Oggi torniamo al racconto delle storie di calciatori di serie minori che sono riusciti a fare davvero girare il proprio nome tanto da arrivare o no nella massima serie A, e questa storia sono certo che vi lascerà senza parole, anche per il suo finale.
Ma andiamo per ordine e andiamo ad ascoltare la vera storia di un calciatore, a cui per privacy ho cambiato il nome e cognome, ma qualcuno potrebbe capire di chi sto parlando se nomino le squadre in cui ha giocato. Allora vi lascio al racconto di questo incredibile giocatore.


Mi chiamo Riccardo Arpigno detto 'Ghigno' perchè quando scendevo in campo mi trasformavo in un mangia palloni e non solo...
Sono nato a Roma il 20/10/1965 da una famiglia  benestante; mio padre Aldo era banchiere, mentre mia madre Franca era una professoressa di Archeologia all'Università La Sapienza di Roma.
Fin da ragazzino giocavo al calcio e fin da subito, grazie alle conoscenze di mio padre, venni inserito in vari vivai di club importanti come Roma, Lazio, Juventus e Milan, tanto che mi trovai in poco meno di 5 anni a studiare in vari istituti, a soli 10 anni ero uno dei ragazzini che aveva girato più squadre e che squadre.
A 12 anni decisi di trasferirmi in Belgio con una zia, sorella di mia madre, ed entrai tra i giovanissimi dell'Anderlecht, anche in questo caso ebbi una spinta importante di mio padre che aveva conoscenze in tutto il Mondo, tanto che per un periodo fu anche il banchiere fidato del Re Alberto II di Belgio, quindi avevo tutte le porte aperte bastava scegliere un club e vi avrei giocato, almeno nelle giovanili.
Nell'Anderlecht esplosi in modo definitivo, tanto che a soli 16 anni ero divenuto uno degli esterni più prolifici; 300 gare e 150 reti. Il mio allenatore però mi chiedeva spesso cosa mi fosse successo, sì è vero, avevo sempre l'espressione di essere arrabbiato, e questo poi nel tempo però si trasformò da semplice espressione a vera e propria rabbia in campo. Così a 16 anni passai al club Brugge, dove comiciò la mia nomina di 'Briseur de jambes' che tra poco capirete cosa significa nel nostro italiano. Mi trovavo a giocare una gara importante di campionato, era il mio esordio nella Pro League, e mi trovai fin da subito tartassato di falli e insulti e tra i tanti c'era: "Italiano di M.", la cosa non mi turbava più di tanto, ma quando la cosa si protrasse troppo a lungo la mia valvola fece un giro e svalvolò...
Era pressapoco quasi la fine del primo tempo e la partita navigava su uno zero a zero, quando il loro terzino sinistro tentò di anticiparmi non riuscendoci mi colpì con un calcione all'altezza del ginocchio sinistro che ebbe un movimento innaturale ma fortunatamente non fu decisivo per un bruttissimo infortunio, caddi in terra in preda ai dolori, ma presi in consegna appena dopo il rientro che quel giocatore non sarebbe tornato sulle sue gambe a casa...
La ripresa ebbe inizio, e quel terzino se la rideva con il centrale e m'indicava come a dire che mi avrebbe fatto le stesse cose del primo tempo, ma non ne ebbe davvero tempo... Penso ci trovassimo tra il quindicesimo e il ventesimo quando ricevette palla dal centrale, io con uno scatto da centometrista mi lanciai in una scivolata e vedendolo saltare alzai le gambe unite e lo colpii all'altezza della rotula, talmente forte che si senti lo scrocchio del suo ginocchio in aria, poi mi alzai e andandogli vicino gli dissi "Adesso non riderai più!" e feci qualcosa che non ne ebbi nessuna vergogna, gli sputai letteralmente in faccia.
Venni espulso, giusto così dopo una cosa del genere, ma non solo, il pubblico di casa, cioè il nostro, mi applaudì, forse dopo avermi visto corcare (picchiare) per bene da quel terribile terzino si lasciarono andare ad una vera e propria ovazione, anche se poi la squadra stava per restare in 10.
Cosa significava Briseur de jambes? Ora vi spiego come è uscito fuori e cosa significa...
Il giorno dopo di quel 1981 sul La Dernière Heure/Les Sports in prima pagina c'era scritto 'Arpigno Lo Spaccagambe' e già quella nomina che mi avevano dato era proprio 'Lo Spaccagambe'. La mia carriera andava davvero a gonfie vele, ero divenuto la prima scelta come sostituto dell'Ala titolare e venivo spesso inserito a gara in corso.
Partimmo per il ritiro in Maggio del 1982, e partecipammo ad una partita contro gli uruguaiani del Montevideo, ricordo che dovevamo giocare una gara amichevole... L'allenatore mi aveva messo in campo da titolare, stavolta spostandomi centrale da attaccante, ricordo che la squadra avversaria aveva due colonne in difesa grosse e davvero spaventose, ma come si dice oggi si diceva anche allora 'Non si deve aver paura di nessuno in campo' e così affrontai fin da subito entrambe i centrali della squadra uruguagia, erano davvero difficili da superare e quando non ci arrivavano ti calciavano direttamente, ma volevo dimostrare che potevo farcela, e così in un'azione ricevendo il pallone dal centrocampo saltai i due centrali e trovandomi a tu per tu con il portiere gliela misi sotto le gambe.
Questo giochetto lo continuai a ripetere sempre e ogni volta li saltavo entrambe allo stesso modo, la nostra squadra continuava a segnare tanto che a fine primo tempo eravamo in vantaggio di ben quattro reti a zero.
Nella ripresa però accadde qualcosa che mi cambiò letteralmente la carriera... 
In uno sconto a metà campo la palla si dirige verso di me che stavo per voltarmi, in quell'istante venni colpito ad entrambe le caviglie, caddi in terra e nel pensare di rialzarmi vidi che si erano rotte, non sentivo più nemmeno la sensibilità delle gambe.
Venni trasportato di corsa in ospedale e venni operato d'urgenza, ci vollero più di 30 ore per risistemare entrambe le caviglie, e ci volle più di un anno per tornare a poggiare i piedi in terra, le ossa dentro si erano frantumate e vennero ricostruite alla perfezione dal professor Kosel che mi permisero di tornare non solo a camminare ma ad avere una vita normale, non ebbi nessuna difficoltà a guarire del tutto, ma già dopo quella partita mi venne sconsigliato anche di calciare un solo pallone.

