C'era una volta l'Italia: quella di Zoff, Bergomi, Rossi, Tardelli e compagni, vincitrice dello storico mondiale Spagna '82.
C'era una volta l'Italia: quella di Nesta, Cannavaro, Pirlo, Totti e Del Piero, trionfante al mondiale Germania '06.
Ma anche l'Italia "non vincente" del 2002, che oltre ai sopra citati, vantava giocatori del calibro di Maldini, Inzaghi e Vieri. Una squadra in grado di giocarsela con qualunque avversario e per questo temuta da tutti. Capace di farci gioire per le vittorie e farci sentire parte nelle sconfitte. Con quella che era ritenuta la miglior difesa al mondo e che là davanti aveva tanta, ma tanta fantasia.

SEMPLICEMENTE UNA SQUADRA PIENA DI CAMPIONI - Ecco, il problema sta tutto qui: in Italia, purtroppo, non ci sono più campioni.
Puoi giocare con il 4-2-4 , con il 3-5-2 o con il 4-3-3, ma i giocatori resteranno sempre quelli. Ì vari Insigne, Candreva, Verratti, Belotti, ecc., non sono i campioni che ci hanno abituato a sognare. Dare la numero 10 a "Lorenzo il magnifico" non lo fa diventare, ahimè, un campione. Affidare il centrocampo a Verratti con il peso del "nuovo Pirlo", non gli farà fare lanci perfetti né tanto meno disegnare quelle traiettorie fantascientifiche sui calci piazzati come il professore.

In questo momento, i nostri azzurri sono un misto tra buoni e ottimi giocatori. Non possiamo pretendere di più. 
Quello che si deve capire è che non POSSIAMO PIÙ PARAGONARCI ALLE PRIME NAZIONALI AL MONDO. La Spagna, la Germania, la Francia, il Brasile e tutte le altre, continuano da anni a crescere e sfornare campioni.

Tutto ciò è possibile grazie agli investimenti che vengono fatti nei settori giovanili dai vari club. Investimenti logici che porteranno un ricavo in futuro.
Basti pensare al Barcellona: una squadra che vede la quasi totalità dei suoi campioni arrivare dalla cantera.

In Italia, tutto ciò sembra un sogno irrealizzabile, con un calcio da anni ritenuto in crisi e che quindi continua a tagliare fondi a quella che dovrebbe essere la parte più importante della società: la crescita dei giovani. Giovani che vengono mandati in prestito di anno in anno, senza una logica e spesso in campionato di terza o quarta fascia.

Tutto ciò non fa altro che aumentare il gap tra noi e le altre nazioni. Un distacco sempre più ampio che ci deve far riflettere e prendere consapevolezza: la consapevolezza di essere, attualmente,  una squadra di medio valore, che dovrà lottare con le unghie e con i denti per portare a casa ogni punto.