Antonio Conte abbiamo imparato a conoscerlo, ad amarlo e ad odiarlo. Chiedere ai tifosi juventini, che in lui vedevano e speravano in un Sir Alex Ferguson italiano. Lui nella Juve da calciatore ha militato dal 1991 al 2004, vincendo tutto quello che poteva vincere in un club che macinava successi anno dopo anno. Voluto da Trapattoni dopo essersi messo in luce nella sua Lecce, nel ’91 viene acquistato dal club piemontese e giura amore eterno. Duttile centrocampista, sarà una colonna importante per la squadra torinese allenata da Lippi e per tutti i suoi anni di militanza nella Vecchia signora. Ritiratosi, il leccese sceglie di seguire le orme dei suoi mentori e la sua prima esperienza in panchina arriva a Siena, come vice, e ad Arezzo come primo allenatore un anno più tardi. Ma è a Bari che Conte trova la svolta. Subentrato a metà campionato a mister Materazzi, porta ad una salvezza anticipata i pugliesi piazzandosi a metà classifica e nell’anno successivo cambiando di modulo proietta il Bari dopo otto anni in serie A. Ma nell’estate successiva vedute diverse di mercato con la dirigenza lo costringono a dare le dimissioni. Tre mesi più tardi lo chiama l’Atalanta, ma con i bergamaschi l’avventura non è delle più rosee e in gennaio si dimette. A Siena rinasce, e dopo solo una stagione porta la squadra toscana in serie A.

La Juventus lo chiama nel maggio del 2011
. Arrivano campioni del calibro di Pirlo, Lichtsteiner e Vucinic ad alzare il livello di una rosa già competitiva. Rivaluta e rivitalizza giocatori che l’anno prima con Delneri sembravano perduti e dopo un testa a testa con il Milan di Allegri vince il campionato. La Juve con lui vince tre campionati e due Supercoppa italiana. A luglio del 2014, dopo aver vinto lo scudetto e aver mancato una finale di Europa League in casa uscendo contro un modesto Benfica, lascia la Juventus per la Nazionale Italiana. Faranno discutere le sue parole dopo l’eliminazione in Europa League: "Con 10 euro non si mangia in un ristorante da 100".

L'anno successivo sulla panchina della Juventus viene chiamato Allegri che con la stessa rosa, ma un Morata in più, porta la Vecchia signora al ristorante da 100 euro e arriva in finale di Champions contro il Barcellona. Mister Conte dopo l’ottimo Europeo approda sulla panchina del Chelsea, supercorazzata d'Europa, e subito vince una Premier. I suoi metodi di lavoro e le pressioni fatte ogni giorno sui giocatori portano ottimi risultati sul campo. La squadra londinese oltre a vincere il campionato si qualifica per la Champions. In estate Conte fa pressioni verso il presidente russo per implementare in rosa elementi di livello capaci di lottare su tre fronti, ma la società lo accontenta solo per metà. Il solo Morata, già voluto fortemente alla Juve, è l’acquisto più importante dei Blues. Arrivano anche Bakayoko, Rudiger, Zappacosta, Drinkwater e Barkley, ma non accontentano il mister pugliese, che dà segni di malumore nei confronti della dirigenza londinese.

I suoi obiettivi, o meglio le sue ossessioni di mercato, sono Alex Sandro e Vidal; la società gli compra Giroud e Emerson Palmieri nella sessione invernale. In un'intervista rilasciata qualche giorno fa ha dichiarato che ovunque sia andato non ha mai trovato società disposte ad investire sul mercato. Dai numeri di mercato e dalle rose da lui allenate non sembra che mai nessuno lo abbia assecondato, anzi con lui ci sono state vere e proprie rivoluzioni, ma una cosa è certa: mister Conte al ristorante da 100 euro non è ancora entrato.