Su Vincenzo Montella aleggiano i fantasmi di Frank de Boer e Stefano Pioli. Tranquilli, non stiamo elencando i candidati alla successione sulla panchina del Milan in caso di brutta sconfitta nel derby. Pioli sta molto bene alla fiorentina e de Boer colleziona esoneri lontano dall’Italia. I due allenatori rappresentano, parafrasando Charles Dickens, spiriti del campionato passato. Quando l’Inter affogava in mezzo a problemi molto simili a quelli mostrati dal Milan nelle ultime settimane. E sappiamo com’è andata a finire.

I rossoneri e l’Inter non si presentano allo stesso modo al primo derby cinese d’Italia. Non è solo l’evidenza della classifica a dirlo. Sette punti in questa fase del campionato sono un distacco relativo, basta una striscia positiva per rimettere le cose a posto. Lo ribadiva anche lo juventino Massimiliano Allegri dopo la brutta sconfitta del giorno precedente con la Lazio. La differenza sulla strada del derby della Madonnina si trova nelle sensazioni. L’Inter si è costruita la propria fortuna: non gioca ancora bene, paradossalmente perfino meno bene rispetto ad alcuni scampoli di Milan, ma ha già sviluppato l’atteggiamento giusto. La squadra di Luciano Spalletti resta aggrappata al match per novanta minuti. Non molla un centimetro e vince partite che De Boer e Pioli l’anno scorso avrebbero perso male, quando, al primo scricchiolio, i nerazzurri si squagliavano come neve al sole. Per questo l’Inter parte favorita nel derby di questa sera. Non è questione di singoli, gioco o duelli, ma di consapevolezza.

Il Milan di Montella invece rischia di trasformarsi proprio nell’Inter dello scorso anno. La sconfitta con la Sampdoria è stata molto simile alle prime di De Boer e alle ultime di Pioli. Milan squagliato come un gelato in questo anomalo e caldo autunno. Impazza già la totosuccessione, sebbene al momento si tratti più di gossip pallonaro e che di indiscrezione fondata. Alla tensione formatasi attorno all’ambiente milanista, Montella ha reagito buttando fuori il petto. In conferenza stampa pre derby ne ha dato prova: “Noi giochiamo meglio, nonostante una squadra molto più nuova”, e poi frecciate sparse a chi vorrà risalire sul carro quando il Milan sarà uscito dalla crisi. Con contorno di ringraziamenti alla dirigenza, Mirabelli e Fassone in primis, che lo sostengono senza compromessi. Conferenza stampa da copione, ma che si presta a diversi tipi di letture. Da rivedere anche dopo una possibile sconfitta questa sera.

Montella, al netto delle dichiarazioni, sa di giocarsi molto. Fassone ha ricordato di aver presentato diversi piani alla Uefa in materia di fair play finanziario. Compresi quelli che non tengono conto della qualificazione in Champions. Piani che però prevedono una sostanziosa plusvalenza in fase di mercato. Per esempio vendendo Donnarumma al miglior offerente nell'estate del 2018. Comunque rallentando, se non proprio stoppando, il piano di rilancio messo in moto quest’anno. Una mancata qualificazione in Champions non farebbe bene poi all’immagine. Il Milan l’anno prossimo perderà lo sponsor tecninco: Adidas non rinnoverà. Si candida Puma, ma, secondo alcune indiscrezioni, il contratto potrebbe portare in cassa cinque milioni meno l’anno. Una qualificazione alla Coppa dalle grandi orecchie permetterebbe di trattare da una posizione di forza. Anche con gli investitori stranieri chiamati a dare una mano a Fassone nel rinegoziare il robusto finanziamento con il fondo Elliot.

Tanto peso per le spalle di un solo uomo. Montella però non è solo: gli allenatori spesso vengono salvati dai propri giocatori. Nel Milan ci sono uomini veri, partendo dal confuso Leonardo Bonucci di questo inizio stagione, fino ad arrivare all’esperto Lucas Biglia. Purtroppo però non sono ancora uomini di Montella. Non c’è stato il tempo di creare quel legame d’acciaio che fa grande uno spogliatoio. Getteranno il cuore oltre l’ostacolo per il bene del loro allenatore? I vecchi, come Montolivo (in panchina), Suso e Bonaventura, si ricorderanno di essere stati messi troppo spesso in secondo piano rispetto ai recenti acquisti? Lo spogliatoio condividerà lo stesso obiettivo? Perché servirà anche questo per restare in partita con l’Inter. La squadra di Spalletti promette novanta minuti di concentrazione assoluta, che permetterebbe anche di recuperare eventuali vantaggi milanisti. L’obiettivo è staccare la Juve e rimanere a due punti dal Napoli capolista. Piatto ricco. Il Milan potrebbe invece non riuscire a mantenere il sangue freddo, crollando come a Marassi. A quel punto lo troveremmo nono o decimo in classifica, dietro ad avversari tosti come Napoli, Inter, Juve, Lazio, Roma. Più varie ed eventuali, tra cui Sampdoria o Atalanta. Nel caso, quando si spegnessero le luci a San Siro, ai fantasmi di Pioli e De Boer potrebbero aggiungersi quelli molto più inquietanti di Ancelotti o Mazzarri.