18 Luglio 1986. Per gli amanti dei colori rossoneri questa di cui vi parlo è una data importantissima. Con un numero che anticipa di 20 anni qualunque genere di studio sull'efficacia della comunicazione, Silvio Berlusconi atterra "sul Milan" all'arena civica di Milano, da nuovo presidente del Milan. Berlusconi, parlando del "suo" nuovo Milan, pronuncia due paroline che segneranno la sua presidenza ma anche il calcio italiano. "Bel giuoco". Silvio Berlusconi vuole che il suo Milan vinca in campo possibilmente giocando bene al pallone, cosicchè ogni tifoso del Milan possa sentirsi appagato doppiamente dal risultato e dallo spettacolo visto in campo. Il concetto di "bel giuoco" ripetuto da Silvio Berlusconi anche nelle ultimissime dichiarazioni video riguardo la compravendita del Milan, è stato ripreso in tutto il mondo, con varianti cicliche proprie delle squadre in grado di vincere regalando spettacolo. Il "tiki taka" del Barcellona ne è l'ultimo esempio. Ma a 30 anni da quel giorno e ad 1 mese e mezzo dall'inizio dei maggiori campionati continentali, quali sono le squadre delle quali il "bel giuoco" di Silvio Berlusconi andrebbe fiero? In Europa sono solo 2 le formazioni che mediamente hanno vinto e regalato spettacolo a livello di gioco espresso: Barcellona e Manchester City. I blaugrana di Messi Suarez e Neymar, con quest'ultimo rientrato solo da poche settimane dal periodo estivo caratterizzato dalla partecipazione alle Olimpiadi brasiliane, supportati da un "discreto" centrocampo affollato da gente come Rakitic, Iniesta, Busquets, André Gomes etc, hanno inanellato una serie di successi roboanti che vanno dallo 0-3 rifilato al Siviglia in Supercoppa e che passano per 7-0 di Champions contro il Celtic fino all'ultimo 0-5 rifilato al Gijon. Gli unici stop di stagione sono arrivati contro l'Alaves in una stranissima sconfitta interna e contro l'Atletico Madrid del Cholo Simeone, vera bestia nera dei blaugrana, che comunque non è riuscito ad andare oltre ad un 1-1. La squadra di Luis Enrique, nonostante non abbia modificato di molto gli schemi di gioco dei suoi predecessori e di quel Guardiola che fu capostipite del moderno tiki taka, continua ad essere un gradino sopra tutti in quanto a costruzione della manovra, passaggi andati a buon fine e gesti tecnici da applausi. Il trio là davanti aiuta, ma le reti di Rakitic Rafinha e Arda Turan, tutti a quota 2 in campionato, dimostrano come quello del Barcellona tenda sempre più ad essere un gioco corale e non la sola espressione dei 3 tenori d'attacco. L'altra squadra del "bel giuoco" invece, è proprio la nuova compagine guidata da quel Guardiola che di tiki taka se ne intende: il Manchester City. Al termine dell'ennesima campagna acquisti faraonica quella imbastita da Pep Guardiola è una squadra votata all'attacco attraverso una fitta rete di passaggi orchestrata da almeno 6 degli 11 uomini in campo, dotati di grandissime doti tecniche. Con l'1-3 rifilato allo Swansea di Guidolin, il Manchester City è a quota 10 vittorie su 10 partite ufficiali disputate. Un percorso netto che al momento vale 4 punti di vantaggio sulla seconda in Premier e la vetta del girone di Champions. Sebbene l'ultima vittoria contro i gallesi sia arrivata al termine di una prestazione che per soli 45' minuti è stata degna delle prestazioni passate dei citizens, la squadra di Guardiola ha dimostrato nel corso di questo mese e mezzo di impegni ufficiali, di scendere in campo per prendere il controllo del match, qualunque sia l'avversario. Una fitta rete di passaggi è la chiave che consente ai citizens di mettere un uomo davani al portiere pressochè sempre, ricordando proprio il tiki taka storico del Barcellona. Ma si sa: gli inglesi sono gelosi della propria lingua e guai a voi se per riferirvi al gioco di Guardiola usate espressioni diverse da quella coniata qualche tempo fa dai tabloid di sua maesta: the "recital". E in Italia? Le 6 giornate di campionato disputatesi hanno evidenziato bellezze e lacune delle pretendenti allo Scudetto 2016-17. La Juventus di Allegri non ha sin qui espresso un gioco degno di nota. L'ultima vittoria arrivata contro il Palermo ne è il sintomo. La Juve fatica a connettere difesa ed attacco per via di un centrocampo che al momento non è in grado di esprimere valori di gioco importanti. L'inserimento di Pjanic va avanti a rilento. Asamoah ha alternato prestazioni importanti a gravi svarioni come in occasione del gol del pareggio contro l'Inter. Lemina è un giocatore ancora tutto da scoprire e paradossalmente, con l'ultimo infortunio del ghanese, le sorti del