Caro diario, è arrivato giugno. In ufficio la gente entra lamentandosi del caldo, dei 28 gradi che ti fanno soffrire nemmeno fossimo ad Addis Abeba a Ferragosto; la gente alla posta parla del tempo (e di conseguenza del caldo) e dei cambi stagione già fatti definitivamente; la mia ragazza è in attesa del 2 giugno (domani) per andare al mare vista la giornata libera. E poi ci sono io, che non vivo come la gente normale. Non mi interessano i 28 gradi, non mi interessa il caldo, tanto meno il mare ora, che giugno è arrivato da nemmeno una giornata intera. Ci sono 4 mesi per il mare, che moltiplicati per 4 fanno 16 weekend, 32 giorni, aggiungendoci pure 14 giorni di ferie, meno 2 weekend già inclusi, fanno 42! E oggi, 1 giugno 2017, mi si parla di mare??? La mia ragazza è un'analfabeta dei sentimenti. Non sa che cosa si prova nell'essere juventini di fine maggio/inizio giugno. Ci sono io, che soffro. Prima di andare a letto ascolto la radiocronaca di Repice in Juventus-Barcellona (quella 3-0 e non la finale 2015, perché soffro sì ma non sono masochista). "Quando da bambino inizi a prendere a calci un pallone, lo fai immaginando notti come queste........ a voi tutti che ce l'avete fatta, quei ragazzi che hanno iniziato a correre su un prato verde e quelli che hanno dovuto smettere, chiedono di coronare il loro sogno: portateli a Cardiff". Stacco e ricomincia dall'inizio l'introduzione. Quante volte mi sono addormentato con le cuffie, di solito i Queen, i Linkin Park... ma con Francesco Repice no. Quella è l'apoteosi della follia. Di notte sei da solo, a riflettere con te stesso. Pensi al giorno successivo, pensi a quello che hai fatto durante la giornata. Di solito è così. Di solito, ma non in questi giorni. Alle 2.00 mi ritrovo a controllare le altezze dei calciatori del Real Madrid confrontandole con quelle della Juventus: è finita, sono proprio messo male. Servirebbe uno psicologo ma dove lo trovo il 2 giugno, quando tutti sono al mare? Mi rassegno, durerà ancora un po'. I pensieri che ballano sono tanti, mica il lavoro che mi butterà giù dal letto tra 5 ore e mezza: se segniamo prima ce la portiamo a casa, altrimenti si fa dura. Prendo sono alle 3.00. Presto tutto sommato, proprio perché non ho nemmeno tanto da pensare alla formazione, quella ormai è sicura: "peccato avere solo Cuadrado come arma in più dalla panchina, sperando che si svegli dopo un letargo abbastanza lungo iniziato dopo il ritorno col Barça", penso tra me e me quasi a voler spronare un calciatore col solo pensiero. Mi sveglio, apro un'app calcistica che mi informa: -2 g; 13h e 16m. Beh, come primo pensiero c'è di peggio. Faccio colazione con l'app di calciomercato.com accesa, me ne frego se arriva o meno Keita Balde, voglio sapere qualcosa per sabato... ma sono le 7:30 del mattino e nessuno ha parlato dalle 3 di notte ad ora. So tutto, conosco i nomi degli hotel, i prezzi, dove e cosa mangiare a Cardiff come se dovessi partire la settimana prossima per una vacanza in Galles. So cosa ha detto Zidane, i cavoli privati di CR, quanto guadagna al secondo e come si chiama il pilota d'aereo che porterà la Juve a Cardiff (sperando non sia un bolognese che fa(ceva) il presentatore radiofonico sotto l'angusto nomignolo di "Tosco"). Basta, devo andare a lavoro. Mi rilassa lavorare, piuttosto. Non vedo l'ora. Finisce la mia giornata lavorativa, apro l'app e leggo "Juve: per la finale si ferma..." e già mi vedo morire col cellulare in mano. E' Sturaro, falso allarme. Maledico il giornalista che mi avvisa per una notizia tanto insignificante quanto spregevole per i deboli di cuore. Arrivo a casa, doccia e merenda. Buffon "ha paura", io di più. Leggo l'intervista e dice tutt'altro, mi rilasso un po'. Ho il morale che sembra a Gardaland sulle montagne russe, ad ogni dichiarazione si passa dallo sconforto all'esaltazione. Cambia il nome dello stadio e non me ne può fregare nulla, Ferrero dice che la Juve ha in mano Schick ma non me ne può fregare nulla. Un mio caro amico interista mi dice che siamo favoriti, come noi quest'anno non c'è nessuno. E mi gratto. Basta. Sono in mini-ferie. Domani vado al mare, dove non c'è rete, dove non posso avere informazioni, potendo lasciare il cellulare in macchina. Purtroppo prenderanno comunque il sopravvento i pensieri, l'ansia e la voglia di sapere anche la cosa più banale ma che possa un attimo farmi avere un pensiero positivo e convinto. Lascerei anche quel po' di cervello che mi è rimasto e che non è ancora stato bruciato dall'attesa. A trovare uno psicologo, ci andrei veramente. Beati quelli che non hanno pensieri, che hanno già finito tutte le partite a disposizione da un bel pezzo, che si sono preoccupati di addii al calcio, acquisti di gente dall'età imprecisata e di titoli virtuali. Beati loro che sabato sera tiferanno l'ottava squadra della loro stagione, inclusa la loro. Io vivo nella monotonia, il bianco e nero. Basta nulla per vedere tutto bianco, basta ancora meno per vedere tutto nero. Siamo all'anti-vigilia... ... spero di arrivare sano e salvo alle 20:45 di sabato, 3 giugno. Caro diario, a domani. Con affetto.