Il capitano, nel calcio, è l’uomo-squadra, colui che rispecchia i valori societari e che, riconosciuto dallo spogliatoio, rappresenta lo spirito del gruppo fungendo da collante tra quest’ultimo e gli obiettivi da raggiungere. Un vero condottiero insomma. Ricordiamo, in tempi più recenti, gente che ha appeso gli scarpini al chiodo del calibro di Maldini, Totti, Del Piero, Zanetti o chi ha giurato fedeltà a squadre più “piccole” come Di Natale o magari chi ancora calpesta l’erba come Hamsik e Buffon.

Proprio dal ritiro di Zanetti, all’inter sono iniziati dei problemi di gruppo mai realmente risolti. L’attribuzione della fascia a Ranocchia e Icardi poi, non ha mai dato un vero leader allo spogliatoio neroazzurro caratterizzato da prestazioni mai costanti (pochi alti e molti bassi).

Forse il problema attuale è proprio questo: Icardi. In una recente intervista alla Gazzetta dello Sport Felipe Melo dice: <<È un fenomeno, se lui non segna l'Inter non vince. Fa doppiette, triplette e fa gol in ogni modo, ma la fascia da capitano è un'altra cosa, penso sia troppo per lui. Un giocatore che fa il capitano deve avere il rispetto degli avversari, che devono temerlo, in senso buono. E con Icardi questo non succede. Oggi non lo vedo come un vero capitano, non è pronto. Magari tra qualche anno...>>. Magari non solo gli avversari non lo rispettano, ma gli stessi compagni.

In un gruppo è necessario trovare un leader riconosciuto per raggiungere gli obiettivi prefissati e l’argentino, per molti, non ha l’indole giusta: sempre troppo distratto da dinamiche social, forse troppo immaturo; tra l’altro, il fatto che gli sia stata concessa la fascia in virtù di un rinnovo contrattuale e non di un riconoscimento collettivo lo pone un gradino più in basso nelle gerarchie di una squadra. Questo probabilmente è stato un enorme errore della dirigenza che sta in parte contribuendo agli insuccessi della Benamata che dal punto di vista tecnico ha tanto (vedi la prima parte della stagione) ma dal punto di vista di coesione è insufficiente.