"Sto lontano dallo stress, fumo un po' e dopo gioco a PES" cantavano i Club Dogo in un brano (nemmeno tanto bello) di qualche anno fa. Non so se Florentino Perez, Presidente del Real Madrid, fumi. Non credo nemmeno giochi alla Playstation, ma le ultime scelte di mercato farebbero pensare il contrario.
Era il 2001, le indagini di Calciopoli probabilmente non erano ancora in seno ai magistrati di Napoli e Luciano Moggi era pronto a concludere con Florentino Perez, nuovo Presidente madridista protagonista del clamoroso passaggio di Figo dal Barcellona ai blancos, un affare senza precedenti, la cessione di Zidane. L'insediamento dell'ex politico spagnolo aveva come primo obiettivo quello di rendere il Real Madrid il più grande club del Mondo, e l'unico modo per farlo in poco tempo era uno solo: acquistare i migliori giocatori del pianeta. Niente di nuovo, fu proprio il Milan di Berlusconi ad attuare questa politica già alla fine degli anni '80, portando a Milanello giocatori del calibro di Van Basten, Rijkaard e Gullit. Se non fosse che quel Milan era costruito con una logica.
La cosidetta politica dei 'Galacticos' diede i suoi frutti, portando nella bacheca del Real Madrid la nona Champions League che mancava dal 1998, ma durò solo fino al 2003. Nel giro di pochi anni arrivarono a Madrid Ronaldo, Beckham, Owen, Robinho e Julio Baptista e il controverso esonero di Del Bosque fu solo l'inizio della crisi madridista. Perez cedette in poco tempo giocatori del calibro di Makelele e il giovane Cambiasso, pilastri tattici fondamentali, per fare spazio ai nuovi acquisti (consentendo di fatto le future vittorie di Chelsea e Inter, ndr). Lo squilibrio tattico era evidente e giocatori come Beckham e Zidane non era raro vederli giocare praticamente davanti alla difesa per fare spazio all'improbabile incetta di fantasisti e attaccanti voluta dal presidente. Questa profonda crisi portò nel 2006 alle dimissioni di Perez, soprattutto perchè le scelte sbagliate erano accompagnate dalla rinascita del Barcellona di Rijkard che trovò in un Ronaldinho pagato solo 30 mln di euro il nuovo fenomeno del calcio mondiale.
Ma come si dice 'il lupo perde il pelo ma non il vizio'; nel 2009 Perez è l'unico candidato alla presidenza madridista e come biglietto da visita si presenta al Bernabeu con l'acquisto dell'ex rossonero Kakà, Karim Benzema dal Lione ma soprattutto il fenomenale Cristiano Ronaldo dal Manchester United. Sono seguiti nel tempo gli acquisti di giocatori del calibro di Di Maria, Xabi Alonso, Modric e Bale.
Nonostante gli acquisti gli anni di magra del Real Madrid sembrano però non cessare e gli unici tecnici che sono riusciti a contrastare almeno parzialmente il dominio blaugrana di Messi & Co. sono stati Capello e l'ex-interista Mourinho, probabilmente mai abbastanza celebrati in quel di Madrid.
L'arrivo di Carlo Ancelotti fa però ben sperare; il Real gioca un buon calcio e il tecnico sembra aver trovato la formula per far coesistere tutte le stelle messe a disposizione dalla dirigenza. I paragoni con le annate di Del Bosque si sprecano ma in campionato Real e Barcellona devono arrendersi all'Atletico Madrid dell'ex-interista Simeone. Il Real Madrid riesce però a vincere la tanto agognata decima Champions League, proprio contro i cugini dell'Atletico. Anni di spese folli sembrano aver dato per una volta i loro frutti e, come si dice in questi casi, squadra che vince non si cambia.
Un detto a cui Perez probabilmente non crede. Le precedenti esperienze di Makelele e Cambiasso probabilmente non sono servite e in una sola estate Perez ha ben pensato di acqusitare Kroos e la rivelazione del Mondiale James Rodriguez ma di cedere un perno tattico come Xabi Alonso al Bayern Monaco e un fuoriclasse in continua ascesa come Di Maria al Manchester United dell'ex blaugrana Van Gaal. Le difficoltà a far coesistere tutti i campioni si palesano gia dalle prime uscite stagionali. Ma a differenza di quanto successe nel 2003 però le critiche stavolta non sono venute solo dalla stampa, ma proprio dalla squadra. Cristiano Ronaldo ha criticato aspramente le scelte di Perez pubblicamente e lo stesso Ancelotti, che storicamente è tecnico aziendalista, ha avuto un aspro diverbio con Perez in quanto impossibilitato a dare equilibrio ad una squadra che ha solo in Khedira un centrocampista con attitudini di contenimento. Insomma, nonostante i soldi spesi, quella che doveva essere la stagione della riconferma rischia di essere una stagione flop.
E' proprio vero, Perez perde il pelo. Ma non certamente il vizio.
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