centrocampo potrebbero ricadere su quell'Hernanes tanto bistrattato dalla tifoseria ma che sembra aver fatto pace con l'ambiente con un mix di buone prestazioni e buone dichiarazioni stampa. Gli esterni di Allegri regalano gioie e dolori. Se da una parte il solito straripante Alex Sandro è in grado di partorire azioni importanti, dall'altra parte c'è un Dani Alves che tatticamente fatica a coprire sia la fase offensiva in modo ordinato, sia quella difensiva in qualunque modo possibile. Allegri dovrà lavorare tanto. La Juve quasi mai si è contraddistinta per "bel giuoco" ma i valori tecnici di quest'anno lasciano intendere che se dovesse essere raggiunta l'intesa tra i 3 reparti, la manovra che ne verrebbe fuori sarebbe davvero interessante e probabilmente degna di quelle due paroline.. A Napoli invece il bel giuoco non manca. Quasi mai. Nell'ultima vittoria interna contro il Chievo, formazione sempre ostica da affrontare, gli uomini di Sarri hanno messo in scena uno show. Uno show dove se si guarda al solo movimento del pallone si rischia di non apprezzare il movimento degli attori, forse ancora più bello del giropalla stesso. Gli uomini di Sarri volano, combinano tra di loro e costruiscono triangoli di passaggio i cui vertici ruotano ad ogni scambio di palla, mandando in tilt le difese avversarie. La tecnica è chiara: Sarri vuole trarre vantaggio dagli accoppiamenti in marcatura che le squadre avversarie costituiscono, ma che saltano quando il posto dell'uomo da marcare, viene preso dalla mezz'ala con la quale ha appena scambiato. Nel momento di indecisione e di scambio di marcatore, il Napoli gongola e riesce a trovare l'imbucata in grado di mettere in porta la punta, l'ala opposta o la mezz'ala che taglia verso il centro dell'area. Quando tutto ciò accade, c'è ben poco da fare per gli avversari se non sperare che la palla termini fuori. Sarri, che spesso ha dichiarato di non puntare al bel gioco ma alla concretezza dei concetti tattici che impartisce ai suoi uomini, è l'uomo al comando dell'attuale più bella manovra del calcio italiano. Il tutto vale 1 punto in meno della Juventus al momento, ma in futuro chissà. L'Inter di de Boer a livello di gioco in campionato, esprime il più logico dei risultati possibili quando in campo ci sono giocatori tecnicamente dotati come Icardi, Perisic, Candreva, Banega e Joao Mario. 5 uomini in grado di toccare il pallone per bene, non si vedevano tutti insieme in campo, forse dai tempi dell'Inter del triplete. Ma la manovra e l'impronta di de Boer ancora non c'è. L'Inter raggiunge i risultati per via delle individualità spiccate dei suoi uomini più importanti e fatica quando 1 o più tenori non sono in campo o sono in giornata no. Vero è che con gli inserimenti di Miangue ed Ansaldi, in grado di effettuare una sovrapposizione passando alle spalle del compagno (cosa non proprio scontata quando in campo ci sono Santon e Nagatomo), potrebbe dare all'Inter altri 2 uomini importanti a livello di manovra in grado di offrire sbocchi di gioco. Il cantiere è aperto, ma per adesso ad Appiano il bel giuoco è tutto fuorchè un motivo di cruccio. La Roma di Spalletti invece è la più grande incognita del campionato italiano. I risultati non sono propriamente i migliori nè in Italia nè in Europa. La manovra offre qualche segnale ma la discontinuità regna sovrana. La Roma è in grado di partorire trame di gioco veloci che ribaltano il fronte d'attacco in maniera chirurgica, a palle lanciate nel vuoto verso quell'oggetto indecifrabile che di cognome fa Dzeko. Il motivo di questa alternanza sta nell'assenza di riferimenti tecnici a centrocampo. Nel match contro il Torino, le palle lanciate nel vuoto da Fazio e Manolas testimoniamo più l'assenza di una linea mediana in grado di far avanzare la manovre che eventuali dettami di Spalletti. Giocare contro la Roma è "facile". Abidare a centrocampo non è una follia se serve per raddoppiare le 2 ali che fino a questo momento hanno maggiormente inciso sul gioco di Spalletti, ossia Salah e Perotti. Messe in difficoltà queste 2 fonti di pericolosità, il più è fatto e complice qualche svarione difensivo, è relativamente semplice imbastire occasioni da rete contro la Roma. A Roma il bel giuoco lo si conosce, ma al momento... Ed il Milan attuale ancora di Silvio Berlusconi? A casa Milan del "bel giuoco" è rimasto solo il ricordo. Il ricordo di quell'elicottero ricostruito in rete metalliche, che sulla musica della cavalcata delle valchirie, rimembra quel giorno di Luglio, quando tutto ebbe inizio... Trovate la versione illustrata di questo articolo, sul mio blog.