Fuori dalla Coppa Italia, dalla Champions e dalla Europa League, Sarri punta tutto sul campionato per alzare finalmente il suo primo trofeo. Nonostante infatti i record, i complimenti e le tante chiacchiere, il tecnico toscano non ha dato continuità ai successi che Mazzarri e Benitez avevano saputo regalare ai tifosi partenopei negli ultimi anni. Auguriamo a Sarri di coronare la sua cavalcata trionfale in campionato e dare uno splendido epilogo alla leggendaria epopea del funzionario del Monte dei Paschi di Siena che allena nel dopolavoro e arriva ai vertici del calcio italiano.

Rimane però in Sarri una cosa particolarmente sgradevole, indigesta agli italiani quasi come il salvataggio del medesimo Monte dei Paschi: la convinzione di essere sempre il migliore, nonostante i risultati non dicano sempre questo. E se questo può essere un dato importante in una certa cultura molto alla moda, secondo cui il pensiero di un uomo è capace di creare la sua realtà, non è nello sport, dove bisogna sempre rendere l'onore delle armi agli avversari, nelle vittorie e nelle sconfitte.

Ad esempio, questa sera sarebbe bello sentirle dire: "Il Lipsia ha meritato la qualificazione, pur essendo meno forte del Napoli, dopo aver dominato la partita d'andata ed aver resistito alla rimonta nella partita di ritorno". Ora magari ci toccherà sentire che bisognerebbe cambiare la regola dei gol doppi in trasferta o amenità di questo genere. Oltre ad insegnare calcio, a nutrire i sogni di vittoria di una città, Sarri faccia per una volta un servizio ai valori dello sport e renda onore ai vincitori.