24 agosto 1963, si gioca la prima giornata di Bundesliga. La prima edizione del nuovo campionato tedesco, nato ufficialmente l'anno precedente e che vede impegnate sedici squadre, scelte appositamente, non senza le classiche polemiche già ben presenti, in base ai risultati ottenuti negli anni precedenti. Tra queste sedici squadre troviamo formazioni che oggi fanno ancora parte della massima serie tedesca, Colonia, che vincerà poi quel campionato, Herta Berlino, Schalke 04, ma anche squadre che hanno fatto la storia come Bayern Monaco, Werder Brema e Borussia Dortumund. E a Munster si gioca Preußen Munster-Amburgo. Partita che finirà 1-1 con i gol di Falk Dörr per i padroni di casa e di Gert Dörfel a 4' dal termine per l'Amburgo. Quell'Amburgo, in cui militava il capocannoniere del quel campionato Uwe Seller (che chiuse a 30 reti, a +10 dal secondo Friedhelm Konietzka del Dortmund), che è l'unica formazione che al momento ha disputato tutte e 55 le edizioni della Bundesliga. Un record, ben 54 anni e 224 giorni, esibito con orgoglio dalla società tedesca sul proprio sito ufficiale e anche allo stadio, con un orologio digitale che costantemente informa i presenti del tempo di permanenza in Bundes della società che si affaccia sull'Elba. Ma quell'orologio il 12 maggio rischia di fermarsi. Perché a sei giornate dalla fine l'Amburgo è ultimo con soli 19 punti conquistati e una vittoria che non arriva dal 26 novembre 2017, quando a cedere il passo alla formazione oggi allenata da Christian Titz fu l'Hoffenheim che venne sconfitto 3-0. Da lì solamente sconfitte, tante, e pareggi, pochi, per l'Amburgo che ora è chiamato ad un vero e proprio miracolo per arrivare ad agguantare il terzultimo posto che permetterà di giocarsi la permanenza in Bundesliga contro la terza classificata della Zweite Bundesliga. Perché i punti di distacco dal Mainz sono ben 7, 19 contro 26, e lo scontro diretto si è già giocato il 3 marzo (0-0 con l'Amburgo in superiorità numerica per 30'). E ora che fare? I tifosi sono in rivolta, con striscioni ingiuriosi che sono stati esposti al Volksparkstadion nelle ultime settimane, i risultati non arrivano, il pareggio del 31 marzo con lo Stoccarda non può far sorridere, e nelle ultime sei arrivano squadre in lotta per posizioni in Europa, Schalke 04, Hoffenheim e Eintracht Francoforte, e in piena lotta salvezza, Friburgo e Wolfsburg (all'ultima un Borussia M'Gladbach al momento a quota 37 e quindi più che tranquillo). Clienti non semplici dunque per una stagione più che fallimentare, con l'infortunio di Nicolai Muller (che si ruppe il crociato mentre esultava per il gol alla prima giornata) che ora suona quasi come un indizio per le sfortune in arrivo. Ma la crisi dell'Amburgo non è una novità del 2017-2018, ma affonda le proprie nelle stagioni precedenti. Perché se solo dieci anni fa, anche se dieci stagioni nel calcio sono ormai un'eternità, gli esacampioni di Germania, e con una Champions League in bacheca, vincevano due Coppe Intertoto in due anni, uscendo poi dalla Coppa Uefa entrambe le volte agli ottavi, qualcosa nel 2013 si è rotto. Meno campioni in rosa? Forse. Un vivaio meno prolifico? Sicuramente. Fatto sta che le ultime quattro stagioni hanno visto l'Amburgo non superare mai la decima posizione in classifica, con due permanenze in Bundesliga mantenute, nel 2013-2014 e 2014-2015, con la vittoria degli spareggi salvezza con Greuther Fürth prima e con Karlsruhe poi sempre ai supplementari. La scorsa stagione, il 14esimo posto finale è stato raggiunto grazie a quello che servirebbe oggi, un miracolo. Perché a tre giornate dalla fine i punti erano 31 e i due pareggi e la vittoria, all'ultima giornata sul Wolfsburg costretto allo spareggio, con la rete del 2-1 di Luca Waldschmidt all'88', regalarono una salvezza insperata. Ora il miracolo sembra pura utopia. Ma sarà solo il campo a dirci cosa sarà dell'Amburgo, la cui fine sembra però segnata. Tic toc fa l'orologio al Volksparkstadion, ma per quanto ancora?