E' ormai chiaro che Antonio Conte, una volta terminato l'europeo, dirà addio alla Nazionale. Già si sapeva da settimane, da tempo ormai i rumors che lo vorrebbero prossimo a guidare il Chelsea si sono fatti insistenti e sono divenuti quasi certezza. Viene da chiedermi a che pro Conte abbia accettato di guidare gli azzurri. All'inizio della sua avventura in veste da ct, credo che Conte fosse perfettamente conscio delle difficoltà e delle peculiarità del lavoro che avrebbe dovuto svolgere, ed ecco che mi domando quanto sia stato corretto accettare l'incarico per poi mollare dopo un'esperienza di appena due anni. Due anni che sul piano tecnico non hanno portato, a mio avviso, alcun miglioramento alla nazionale, né tanto meno sono serviti a dare più centralità ed importanza alla rappresentativa. Già nel 2014 ero convinto del fatto che quello che serve alla nazionale sia un tecnico, che allo stesso tempo sia un ottimo selezionatore, con doti umane e diplomatiche, che sappia alternare il lavoro sul campo al lavoro finalizzato al miglioramento delle tecniche di selezione, alla valorizzazione delle linee verdi, soprattutto. E, onestamente, non credo ci sia nulla di più diverso da Conte, ottimo tecnico, ma costantemente bisognoso dell'adrenalina da gara, del lavoro quotidiano, quindi inadatto a ricoprire una carica destinata ad una figura paziente e maniacalmente attenta. Inoltre, ritengo che perché si possa parlare di ciclo, son necessari ben più di due anni di lavoro a livello nazionale, quindi la selezione futura avrà ben poco di Conte e l'organizzazione della stessa non conserverà alcun tipo di imprinting datole dall'ormai quasi ex ct. A discarico di mister Conte, va asserito che probabilmente la Federazione stessa, ingaggiandolo, si è resa autrice di un enorme errore di valutazione che, ribadisco, non concerne affatto le competenze tecniche dell'attuale ct, ma ha fatto sì che ci si concentrasse esclusivamente su queste ultime, ignorando del tutto quali siano le qualità di chi deve ricoprire questo ruolo: pazienza, lungimiranza ed esperienza. Tutte qualità proprie di allenatori che, più in là con l'età, avrebbero sicuramente avuto un approccio diverso alla gestione della selezione nazionale, dati gli anni di esperienza. Ciò denota quanto poco lungimiranti siano ai piani alti della FIGC e quanto ci sia bisogno di una ventata di aria fresca. Sperando che la bravura basti ad Antonio per lasciare la nazionale in buono stato e, magari, anche trionfante.