E' proprio vero: "quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare". Dall'inizio del campionato si parla di un Napoli spettacolare, spumeggiante, il più bel calcio in Italia ed un gioco europeo, fatto di pressing alto, possesso palla, conclusioni in porta. Di una Juventus che non ha ancora trovato gli equilibri giusti, acquisti non proprio utili alla causa, soldi spesi male, mancanza di stimoli. Bla bla bla, tutte chiacchiere.

La notte del San Paolo ci ha insegnato che il mondo del Soccer fa cambiare opinioni da un momento all'altro. La squadra bianconera, doveva necessitare di tempo per oliare gli ingranaggi. E' un po' come Pantani nel ciclismo: nelle tappe normali, era tranquillo. In quelle dove bisognava far capire chi era il Campione, al momento della tappa di montagna, il Pirata ti lasciava sfogare e ti lasciava andare tranquillamente, ma se si toglieva la bandana e scattava, non lo riprendivi più.

La formazione di Sarri è migliorata molto nella fase difensiva, è quella che ha subito minor reti in campionato, ma ha pochi uomini seduti al suo fianco che possano realmente cambiare il corso del matchQuesta è una delle differenze tra le due squadre.

Se nella scorsa stagione, in panca con il mister bianconero, nella finale di Cardiff c'erano giocatori umili ma modesti, come Sturaro, Rincon, Lemina, giusto per citare qualche nome, questa stagione a sua disposizione e nel match più importante nel nostro Stivale, aveva con se l'imbarazzo della scelta: Szczesny (Pinsoglio) A. Sandro, Barzagli, Rugani, Cuadrado, Marchisio, Bentancur, Sturaro, Bernardeschi più gli indisponibili Howedes, Lichsteiner, Mandzukic, Pjaca. Praticamente una seconda squadra. D'altro canto, il tecnico partenopeo, poteva far subentrare tre giocatori a sceltra tra Chiriches, Diawara, Giaccherini, Leandrinho, Maggio, Maksimovic, Ounas, Rafael, Rog, Scarf, Sepe o Zielinski. Giocatori buoni, ma nulla a che vedere con i piemontesi.

La formazione bianconera, grazie al suo coach, è riuscita ad imbrigliare le folate offensive dei tre scugnizzi più Hamsik, con grande abnegazione, umiltà e tattica. Vedere Dybala, D.Costa (il migliore di ieri) ed Higuain al minuto 88, correre dietro e sistemarsi insieme ai loro compagni, per difendere un risultato preziosissimo, è segno di grande forza e di grande gruppo; quel gruppo che non ha mai avuto problemi negli spogliatoi (come qualche maligno ha provato a far credere in settimana). Il match è sembrato un po' come il film Rocky 4. La Juventus, nei panni di Rocky, subisce i colpi ma vince; O'Ciuccio partenopeo in quelli di Ivan Drago, dove le suona al campione italo-americano, ma alla fine perde. Gli azzurri del Vesuvio, li hanno chiusi nella metà campo con un ottimo possesso palla, come fece il Barcelona nel match di ritorno dello scorso anno al Camp Nou, ma non hanno mai realmente impensierito il capitano della Nazionale Azzurra Buffon, se non in qualche sporadica circostanza.

I titani del Nord, hanno saputo combattere contro la marea Azzurra, supportata da quasi 60.000 gladiatori, con tenacia, forza, tatticismo e se volete, catenaccio; quello che noi italiani sapevamo e sappiamo fare, per portare a casa risultati importanti anche in Europa e nel Mondo. 

E pensare che i zebrati hanno lasciato punti banali, come i due a Bergamo e i tre punti in casa con la Lazio, (escludendo Marassi, dove la sconfitta ci può stare) per via di disattenzioni e Var che l'hanno penalizzata; altrimenti staremmo parlando di Juve in fuga, pezzo di scudetto in tasca e quant'altro.

A mente fredda, quando i riflettori del San Paolo si sono spenti definitivamente, le chiacchiere e le polemiche stanno a zero e le statistiche parlano fino ad un certo punto perchè come diceva Boniperti "vincere non è importante ma l'unica cosa che conta", possiamo ammettere che se la Juventus gira al Max, non ce n'è per nessuno.