno erano partite in massa per la campagna continentale, 5 rappresentanti gonfie di soldi e lustre di pubblicità, titoloni sui giornali. Imbottite di acquisti strabilianti e forse drogate da un mercato irreale simile a quello delle figurine virtuali dei videogiochi.
Sono rimaste in due.
Poche ma buone, si potrebbe dire, visto che il City è comunque indicato da molti come una delle favorite. Sarà così? Finirà con Guardiola che finalmente centrerà il massimo trofeo senza Messi e senza il Barca? Secondo me... nemmeno per sogno.
Aggiungo un'altra domanda, la Premier League è... "allenante" (per utilizzare un termine di moda quando si parla di campionati)?Secondo me... no.

Assolutamente consapevole degli sbertucciamenti che mi toccheranno nel caso (i primi di giugno) che il rosso De Bruyne dovesse ritrovarsi seduto incastrato dentro la Coppa con le grandi orecchie o peggio se Salah la potesse inserire nel suo tesoro di faraone d'Egitto (carica che a quel punto verrebbe rispolverata per lui, senza dubbio), cerco di spiegarmi. 
Una delle caratteristiche del calcio inglese, quella che più mi è sempre piaciuta, è la capacità di non mollare mai, di crederci sempre, con orgoglio e passione. Le due massime espressioni di questo sono state certamente le due finali di UCL vinte dallo UTD a Barcellona e dai Reds a Istanbul. Due risultati pazzeschi e assoluti.
Questa imprevedibilità, questa capacità di sovvertire quello che sembra inevitabile è diventato il marchio di fabbrica della Premier, ma la cosa a mio avviso sta sfuggendo di mano in nome di marketing, diritti tv e vendibilità.

Abbiamo avuto il campionato strabiliante del Leicester, abbiamo ogni sabato e domenica risultati con altalene assurde che ci tengono incollati alla tv, favole di squadrette che costringono al replay squadroni in improbabili coppe di lega che vengono festeggiate come coppe del mondo. Solo che tutto questo si è spostato esclusivamente entro i confini del Regno. Non pare più esportabile. Niente più Gerrard che suona la carica, nessun United roccioso che la vince in due minuti dall'88esimo o che se la gioca con Messi in finale.
Abbiamo il Tottenham che ti fa divertire al sabato pomeriggio ma che va in crisi in 3 minuti per colpa di due terzini nemmeno fenomenali, abbiamo un Manchester inguardabile pieno di giocatori strapagati e obiettivamente non all'altezza, un Chelsea che si è arrabattato senza combinare nulla di speciale al cospetto dei più forti se non una discreta partita all'andata condita però da disattenzioni fatali. Nessun orgoglio, nessuna leggenda. Però ho sentito le interviste e molti allenatori paiono già proiettati alla FA Cup di sabato prossimo... contenti loro.
Il City, beh il City ha perso in casa contro il Basilea la seconda (e inutile come l'altra) partita in UCL di questa stagione. Nulla di grave, a parte la figura, ma quante vincitrici della Coppa hanno perso due partite durante il cammino? I Reds si sono limitati a passeggiare 0-0 . 

In Coppa dei Campioni, dove il calcio è al suo massimo livello, viene richiesta attenzione assoluta. Ogni gol pesa, le rimonte ci sono ma sono frutto di partite a scacchi non di corse forsennate da una parte all'altra del campo o della dabbenaggine di difensori e portieri. Il calcio di Ferguson, per essere chiari, non era certo il calcio inglese di adesso. Quello che più sorprende è che allenatori come Mourinho, alla lunga, forse perchè ormai rigonfi di soldi e fama, sembrano adeguarsi all'andazzo.
In sostanza le squadre inglesi vivono, nel loro campionato, un calcio che fuori non esiste, che non rappresenta l'eccellenza ma che rende un sacco di soldi grazie ad ambiente e vendibilità. Pieno di calciatori che vengono ritenuti campioni avendo vinto poco o nulla o che vedono la loro tripletta contro il vattelapescashire fare il giro del mondo e ingrassare i loro procuratori.
Secondo me questa china è iniziata 5 anni fa, dopo il ritiro di Alex Ferguson e l'ultima coppa vinta dal Chelsea con Di Matteo. Da allora, a fronte di investimenti aumentati esponenzialmente, nessun top team inglese ha mai più saputo giocarsela con gli altri top di riferimento (Bayern, Barca e Real). Ma nemmeno con la Juve ad esempio. Alla fine degli anni novanta fino all'inizio dei duemila i bianconeri erano pieni di campioni ma i campi d'oltremanica erano quasi sempre tabù. Partite durissime. Negli ultimi anni invece ci sono stati quattro confronti: tre vittorie (2 esterne!) e un pari... e con la Serie A sempre sminuita e la Premier colossal...

Anche quest'anno non ci saranno inglesi sul trono d'Europa, probabilmente non ci andranno nemmeno così vicino e forse inizieranno a chiedersi perché.