Cara Juventus, stai perdendo un TIFOSO.

Il termine tifoso deriva dal greco thyphos (vapore, fumo, ardore e soprattutto fantasia). 

Essere tifoso significa, dunque, vivere una condizione psico-emotiva di perpetua agitazione, talvolta capace di offuscare la ragione. 

Essere tifoso significa amare i colori della maglia: proprio quei due colori, il bianco e il nero, di cui da bambino, inconsapevolmente, mi innamorai e assunsi a simbolo mia passione calcistica.

Essere tifoso significa cadere insieme e rialzarsi più forti di prima.

Essere tifoso significa gioire per le vittorie e accettare le sconfitte: diventai juventino nel momento più drammatico della storia recente della società. Era il lontano 2006 quando la Juventus fu coinvolta nello scandalo Calciopoli. Dunque conosco bene il sapore acre della sconfitta e il dolce profumo della vittoria.

Essere tifoso juventino significa incarnare i valori di questa gloriosa società: significa non solo vivere Juventus ma essere Juventus, significa sentirsi parte di una sconfinata famiglia, parte di una immensa passione.

Essere tifoso significa potere e dover sognare: il sogno è l’essenza più intima del tifo. Togliere la possibilità di sognare significa spegnere lentamente ma, ahimè, inesorabilmente il sacro fuco del tifo. Il tifo, a differenza del fuoco, non si autoalimenta: senza ossigeno il fuoco sacro della passione è destinato ad esaurirsi.

Essere tifoso significa non dimenticarsi mai che le squadre di calcio esistono solo perché esistono i tifosi. I tifosi sono la essenza vera del calcio: senza i tifosi il calcio si ridurrebbe banalmente a 22 vuoti giocatori che corrono dietro una palla. 

Questo sono i valori che inarcano l’essenza della juventinità.

Tuttavia, negli ultimi mesi, mio malgrado, i valori Juventus, di cui mi sono innamorato da bambino, appaiono sempre più dipanati come il fumo che si libera dalla pipa dispero dal vento.

Una società sempre più chiusa, una società enigmatica, spesso contraddittoria nelle dichiarazioni ufficiali. 

Una società che, per settimane, dopo la dolorosa sconfitta di Cardiff, in cui il popolo bianconero (me compreso) aveva riposto ampie speranza, si è smaterializzata abbandonando i tifosi al loro destino.

Una società che pare chiusa in una torre d’avorio.

Una società per cui i numeri e i bilanci sono prioritari sul tifo.

Una società sempre più distanze dai tifosi veri, dai tifosi con la T maiuscola: da quei tifosi che, ormai da sei anni, riempiono lo stadio nonostante i continui rincari dei biglietti.

Una società incapace di difendere l’onorabilità del club dalle insinuazioni di collusione ‘ndranghetista.

Una società che rifugge dai momenti di condivisione con il popolo bianconero, con l’amore dei tifosi. Negli ultimi anni questo atteggiamento ha portato a rinunciare, addirittura, alle feste Scudetto di piazza.

Una società, sorprendentemente distaccata, anche nella tragedia che ha interessato moltissimi appassionati nella notte di piazza San Carlo.

Una società spesso assente con i tifosi, ma sempre in prima fila agli eventi commerciali.

Questa non è la mia società, questa non è la mia Juventus. 

Reclamo una società trasparente, una società con un progetto, una società in grado non solo di rappresentare ma di essere Juventus.

Serve chiarezza: serve la chiarezza di un progetto in cui credere. 

Chiedo alla società di poter sognare.

Se non è possibile sognare chiedo quantomeno di non essere illuso.

La brace del sacro fuoco del tifo è ancora viva, ora sei tu società Juventus che devi tornare ad alimentarla.

Lettera alla società di un tifoso juventino disilluso. AD