Silvio Berlusconi è stato per 20 anni il presidente del Milan. Ha vinto più di tutti, in Italia e nel mondo, ma ora ha detto basta, vendendo la società. Impegnato in altre faccende, però, non perde occasione per rilasciare interviste che lasciano perplessi. Non tanto per i contenuti, ma per il modo in cui esprime i concetti: si sente ancora il capo, crede di amare il Milan più di tutti e che tutto gli è concesso.

Lui stesso ha definitivamente spento le voci di un suo ritorno: non ci sarà. Bisogna che prenda coscienza del fatto che ora lui non decide più. Se vuole consigliare, sa qual è il numero che deve comporre. La società attuale, come la squadra, ha bisogno di stabilità, del fatto di poter sbagliare con la propria testa. Il momento di lasciare il Milan e la sua gente è arrivato. Il rischio di diventare odiato, altrimenti, è alto.

Si sono amati, ma ora le decisioni spettano ad altri, che devono avere il diritto di poterle fare. Che ci sia bisogno della presenza costante di un cinese a Milanello è verità, ma metterlo in piazza non fa bene alla sua squadra. Si concentri nel governo, cerchi di distrarsi, magari per un po' non lo guardi in tv, forse sarà più facile dimenticare. Tutto ha un inizio e una fine, la squadra sta piano piano avendo un identità (ripartire da zero non e' mai facile). Cose buone ci sono state, altre meno: è la normalità. Non si può ottenere tutto in un giorno, la società è nuova in un calcio che nemmeno conoscono. Berlusconi, faccia parlare Li; lei alzi la cornetta, dia retta ad uno juventino.