E già sono passati quasi sei anni da quando Cristiano Doni è finito in mezzo al calcioscommesse, che gli ha rovinato una carriera e un amore incondizionato dei tifosi nerazzurri dell'Atalanta che fino a quel momento non avrebbero mai pensato ad una cosa simile. Cristiano Doni romano ma bergamasco di adozione, visto che le sue stagioni più importanti le ha passate a Bergamo. Undici stagioni tra il 1998 e il 2003 e il 2006 e il 2012 condite da 103 reti e con l'onore di esserne il capitano. Ma come tutte le storie d'amore c'è sempre una fine, ma nessun tifoso orobico immaginava che quella fine fosse macchiata da uno scandalo scommesse, in cui rientrava il loro giocatore più amato. Infatti dopo due anni di controlli al tappeto, uscì fuori che Doni era invischiato in un giro illegale di scommesse, così dopo essersi ritirato viene arrestato con l'accusa di gioco illecito e combine. Doni viene intercettato in casa e arrestato. "I miei errori sono iniziati nella partita con la Pistoiese di 12 anni fa. Anche quella gara fu combinata. Sono stato stupido, pensavo di farla franca. La Dea per me è tutto, era tutto… Capisco di averli delusi, traditi. Non chiedo perdono, ma solo che non siano cancellate tutte le cose buone che ho fatto in campo." racconta dopo alcuni anni l'ex calciatore dell'Atalanta, che oggi ripensando a quel periodo si definisce " Un imbecille " ammettendo che " Per la maglia dell'Atalanta ho dato il sangue. E anche gli errori che ho commesso li ho commessi perché volevo riportare l'Atalanta in A. Per me era un'ossessione. Avrei fatto qualsiasi cosa. Anzi, ho fatto qualsiasi cosa. Ho tradito lo sport” Poi ricorda i giorni successivi passati in carcere, " Non dormivo neanche di giorno. Non dormivo mai. Pensavo alla cazzata che avevo fatto. A come era potuto succedere, a mia figlia, a mia moglie, all'Atalanta e non vedevo l'ora di andare dal giudice a raccontare tutto. E da questo punto di vista devo ammettere che sono stati tutti bravi… Il poliziotto che mi ha arrestato, il giudice Guido Salvini, il pm Roberto di Martino, il mio avvocato Salvatore Pino, tutti mi sono stati vicini, sono stati comprensivi e mi hanno permesso di cominciare un percorso che non so dove mi porterà. Ma che dovevo cominciare. E che spero che comincino per tempo tutti i miei colleghi. Mi piacerebbe davvero se finisse l'omertà nel calcio, se quello che è successo a me fosse un punto di svolta per tutti". Molti infatti hanno additato Doni come quello che fece di tutto perché Percassi ( oggi presidente dell'Atalanta) suo amico, potesse rilevare l'Atalanta dalla famiglia Ruggeri. E sono in molti a non riuscire a spiegarsi come mai Doni, anche dopo la confessione, continuasse a percepire lo stipendio (27.000 euro al mese) dall'Atalanta, accusata di essere mandante o quantomeno complice. Dopo l'arresto, si sono poi scatenati gli avvoltoi: secondo alcune fonti Doni avrebbe tanto volontariamente quanto indirettamente contribuito pure alla retrocessione della squadra nel 2010, in modo da agevolare l'acquisto della stessa da parte dell'amico Percassi. Riguardo a queste voci Doni da sempre rigetta con sdegno ogni accusa, ammettendo per le altre questioni le proprie colpe. Farebbe anche pena, se così spesso non parlasse di errori in “buonafede”, quasi che il troppo amore per l'Atalanta lo avesse accecato o peggio lo giustifichi.E pensare che qualche anno prima lui diceva "Sono arrivato alla conclusione che per me questa è una maglia davvero speciale, quasi magica; forse la potrei scherzosamente avvicinare al costume che trasformava Clark Kent in Superman".

Nella città di Bergamo nessuno dimentica quello che ha fatto Doni in quegli undici anni , ma non vogliono nominarlo, uno che è stato idolo di tre diverse generazioni di tifosi atalantini, e che era talmente identificato dalla e nella tifoseria bergamasca che per alcuni ultras è tuttora un'icona. Perché chi ama veramente, in fin dei conti, alla fine perdona. Perdona ogni errore, anche se reiterato e francamente ingiustificato. Ma d'altra parte c'è chi lo considera un reietto o più semplicemente il Giuda di Bergamo, visto che il pensiero del giocatore porta malumore tra i tifosi, che ricordano con grande dolore quelle giornate interminabili. Oggi Bergamo e gli atalantini stanno vivendo delle ottime giornate, con l'Atalanta in Europa che sbaraglia il girone, con il Papu Gomez capitano e una squadra di giovani terribili che tira la carretta a suon di ottime prestazioni. Oggi di Doni non si parla più a Bergamo, ma quanto a fatto sognare questo giocatore nessuno può dimenticarlo. Quelle magie su punizione, oppure quella rovesciata gol contro il Messina. Cristiano Doni a Bergamo era come Cristiano Ronaldo al Real Madrid, non se ne poteva fare a meno, fosse anche per una partita. Doni resta il giocatore con più reti nella storia dell'Atalanta con 112 reti. Chissà, forse un giorno rancore e rabbia scemeranno una volta per tutte e l'ex capitano potrà tornare nella sua Bergamo per chiedere davvero scusa. Guardando negli occhi uno a uno tutto il popolo che ha tradito.

Ma che fine ha fatto Cristiano Doni ?

Cristiano Doni oggi non abita più in Italia, ma in Spagna a Palma di Maiorca. Ha aperto un beach bar il «Chiringo Palmanova», che si trova a pochissimi chilometri da Palma. Oltre che ad allenare una squadra di bambini, per insegnare loro lo sport più bello del mondo.