L’Italia e gli italiani hanno sempre vissuto per il calcio.
E’ vero ci sono molteplici sport nel nostro bel Paese, ma mai nessuno come il calcio riesce ad unificare un Paese che è sempre e comunque in disaccordo su tutto.

Sinceramente il mio primo ricordo di uno sport riguarda le partite interminabili con un pallone che (come dicono i Negrita) sembrava avesse un motore, non si fermava mai. Ricordo che si partiva a giocare in tre, per finire ore dopo una partita giocata 7 contro 7.

Si litigava per cose futili, ma in campo eravamo tutti d’accordo: “passiamoci la palla, non facciamo i veneziani e vinciamo”. Palla a terra e via a giocare e, dopo, c’erano le partite del campionato o, meglio ancora, d’estate si tornava a casa di corsa a vedere i mondiali o gli europei. Si accendeva la televisione sapendo che sarebbe stata una gran partita, perché noi in quello sport, eravamo maestri.

Sulla maglietta azzurra abbiamo 4 stelle: due conquistate da Vittorio Pozzo, durante gli anni del regime fascista e gli avvenimenti politici che a breve avrebbero sconvolto gli scenari europei e poi mondiali.

Negli anni trenta del passato novecento c’erano nazionali forti e terribili come: Cecoslovacchia, Austria, la mitica e leggendaria Ungheria, la Svezia (sì proprio lei) e ogni partita era una rissa. Ma, in quel disordine, il maestro Pozzo e i suoi  giocatori, insegnavano calcio a chiunque incontravano. Le cronache del tempo narrano di velocità di gioco e tecnica mai vista: io non c’ero ma ci credo.
Ricordiamo, ogni partita era giocata solo sul piano fisico.

Insomma, per farla breve nel 1930 e nel 1938, anche con qualche polemica, l’Italia calcistica dettava legge nel mondo del calcio. Da lì in poi il nostro calcio conobbe un evoluzione impressionante: nel nostro campionato vengono ad allenare mostri sacri del tempo, i giocatori di tutto il mondo arrivano da noi eppure nel ’58 non ci qualifichiamo per i mondiali. Troppi stranieri, tutto da rifare. Il calcio Italiano riparte e, da bravi maestri, rifacciamo un programma che ci permette, dopo solo 10 anni, di vincere l’unico europeo. Nel 1970, in Messico, dopo la semifinale passata alla storia come la partita del secolo, Italia- Germania 4-3, arriviamo secondi battuti in finale dal Brasile. Nel ’74 in Germania Ovest è un mezzo fallimento, si riparte e nel 1978 in Argentina si arriva quarti.
Quattro anni dopo vinciamo il mondiale a Spagna 1982. Sì, è vero, ci sono giocatori leggendari in quella Nazionale, ma fidatevi, non eravamo i favoriti.

Ne passerà di acqua sotto i ponti prima di tornare a vincere, e più volte sfioreremo il colpaccio arrivando in finale e altre usciremo con squadre che non stanno in piedi. Ma noi siamo maestri e lo dimostriamo con l’arrivo di Sacchi sulla panchina Azzurra dopo Italia ‘90, poniamo al mondo un modo più veloce di giocare a calcio. Lo rivoluzioniamo.

Verso la metà del 2000 il nostro calcio muore, Milan e Inter prima di scomparire vincono un Champions, ma ormai sembrano lontani quei tempi, come sono lontani i tempi in cui si era ragazzini e si giocava a calcio e lo si voleva giocare come i nostri campioni. Sono lontani i tempi dove avevamo la presunzione di insegnarlo agli altri. Sceicchi, magnati del petrolio e improvvisati magnati rivoluzioneranno le regole del gioco, facendoci perdere la poesia dei 90 minuti, la gioia di prendere un giocatore top, facendoci deridere dove una volta eravamo maestri.

Buona giornata

ILPARLAFUS