Peggio di così non poteva iniziare questa malcapitata stagione rossonera, sorta sotto la linfa entusiasmante del nuovo corso e presto avvolta sotto la nube pessimistica della vecchia amministrazione. La svolta, la rivincita, il riscatto, l’orgoglio sono stati concetti celermente travolti dalla negatività dei risultati speciosi e dal plebiscito guidato dai nostalgici complottisti di professione che hanno potuto avvalersi dell’evergreen : “Io l’avevo detto che sarebbe andata così”, gli stessi seminatori di pessimismo cosmico che non ancora paghi della situazione calcisticamente drammatica creatisi in casa Milan, stanno cercando di concludere l’opera così ardentemente orchestrata creando una muraglia protettiva attorno ai responsabili del disastro e regalando alla piazza la testa degli avversari “mediatici” forti di un movimento giornalistico che, ora deve obbligatoriamente dargli credito dato che, dal punto di vista generale, loro erano quelli che “lo avevano previsto”.

In uno scenario di questo genere non si può certamente addebitare tutta la colpa ad un solo individuo e, a tal proposito, mi viene in mente la conversazione tra l’ingegnere navale e il capitano del Titanic nella scena dell’omonima pellicola in cui lo stesso ingegnere afferma: “Può sopportare lo squarcio e reggere con quattro compartimenti allagati ma non cinque... non cinque!”, della serie se il guaio fosse uno solo si potrebbe tranquillamente andare avanti ma sfortunatamente non è così... è errato dunque individuare un solo colpevole, ma si possono senz’altro delineare delle gerarchie ponderate della responsabilità valutando con accuratezza quando e come tutto sia sfociato. 

Abbiamo menzionato il “Titanic” ma forse non è una collisione il tipo di problema che ha riscontrato il Milan, si può affermare che sia qualcosa di più sottile, silenzioso e profondo come un virus che, non è stato individuato tempestivamente avendo quindi il tempo di diffondersi e palesarsi agli occhi di tutti solo quando i danni vi erano già in fase avanzata. Un virus presente da anni che è non è mai stato posto sotto i riflettori in modo significativo tanto  da ingannare un uomo scaltro come Marco Fassone che, nella “bagarre” della rifondazione e delle cose formali ha perso di vista il fatto fondamentale che, il Milan, prima di essere un brand ed un’azienda con sbocchi commerciali globali è prima di tutto una società calcistica e che in ogni società calcistica quello che non deve mai mancare è un preparato e affidabile staff tecnico.
 

Ma cerchiamo di ricapitolare andando con ordine e individuando ogni responsabilità e in che misura.

Vincenzo Montella 50%
Vincenzo Montella ha tantissime qualità ma, al momento, pochissime di natura tecnica, non ci si dimentica delle sue indiscutibili doti umane nel saper creare rapporti solidi con i calciatori, tanto che in un momento di crisi come quello attuale, ogni giocatore si schiera al fianco del tecnico ogni qualvolta venga interrogato sulla questione “spogliatoio”, tuttavia i risultati della sua mansione principale sono pessimi e non cominciano da questa stagione, l’anno scorso in pochi hanno capito l’esclusione sistematica di Lapadula a favore di un inadeguato Bacca, ancor meno hanno compreso le scelte di modulo: un’ossessione spasmodica e rigidissima verso il 4-3-3 con pochi giocatori in grado di interpretarlo soprattutto a centrocampo, il Milan 2016/17 soffriva della mancanza di un centravanti e la fisicità di Niang e Ocampos poteva essere utile nel ruolo di “9” eppure nessun esperimento nè rivisitazione tattica, quest’anno gli erano stati promessi i 2/3 della rosa per la tournée cinese e così è stato ma nessun lavoro specifico, solo la débâcle contro la Lazio ha convinto il tecnico ad orientarsi verso la difesa a 3, ora afferma di non poter tornare al 4-3-3, modulo preferito fino ad un mese fa, segni evidenti di confusione ed impreparazione. La preparazione atletica è stata totalmente errata, ne è dimostrazione il licenziamento di Marra e la condizione precaria degli atleti, sempre inferiori alla fisicità dell’avversario e falcidiati da infortuni continui e ripetuti. Nessuna gerarchia e rotazioni poco proficue che nessun risultato offrono se non quello di inceppare i già difettosi meccanismi del suo gruppo. Eccezion fatta per Napoli e, inizialmente Juventus, sono poche le squadre che hanno espresso un gioco convincente e lineare eppure ogni squadra ha la sua identità, studia l’avversario e gioca sui propri punti di forza, a Milanello ci sta ancora chiedendo quali siano i punti di forza tra una formazione e l’altra...

