Caro Bonucci, con la morte nel cuore ti dico addio.

Non so cosa sia accaduto nell’intervallo di Cardiff, ma non riesco a credere che non sia successo nulla. Gli occhi di Buffon nel secondo tempo ne erano la prova, noi juventini non eravamo abituati a vedere la paura nei suoi occhi, invece le inquadrature ravvicinate di Gigi nel secondo tempo di quella maledetta partita tradivano la paura nei suoi occhi, ed io onestamente non riuscivo a capirne il motivo. Ora mi è tutto più chiaro.

Non era il Real che Gigi temeva, ma la sua squadra, che aveva visto sciogliersi nello spogliatoio in un diverbio più o meno acceso, forse motivato, ma certamente dannoso. E questo Gigi lo aveva capito, ne sono certo, avrà provato a mediare, alla fine avrà preso una posizione, ma al rientro in campo il suo cuore e il suo animo erano diventati pavidi. Come quelli di tutta la squadra, travolta da un quarto d’ora di follia, che ha distrutto tutto quello che si era costruito in questo anno magico.

Il quarto d’ora di follia si è poi trasferito, in differita di qualche minuto, in un amaro scherzo del destino, in Piazza San Carlo. E mi duole dirlo, ma io sono fermamente convinto che se non ci fosse stato il primo quarto d’ora di follia a Cardiff, non ci sarebbe stato neppure il secondo a Torino. Non è un caso che la folle corsa della gente sia incominciata dopo il 3-1 di Ronaldo. Una Juve aggrappata alla partita avrebbe tenuto i suoi tifosi in Piazza San Carlo aggrappati ad un sogno, a tifare a squarciagola, a saltare e sbandierare, mentre il gol di Ronaldo ha fatto calare sulla piazza un silenzio irreale. E si sa, nulla fa più rumore del silenzio, nulla fa più paura del silenzio. Nel silenzio le paure interne di ognuno di noi prendono forma e si materializzano nei nostri pensieri offuscando la percezione della realtà.

Caro Bonucci, tu ti chiederai che cosa c’entri in tutto questo?

Se le voci dei diverbi (non credo agli schiaffi) nello spogliatoio sono vere, tu c’entri eccome: già qualche mese fa avevi provato a sostituirti ad Allegri nelle scelte di campo con i risultati che conosciamo, ma questa volta davvero non era il caso. La tua straripante personalità, che tanto ti fa amare da noi tifosi Juventini, stavolta ti ha teso un tranello, eccesso di personalità, eccesso di adrenalina, eccesso, punto.

Per quanto io non abbia condiviso buona parte delle scelte di Allegri in quella partita, alla Juve esistono delle regole, esistono dei ruoli, anche per questo siamo la Juve. E la Juve viene prima di tutto, prima di te, prima di Buffon, prima di Allegri, prima dello stesso Agnelli.

La Juve è sopravvissuta alla partenza di Del Piero, può farlo con chiunque altro.

Se invece tu non c’entri, non capisco perché tutte le voci riconducano a te, ma lo posso immaginare, perché forse eri l’unico ad avere la personalità per farlo, per andare contro le scelte di Allegri e provare a raddrizzare la partita, ma proprio per questo ti condanno doppiamente, per non aver comunque trovato il modo di canalizzare la tua grande forza interiore, infondendo nell’animo dei tuoi compagni il motto che ci contraddistingue “FINOALLAFINE”.