Alla vigilia di Benevento - Milan un giovane bergamasco tifoso dei diavoli, Giacomo Cretti, aveva confidato che avrebbe partecipato al Ciro Vigorito alla prima sfida ai rossoneri nella storia del Benevento Calcio, eccezionalmente tifando per i giallorossi. Giacomo è il fratello della 21enne promessa del ciclismo femminile Claudia Cretti, la cui carriera professionistica s'era interrotta il 6 luglio scorso, a seguito di una rovinosa caduta ad 80 km orari occorsale sulle famigerate contropendenze della Zingara morta, durante la 7a tappa del Giro d'Italia femminile https://goo.gl/dx5rBT

Claudia è stata per un mese in coma ed è tornata in settimana in città con tutta la famiglia per ringraziare i medici dell'Azienda Ospedaliera "Rummo", che le hanno salvato la vita, permettendole di inforcare nuovamente la bici, al momento solo per passione ed una sua preferenziale forma di riabilitazione, come testimoniato dal video linkato.

Della prestazione s'è scritto e detto e non serve aggiungere molto altro:

il Milan è una squadra sopravvalutata, senza né capo né coda, la cui rifondazione è costata in estate tra i 220 e i 230 mln €, valore di rosa Transfermarkt 341,2 mln €, deficit da trasferimenti per 162,5 mln € ed un monte ingaggi intorno ai 100 mln €;

il Benevento è una squadra costruita male o con troppa superficialità, quasi a suggerire scelleratezza nell'approccio alla sua prima Serie A, investendo ad estate inoltrata poco più di 16 mln €, valore di rosa Transfermarkt 41,3 mln €, deficit da trasferimenti 20,53 mln € ed un monte ingaggi di circa 15 mln €. 

Il gol di testa al 95° di Alberto Brignoli #22, di professione portiere ed incidentalmente attaccante di ruolo aggiunto, ha fatto il giro del mondo, dal New York Times al Guardian ai maggiori network del giornalismo sportivo. Rete del pareggio, anche grazie ad una condizione fisica finalmente accettabile ed una disposizione in campo che Roberto De Zerbi, subentrato a Marco Baroni, compatta per causticare vulnerabilità fin troppo ricorrenti. 

Ma oggi non m'interessa celebrare il suo attesissimo primo punto in A, quasi il coronamento di un'operazione simpatia che monta da settimane dopo aver battuto il record del Manchester United di 12 sconfitte di fila, assestatesi alla quattordicesima. Nonostante avrebbe in più di un'occasione meritato di mettere fieno in cascina e potendo ipotizzarsi per il presieguo un'anastrofe, che non faccia più rima con catastrofe. 

Perché l'anastrofe è una figura retorica che consiste nell'invertire l'ordine nel quale abitualmente si collocano due parole: no punti, punti si. E ci voleva un piccolo diavolo per rompere l'incantesimo di una strega irretita da un potente maleficio. Che tuttavia continuava a vincere sugli spalti, se anche una tifoseria decisamente non tenera come quella atalantina ha riconosciuto, la scorsa settimana: 

“Quella che ci siamo guadagnati agli occhi degli orobici in 300, di lunedì sera, con meno due gradi e dopo tredici sconfitte”. Quella ribadita con una sorta di autoironia dopo il triplice fischio con il coretto “salutate la capolista” e “l’anno prossimo gioco di Sabato”, inno della storica promozione in B di appena due stagioni fa rovesciato in parodia analgesica. Quella che ha colorato il settore ospiti di ogni stadio finora calcato, sempre incitando la squadra pur nella montante consapevolezza di un'annata presa sotto gamba, e non dalle carovane itineranti che hanno sempre compattamente sostenuto gli atleti e persino metabolizzato le incomprensibili insufficienze societarie. O quell'altra che Solot, Compagnia Stabile di Benevento, nel festeggiare frugalmente il proprio trentesimo anno di attività teatrale, appena giovedì sera, spiegava con una metafora da arti bianche:

«E poi siamo passati qua, al Mulino Pacifico, e ci piace tanto questo posto proprio perchè è un mulino [...] e a noi ci piace lavorare con il pane: ci piace lavorare con la dignità soprattutto. Quella non la svenderemo mai!».

Vuoi mai, mai davvero, che l'anastrofe dia luogo ad una nemesi alla rovescia. Non solo calcistica.