“Dammi solo un minuto” cantavano gli intramontabili Pooh.
Un minuto per stare ancora insieme in quel frangente di tempo breve per dirsi addio. In Italia abbiamo un vizio mostruoso. Basta un niente per esaltare e meno di un niente per demolire.
Basta una prestazione di calcio sbagliata, un goal sbagliato, una partita sbagliata, o anche due, che l’essere lunatico del critico medio del calcio italiano uscirà dalla sua tana per invadere i nostri luoghi, i nostri spazi.
Titoli sui giornali, articoli, commenti. E poi ovviamente chi può ci mette anche del suo. Un suo che non ha eguali. Pensiamo al caso di un giocatore che ha cambiato a “tradimento” casacca e la parte avversa non aspetta altro che colpirlo alla minima occasione. 
Abbandona la sua oggettività da commentatore per indossare i panni del vendicatore. Puoi aver vinto diversi scudetti, di cui hai perso quasi il conto, giocato finali, contribuito a fare grande la squadra dalla quale poi, per un qualche motivo, hai deciso di andare via.
Perché così è la vita. Si aprirà il caso. Come se fosse stato compiuto un delitto. E tutti improvvisati investigatori.

E’ evidente che il mio riferimento non è casuale. Parlo del Milan e parlo di Bonucci. No, non sono un tifoso del Milan e neanche un grande estimatore di Bonucci. Ma provo un grande fastidio su questo modo di fare all’italiana. A volte ci rendiamo proprio ridicoli. Il calcio senza polemiche non sarebbe calcio. Da queste polemiche possono nascere mostruosità che forse ti faranno rimpiangere mille volte l’aver aperto la bocca a sproposito.

A volte possono nascere situazioni divertenti, da bar sport. Ma la via di mezzo è sempre più sottile, vi è sempre una maggiore cattiveria e dalla cattiveria, salvo quella agonistica regolarmente accettata, difficilmente può nascere qualcosa di costruttivo per il nostro sistema e per il nostro calcio. Ed allora dammi un solo minuto per distruggerti.
Ci siamo tanti amati, lodati, ma basta un minuto per...