Il mondo del calcio è un ambiente in cui la moderazione non è di casa e le valutazioni sui giocatori variano dalla sera alla mattina.

Ci son quei momenti in cui tutto sembra andare storto e, nonostante si possa contare sulle proprie qualità, è comunque dura tirarsi su. Molti milioni spesi, tante aspettative non rispettate, troppe promesse non mantenute. O forse ciò che abbonda sono solo le chiacchiere? Douglas Costa e Federico Bernardeschi, ieri così lontani, oggi così simili. Le loro storie hanno un comune filo conduttore: la Juventus.

Il brasiliano, talento in Ucraina e gran giocatore a fasi alterne in Germania, approdato a Torino per 46 milioni di euro. Quanti!? Sì, 46, per una "pippa del genere". Questo era il giudizio generale su Douglas fino alla partite recentemente archiviate, in cui finalmente ha lasciato intravedere qualche colpo presente nel suo repertorio e la qualità che più lo contraddistingue: l'assist.

Bernardeschi invece era il figlio di Firenze, quel calciatore cresciuto a latte e pallone proprio sotto gli occhi attenti di Mister Semplici, che lo aveva avuto in dote nella formazione viola Primavera. Le sue origini però non gli hanno risparmiato gli epiteti dei tifosi gigliati dopo il suo approdo all'odiata Juve.

"Ma la Juventus non è mica la Fiorentina", dicevano i talent scout incompresi dietro i display luminosi dei propri iPhone. Spero non si siano persi la rete siglata da Federico nel match contro la Spal: un autentico gioiello da vedere e rivedere fino alla nausea.

Un plauso va anche ad Allegri, che, soprattutto in quella gara, ha saputo esaltare le qualità dei due mancini. Il tecnico ha intuito che Costa è più adatto a cercare il fondo sul suo piede forte, mentre Bernardeschi è più propenso a scaricare la dinamite convergendo a partire da destra.

La verità, come sempre, sta nel mezzo: non erano sopravvalutati ieri, non sono fenomeni oggi. Sono solo due ragazzi che, giunti in una realtà nuova, devono avere il tempo per ambientarsi, assimilare gli schemi ed entrare in forma. Ciò che quasi mai si comprende è che una squadra di calcio non si imbastisce con la semplicità con cui si schiera un team di FIFA, ma ci son numerose variabili di cui tener conto.

Quello che, invece, è divertente sono le facce di coloro i quali ieri li insultavano nel peggiore dei modi ed oggi ne tessono le lodi, dimostrandosi, come sempre, degli ipocriti.