Massimiliano Mirabelli nasce a Rende in provincia di Cosenza nel 1969 e muove i suoi primi passi nel mondo del calcio proprio come calciatore militando qualche anno nel Crotone per poi incominciare subito la proprio carriera di dirigente, prima nella squadra del suo paese di origine (Il Rende appunto), con cui vince il campionato in eccellenza nella stagione 1996-97 e nei tre anni successivi tra Promozione ed Eccellenza vincendo rispettivamente con il San Calogero, Acri e Rossanese.

Quando decide di tornare alla sua amata Rende del presidente Franco Ippolito Chiappetta, nei tre anni successivi si va dall'Eccellenza fino a una storica quasi promozione in serie C, arrivando ai play-off. Cetificato all'Albo Speciale FIGC dei Direttori sportivi, il suo Rende eredita allora il fallimentare Cosenza e con lui direttore sportivo si passa dalla Serie D alla promozione in Lega Pro Prima Divisione.

Le sue spiccate doti come osservatore lo portano a collaborare da subito con club di categoria superiore come l'Empoli, il Crotone e la Reggina.

Dal 2012 il grande salto e diviene osservatore dell'Inter con cariche sempre più importanti nel campo divenentandone capo degli osservatori, nel 2017 quindi il suo passaggio sull'altra sponda di Milano quella rossonera, come direttore sportivo e responsabile dell'area tecnica del club, chiamato e raccomandato alla nuova proprietà dall'amico Fassone che divenuto nuovo amministratore delegato.

All'Inter, Mirabelli ha segnalato i vari Kovacic, Murillo, Perisic, Brozovic, provando a convincere la dirigenza ad acquistare elementi, in ordine temporale dal più recente, come Gabriel Jesus ora al Manchester City, Aubameyang quando ancora al Sant Etienne e soprattutto Dybala ai tempi in cui giocava in Argentina (oltre ad altri allora del tutto sconosciuti come ad esempio Ghoulam, Tielemans, Zouma).

Girovago, nonostante alcuni suoi segreti collaboratori di fiducia, Mirabelli lo trovi spesso non solo ad assistere ai match dei campionati europei più o meno prestigiosi, ma specie in passato anche a trascorre mesi durante l’anno in Sudamerica e addirittura in Asia alla ricerca di talenti da consigliare sia alla prima squadra che alle giovanili.

Quest'anno al primo in rossonero ha messo mano soprattutto sugli acquisti di Frank Kessie, da lui seguito fin dai tempi in cui militava ancora in Africa e sui suoi pupilli Rodriguez e Calhanoglu, ma vista la faraonicità dei prezzi per i cartellini spesi la scorsa estate, non si può di certo parlare di aver messo in pratica il suo vero talent scout, fatto sta che il prossimo anno, quando il portafoglio della proprietà non sarà e potrà essere così generoso, visti anche i paletti del far play finanziario imposto dalla UEFA, sicuramente la sua agendina dovrà essere molto più calda in termini di scommesse.