Il Brasile è patria di calciatori sopraffini: quasi in tutti i ruoli sono sempre usciti talenti cristallini, capaci di ammaliare con la loro tecnica e personalità tutti i palcoscenici più importanti d'Europa. Non sono da meno i terzini : da piccolo stravedevo per Roberto Carlos e Cafù e oggi possiamo ritrovare altri interpreti notevoli del ruolo come Marcelo, il nostro Alex Sandro, Fabinho e Dani Alves, giusto per fare qualche nome: forse quest'ultimo il miglior terzino destro, insieme a Lahm, degli anni '2000; L'ex Blaugrana non ha bisogno certamente di alcun tipo di presentazione: i numeri incredibili di trofei conquistati in Catalogna parlano già di per se'. Il suo arrivo estivo in bianconero, seppur non più giovanissimo, è stato visto come un ulteriore tassello verso la costituzione di una Juve definitivamente a trazione europea: cantiere, questo, a dire il vero ancora aperto; se infatti i risultati, malgrado il doloroso ko al Meazza, stanno arrivando, è il gioco che latita. Andrà trovato al più presto un sistema di gioco in grado di valorizzare al meglio i nostri calciatori e, di pari passo, continuità nelle prestazioni. Ma questa è un'altra storia. Quello di cui vorrei parlare oggi è un particolare emerso, a mio avviso, in queste sue prime apparizioni, peraltro ampiamente rimarcato da Allegri stesso alla conferenza stampa post-Fiorentina: Dani Alves non conosce ancora così in profondità il calcio italiano (comprensibile) da capire che le partite, quasi sempre, sono in sospeso fino al fischio finale. Ciò significa che i giocatori, soprattutto il reparto difensivo, devono cercare di giocare nel modo più sicuro possibile i palloni nelle zone nevralgiche del campo e difendere in modo ottimale. Alves è un terzino che, oltre alla tipica spinta, possiede anche una notevole tecnica di base, che spesso lo porta a diventare quasi una mezzala aggiunta, pronto ad orchestrare la manovra offensiva, oltre che servire i compagni con i suoi cross sopraffini. Spesso però si lascia andare in virtuosismi, molte volte pure inutili: doppi passi, retropassaggi rischiosissimi (ne ricordo uno ieri da infarto) e giocate da ultimo uomo con la palla davanti al portiere, a mio avviso, troppo ardimentose. Di pari passo anche Dybala dovrebbe un attimo diminuire le sue apparizioni in fascia per cercare combinazioni in stile Messi con il brasiliano e farsi trovare più nei pressi dell'area, per cercare di concludere a rete o per servire il centravanti. Attenzione: la mia non è una critica verso il giocatore, che ieri ha disputato un buonissimo secondo tempo, propiziando il gol del vantaggio e facendo un'ottima difesa; e in generale comunque ha dimostrato già che non è venuto in Italia ne' per svernare ne' sopravvalutando il campionato. Solo un consiglio spassionato, che sicuramente gli avrà già trasmesso Allegri, a capire il calcio italiano. Del resto anche Evra, il primo anno, trovò qualche difficoltà iniziale a riabituarsi al calcio italiano dopo la lunga militanza inglese. Se Dani Alves non capirà che in Italia molte cose che faceva al Barcellona non le può riproporre, questo non vuol dire snaturare il suo stile ma adattarsi un minimo, troverà parecchie difficoltà lungo la strada. Vista la qualità tecnica e di personalità del calciatore, ho pochi dubbi sul fatto che ciò accadrà, molto presto. Alex Sandro, ad esempio, dopo un anno di calcio italiano, è cresciuto smodatamente a livello tattico; sa difendere senza prendere troppi rischi e, in fase offensiva, ha mantenuto e migliorato il suo spunto.