Fassone e Mirabelli 30%
“I risultati non ci soddisfano ma non c’è alcun dubbio sul nostro allenatore, ha la massima fiducia” No, no e ancora no, non si può rilasciare una dichiarazione del genere, non si può creare una campana protettiva attorno ad un tecnico che si è assolutamente dimostrato non all’altezza del progetto, non si può non dare una svolta a questa situazione, qualcuno afferma che non c’è nulla di meglio in circolazione ma è falso, la verità è che non c’è un grande nome disposto a sposare la causa in questa situazione, un grande nome non un buon allenatore perchè di bravi lavoratori in giro ce ne sono molti, la sensazione è che né Fassone né Mirabelli intendano ammettere di aver commesso un errore nel prolungare il contratto di Montella, sarebbe la prima crepa della loro gestione con conseguente processo mediatico a cui non vogliono prestarsi, atteggiamento riprovevole e perfettamente in linea con la presunzione della vecchia dirigenza che ha sempre scaricato colpe su famosi “soldi del petrolio” o “allenatori peggiori degli ultimi 30 anni” ecc. senza mai ammettere di aver sbagliato importanti valutazioni e di non aver rinnovato la società.
Montella non va esonerato per i risultati, ma in primis per il lavoro scadente che se è palese ai nostri occhi lo dovrebbe essere ancor di più a dirigenti che seguono le sedute di allenamento durante la settimana. Fassone e Mirabelli hanno anche la colpa di non aver rinnovato lo staff tecnico, operazione necessaria e doverosa, sottovalutata da tutti negli ultimi anni. Non è un caso che la maggior parte dei giocatori passati da Milanello abbiano innescato parabole discendenti, si parla della Juventus come modello da seguire senza farlo veramente, la Juve non ha solo portato grandi giocatori a Vinovo ma ha anche e soprattutto rinnovato il suo metodo sportivo investendo sul J Village e sul J Medical, rinnovazione mai effettuata al Milan, sono arrivati esperti di finanza, commercio, marketing e comunicazione ma nessun cambio tecnico. Non è un caso che giocatori talentuosi entrino in fasi di involuzione al Milan e che a Torino giocatori come Evra dicano che la Juve gli ha allungato la carriera di tre anni. Ricordo a Fassone che è amministratore delegato dell’Associazione Calcio Milan, non della Milan Capital Management.

Giocatori 10%
Dopo la sconfitta di Genova, l’atteggiamento è cambiato, tra Roma e Inter si è vista una squadra più aggressiva e vogliosa di portare a casa il risultato, addirittura nel derby abbiamo assistito alla prima parziale rimonta della stagione ma è evidente che non può bastare. Montella non esalta le caratteristiche dei giocatori, ma è altrettanto vero che gente come Bonucci e Biglia ha un bel patrimonio di partite alle spalle e non credo sia necessario sentire delle urla dalla panchina per capire che uno come Icardi non va lasciato da solo in mezzo all’area così come non è necessario ricordare che se Dzeko si allarga sull’esterno probabilmente sta favorendo l’inserimento di Nainggolan. Un uomo non può cambiare la situazione da solo e forse neanche due possono farlo ma possono senz’altro dare una scossa nelle partite complicate, ne sa qualcosa un certo Ciro Immobile.

Stampa 10%
Ci si rivolge sia ai detrattori che ai baldanzosi esaltatori del mercato estivo, ai primi chiedo se fosse così fondamentale dedicare pagine intere a fideiussioni e dispute sul numero 19 (Bonucci e Kessié, ndr) o a questioni decisamente futili come il dualismo Silva-Cutrone, le parole ipocrite e e fuori luogo di Raiola piuttosto che all’analisi accurata di come nei primi mesi di lavoro non ci siano stati esperimenti tattici e di crescita di un modulo certo. Nessuno si è domandato perché già a metà settembre il Milan contava gli infortuni muscolari di Biglia, Bonaventura, Montolivo, Antonelli e Calabria. Nessuno si è chiesto prima del derby se fosse normale che in una diagnosi filtrava ottimismo per Kalinic per poi scoprire che forse salterà anche l’Aek Atene, tutti erano molto impegnati: qualcuno parlava di Milan da scudetto, altri erano dediti a criticare André Silva senza motivo.