Un grande allenatore non va in una squadra e, con un colpo di spugna, pretende di cambiare stile di gioco, gerarchie nella rosa e abitudini dei calciatori, magari con la pretesa di cambiare tutto in poco tempo; un tecnico di spessore arriva, conosce i calciatori e la squadra, porta avanti lo spartito che l’allenatore precedente gli aveva lasciato in eredità ma, al momento giusto, si inserisce con nuove partiture, espressione della sua idea di calcio. Esattamente ciò che ha attuato Antonio Conte, in questo inizio di stagione, nella sua esperienza al Chelsea.
Già alla Juventus Conte dimostrò come, attraverso lavoro, spirito di squadra e idee di gioco chiare, fosse possibile risollevare una squadra da un letargo che ormai durava da troppi anni; anche nell’esperienza in azzurro, agendo più da allenatore che da selezionatore, costruì una squadra che, pur non essendo espressione del talento visto negli anni passati, è riuscita a far appassionare tutti gli italiani all’ultimo europeo.
Ebbene, nella Premier forse più spettacolare di sempre, con squadre piene di campioni e allenate probabilmente dai migliori allenatori del pianeta, il Chelsea, forse la squadra che all’inizio partiva leggermente più indietro rispetto alle altre “favorite”, sta stupendo tutti proprio per attitudine, capacità di difendere e intensità di gioco; grande merito va dato al suo allenatore, sempre più ascrivibile nell’olimpo dei migliori allenatori in circolazione. Antonio Conte ha saputo costruire una squadra che attualmente sta ottenendo risultati lusinghieri arrivando, con la vittoria di ieri sera contro il Sunderland, ad inanellare la decima vittoria consecutiva consolidando il primato a sei punti di vantaggio sulle dirette inseguitrici.
Non tutto è stato così facile all’inizio: gli “scheletri nell’armadio”, come li ha definiti Conte, dell’ultima stagione, caratterizzata dall’esonero di Mourinho e dalla mancata qualificazione per le coppe europee erano ancora ben presenti; uno spogliatoio a detta di molti spaccato, con alcuni giocatori giunti nella fase calante della carriera e una squadra da rivitalizzare anche sul piano delle motivazioni, non hanno certamente reso semplice la partenza del tecnico salentino.
Inizialmente Conte scelse, proprio per non rompere determinati meccanismi, di schierare la squadra con un modulo non dissimile da quello usato la passata stagione, inserendo semplicemente due tra i nuovi acquisti(Kante e il ritorno David Luiz): i risultati sono stati altalenanti, caratterizzati da vittorie ma anche da sconfitte brucianti come quelle contro il Liverpool e, soprattutto il tre a zero subito il 24 di settembre contro l’Arsenal. Quello, probabilmente, è stato il punto più basso della gestione di Conte: una sonora sconfitta, una classifica non lusinghiera e gli spettri di una stagione sulla falsariga di quella appena conclusa, avevano portato addirittura a far circolare le voci di un imminente esonero dell’ex CT. Ed è proprio nel picco delle difficoltà che qualcosa è cambiato: innanzitutto il modulo, un 3-4-3 con l’inserimento nelle gerarchie dei titolari dell’ex viola Marcos Alonso e di Victor Moses sulle fasce; la difesa a tre, con David Luiz ad agire da centrale, che in alcune occasioni si trasforma in difesa a quattro, con l’arretramento di Marcos Alonso e lo scalare di Azpilicueta sulla destra, o a cinque in determinati frangenti di gara garantisce una fase difensiva solida (basti pensare che dal cambio di modulo sono stati solo due i gol subiti in dieci partite). Una vera e propria “diga” a centrocampo con Matic e un Kante che si sta confermando a livelli altissimi a sostegno di ripartenze feroci affidate alla tecnica in velocità degli interpreti offensivi e la verve realizzativa di un Diego Costa tornato nuovamente sui livelli del primo anno in Premier.
Ebbene, da quando Conte ha messo definitivamente la sua mano in una squadra che sembrava alla deriva sono arrivate solo vittorie, dieci al momento; a farne le spese anche squadre come Manchester United (a cui venne inflitto un sonoro 4-0), Tottenham e Manchester City e l’impressione che ora il Chelsea sia veramente entrata di diritto come favorita per la vittoria finale; come già detto, in questo processo, i meriti di Conte sono notevoli: innanzitutto la capacità di attendere e di usare il momento giusto per schierare la formazione magari immaginata in estate; la capacità di dare solidità difensiva ad una squadra che aveva subito cinque gol nelle prime cinque giornate e di saper sfruttare al massimo le potenzialità dei suoi calciatori offensivi sono i segni evidenti che la cosiddetta “mano” dell’allenatore si sta facendo vedere.
Tra i tanti calciatori rinati sotto la nuova gestione ne vorrei citare uno, più di tutti simbolo di cosa voglia dire la “cura” Conte: Victor Moses. L’esterno nigeriano veniva da stagioni di prestiti ripetuti e un futuro ancora tutto da decifrare ma in pochi si sarebbero aspettati che diventasse uno dei protagonisti della stagione del Chelsea; la posizione che ricopre attualmente, quella di esterno a “tuttocampo” ne esalta a pieno le sue caratteristiche di corsa ed esplosività e lo hanno reso come un giocatore rigenerato, pare già appetito da altri top club europei.
Conte vince in Premier con un calcio molto “italiano” nella sua accezione di saper difendere in modo ordinato e di colpire l’avversario con le ripartenze, altra grande rivincita nei confronti di chi reputa la scuola italiana deficitaria e gli allenatori italiani non in grado di imporsi nel panorama internazionale; l’anno scorso, nel sogno Leicester, c’era del tricolore sia nella guida tecnica che nel gioco, chissà che anche quest’anno la storia non si ripeta con un’altra squadra.
Ovviamente sul Chelsea non possono essere emanati verdetti definitivi: l’assenza di impegni infrasettimanali in competizioni europee ha certamente agevolato il lavoro di Conte che di fatto, da quando ha iniziato il filotto di vittorie, ha sempre e solo schierato gli stessi calciatori, alternando Fabregas e Willian ai titolari Matic e Pedro. Ne andrà quindi valutata la resistenza e la possibilità di inserire qualche innesto nel mercato di gennaio; ma quello che al momento è certo è che Antonio Conte si è già fatto conoscere anche al di fuori dei confini nazionali. To be continued.
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