Dovetti ritirarmi appena 18enne, e da quel momento non sapevo davvero cosa avrei potuto fare da 'grande', il calcio, la mia passione, era sfumata nel giro di uno scontro, e ripensai anni dopo che tutto poteva esser stato figlio di quel che avevo fatto anni prima a quel terzino, ma se in quel caso fu più uno sdebitarmi di tutti i calcioni presi, nel secondo caso forse il mio troppo giochicchiare aveva portato i due difensori a fare una sfuriata simile, perchè in quel contrasto venni colpito ad entrambe le caviglie da due giocatori diversi, quindi uno era terminato su una caviglia e l'altro su l'altra.
Ringrazio Dio di avermi aiutato a tornare ad una vita normale, che mi ha poi portato a formarmi una famiglia, mentre in ambito lavorativo m'iscrissi all'università La Sapienza dove studiai Archeologia per la felicità di mia madre ed oggi sono un Archeologo molto stimato in tutto il Mondo.

Cosa dire? Davvero un infortunio simile credo non sia mai successo a nessuno, essere colpito nello stesso momento da due giocatori, presumo in scivolata, che lo colpirono in due punti esatti che portarono alla rottura delle due caviglie, non vorrei nemmeno immaginare il dolore che ha provato in quegli istanti...
Non mi resta che ringraziare Riccardo Apigno per l'autorizzazione data per scrivere questo articolo di se stesso.