Il ministro Lotti pone la sua firma sulla nuova legge di ripartizione dei diritti tv. Risorse più eque per tutti, in poche parole: da poveri del calcio europeo, diventeremo tutti "più poveri", però in modo ripartito.

Analizziamo nel dettaglio la nuova legge: ridistribuzione più equa delle risorse, togliendo importanza al bacino di utenza e redistribuendo a cascata sulle piccole società. Come se fossero quest'ultime a dare lustro al nostro movimento in campo europeo e mondiale. Il nostro calcio si trova già in profondo deficit rispetto afli altri campionati; per appeal, poichè i grandi campioni decidono di trascorrere il fiore delle loro carriere altrove per poi venire a svernare nel nostro una volta intrapresa la via del declino. Questa scelta è sicuramente legata alla nostra poca competitività a livello tecnico, ma soprattutto dal fatto che abbiamo smarrito la nostra potenza economica. 

Nei migliori campionati europei la tassazione degli stipendi dei calciatori è molto più bassa del nostro sistema contributivo. Aggiungiamo a questo la tanta burocrazia e le enormi spese che investitori devono sostenere una volta raggiunto il nostro bel paese. Qui si è creato un solco ormai irrecuperabile, a meno che qualcuno nei piani alti europei non introduca paletti più restrittivi per rimetterci in corsa.

Se questa situazione imbarazzante, molte volte, ce la siamo ritrovata più per merito degli altri che per demerito nostro, è anche vero che oggi ci siamo tirati la zappa sui piedi da soli.

Il modello inglese è vincente non perchè si redistribuisce in modo equo i diritti tv, ma perchè nel loro fatturato questi incidono solo del 30%, mentre in Italia molto spesso raggiungiamo picchi del 60/70%. Non sono i diritti TV quindi che fanno la differenza tra una piccola inglese e una big; sono i milioni di merchandising, introiti da stadio e da vittorie ottenute sul campo. Voler imitare il calcio inglese, quindi, è deleterio per il nostro calcio. Prima di questa legge, ne sarebbero servite tante altre per portarci quantomeno a un passo dagli altri campionati più competitivi. Invece noi prendiamo sempre il buono degli altri, pensando che sia la soluzione a tutti i mali, trasportandolo nel nostro sistema che fa acqua da tutte le parti.

Credete che quei 20/30 milioni in meno alla Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli... ridistribuiti a Benevento, Crotone, Fiorentina, etc etc risolleveranno il nostro calcio? Credete, soprattutto, che questi presidenti investiranno questi denari per aumentare la competività del campionato? La risposta ce l'ha data il tempo passato; ed è assolutamente no. Nel calcio italiano, chi investe a bassi livelli non lo fa assolutamente per creare un'azienda solida e per accrescere la competività del calcio italiano: lo fa per interessi geopolitici (molto spesso si è imprenditori della costruzione alla ricerca dell'appalto vincente), per ripulire dei soldi o diversificare i ricavi.

Caro ministro Lotti complimenti… ci siamo appena scavati la fossa da soli. Aspetto con ansia (come tutte le grandi del nostro calcio) la Superlega.