Un solo filo di continuità dalla catastrofe di Madrid ai cazzotti subiti a Barcellona, all'arroganza punita in Ucraina. Il destino sembra essere beffardo perché il tutto accade nel centenario della disfatta di Caporetto.
Un solo filo che ti conduce alla lavagna della vergogna dove mille volte con il gessetto in mano dovrai scrivere: disastro.
Proprio come farebbe Bart Simpson in punizione. Perché è questo il verdetto a livello internazionale del nostro calcio, almeno subito dopo le vacanze estive.

Sembra quasi che i giocatori siano rimasti in vacanza. Forse non sono abituati ad una ripresa così repentina dell'attività agonistica. Cosa a cui magari sono abituati in altre realtà. Si va sempre a cercare la giustificazione, il perché. Sbagliato l'approccio, sbagliata la preparazione fisica, sbagliato il modulo. Errori, se non orrori calcistici.  Non è più tempo di alibi. Certamente la Nazionale e le società che competono in Champions League - unica competizione che conta a livello europeo, le altre competizioni minori sono infatti come una coppa del nonno, un piccolo accontentino che non entusiasma più - sono due cose diverse. Due binari diversi.

La Nazionale di calcio esprime il meglio del calcio italiano nel senso di calciatore italiano.
Le società farcite di giocatori stranieri esprimono il meglio della struttura societaria all'interno di un campionato totalmente sregolato come il nostro. Un campionato che da alcuni anni è vitale solo per la lotta per non retrocedere e dal secondo posto in giù. Il livello è sempre stato mediocre e si ha la sensazione che quello in corso sarà sicuramente più equilibrato, ma non verso l'alto, verso il basso.

Si è raggiunto l'equilibrio verso il basso. I livelli competitivi, di qualità ed agonistici che esistono in Spagna ed in Inghilterra qui si possono solo sognare. D'altronde ci sarà un motivo se il nostro campionato a livello di business ed economico non è attrattivo come quello di altre nazioni, o no? 
La gavetta da fare è tanta. Ma se non cambia il vertice del nostro calcio difficilmente ci potranno essere mutamenti significativi. L'attuale vertice non è in grado di risolvere il problema che affossa il nostro calcio e forse ne è anche parte integrante di questo enorme problema. E visto che tutti i problemi esistono per essere risolti, è auspicabile che questa soluzione arrivi prima che il quadro del disastro si realizzi pienamente. 

L'apocalisse è già tra noi. Al mondiale di calcio probabilmente ci andremo. E già scrivere che probabilmente ci andremo è una cosa assurda per la storia della nostra Nazionale. Perchè il condizionale, il dubbio, non deve esistere quando si parla di Italia calcistica.
Ma la realtà è diversa. Ci andremo e faremo una figura pessima, che rimarrà nella storia se non cambierà niente a breve.
E lo stesso discorso vale per il nostro calcio societario nella competizione madre. La Champions League.
L'Italia si deve interrogare profondamente su quanto accade, il calcio è lo specchio anche della nostra società, almeno per il nostro (ex) Bel Paese è così.