Alla Juventus nessuno viene trattenuto con forza: ci sono stati maniaci dell’ordine, artisti incompresi, che hanno deciso di lasciare la Vecchia Signora perché non potevano ballare la samba negli spogliatoi mentre ci sono Uomini, molto più seri e moralmente rilevanti che, dopo una riflessione sicuramente lunga e completa, hanno deciso di andarsene. La Juventus non ha mai opposto resistenza a queste richieste, ritenendo controproducente forzare una permanenza non più sentita con forza: Vidal, Pogba e per ultimo Bonucci, tutte colonne portanti della rinascita juventina, sono stati ceduti a fronte di richieste esplicite di non permanenza.

Devo ammettere che la partenza di Leo Bonucci è quella che più di altre mi ha lasciato spiazzato: non perché non pensassi ad una sua cessione che era nell’aria ormai da un po’ di tempo ma per la fermezza (e quasi la fretta) nello scegliere di rimanere nel campionato italiano soprattutto dopo l’immagine che si era creata sull’ex numero 19 bianconero (e che lui stesso aveva contribuito a fomentare) agli occhi dei rivali in Italia: il “soldato Leonardo Bi” era diventato l’emblema dello juventino odiato e fiero; figura molto mediatica negli atteggiamenti, idolatrato da molti tifosi bianconeri e letteralmente odiato da molti tifosi di altre squadre per cui sarà molto belle vedere oggi chi, fino alla scorsa stagione parlava male dei suoi atteggiamenti, magari difenderlo perché indossa i suoi colori del cuore.

Leo è stato uno dei protagonisti indiscussi della rinascita juventina avviata con Conte e proseguita da Max Allegri: arrivato alla Juventus tra i dubbi per un investimento importante fatto su di lui, dopo un periodo di difficoltà, in cui venne anche fischiato dallo Stadium, è diventato uno dei leader tecnici della squadra. Le sue doti tecniche lo hanno reso certamente tra i migliori difensori centrali d’Europa e fa veramente effetto, qualora venissero confermate le cifre, leggere il prezzo, a mio avviso esiguo, per cui è stato ceduto al Milan visto soprattuto i costi che circolano per difensori, secondo me non superiori a Bonucci.

La scelta di Bonucci va rispettata in virtù comunque di ciò che ha rappresentato per noi in questi anni: le motivazioni sono tutto e se Leo aveva ritenuto di non poter più dare molto alla causa bianconera, era giusto chiedere la cessione; rispetto che ovviamente non vuol dire comprensione e Bonucci saprà bene che, da oggi, per tutti noi non sarà altro che un nemico sportivo (vedremo se temibile in campionato) da sconfiggere.

Tuttavia non mi unirò affatto alla schiera di tifosi bianconeri che, in queste ore, lo stanno ricoprendo di insulti: chi ha vissuto calciopoli del resto sa bene che, alla fine, chi merita di essere ritenuto “bandiera” sono ben pochi elementi; allora scapparono, approdando anche in rivali italiane, molti calciatori che, fino al giorno prima, avevano fatto professioni di fede al bianconero; Bonucci è stato un leader tecnico e d’immagine ma mai un uomo spogliatoio, visto anche certi comportamenti, soprattutto nell’ultima stagione non propriamente da uomo squadra. Detto questo, saluto e ringrazio Leo per questi anni in cui abbiamo condiviso meravigliose gioie e dolori taglienti, anni in cui il suo contributo è stato importantissimo e anni in cui, grazie anche ai suoi compagni di reparto, è diventato quello che è oggi.

Inutile dire che la vita va avanti: per la Juventus è già iniziata la costruzione della nuova squadra che, senza Bonucci, dovrà ripartire per vincere tutto con, a questo punto, uno stimolo in più in Italia; i giocatori passano, quello che conta sono le ambizioni e la voglia di migliorarsi sempre, anche al netto di perdite importanti.