"Alea iacta est": questa, secondo la storiografia, sarebbe la frase che Giulio Cesare pronunciò il 10 gennaio del 49 a.C., varcando con il suo esercito il ponticello che guadava il fiume Rubicone.
In seguito ad intricati sotterfugi politici, il Senato di Roma, forte anche dell'appoggio militare di Pompeo, inviò a Cesare - ancor impegnato nella decennale Guerra gallica - un ultimatum, ingiungendogli di abbandonare la provincia in suo possesso (la Gallia Cisalpina) e di congedare il suo esercito, se voleva rientrare da privato cittadino a Roma e presentare a norma di legge la candidatura al suo secondo Consolato. Dal canto suo, Cesare inviò una lettera al Senato, dichiarando che avrebbe sciolto l'esercito qualora Pompeo avesse fatto lo stesso: al rifiuto di queste richieste, Cesare giunse al fiume Rubicone, limite tra la sua provincia di Cisalpina e il resto d'Italia (e Roma), al di là del quale non era autorizzato a condurre un esercito armato. Attraversandolo dichiarò automaticamente guerra al Senato e alla Repubblica, con conseguenze nefaste per tutte le parti in gioco: Cesare prese una decisione da cui non sarebbe più potuto tornare indietro.

Un po' come Bakery Jatta e la sua travagliata esistenza.
La vita di questa giovanissima ala del Gambia in forza all'Amurgo sembra provenire direttamente dal canovaccio di un tragediografo greco, che è però fuoriuscito dai meandri del pianto e del dolore, per sfociare in un lieto fine degno delle migliori commedie. 
Nato a Ganjur nel 1998, Bakery Jatta, stanco di quella vita fatta di stenti e miseria, decide a soli sedici anni di andarsene dal suo amato Gambia, abbandonando famigliari ed amici, per raggiungere l'Europa, più precisamente la Germania, come molti altri suoi connazionali. Dopo infinite peripezie attraverso il deserto del Sahara e il Mediterraneo, giunge finalmente nei primi mesi del 2015 nella fredda Brema, dove vive per mesi nel centro d'accoglienza "Akademie Lothar Kannenberg", un isituto della Bassa Sassonia che si occupa di persone in difficoltà e di rifugiati politici, dando loro un tetto dove vivere e un pasto caldo. A Brema, Jatta, quasi per gioco, porta la squadra del Gambia a sollevare al cielo il trofeo delle comunità africane, la "Bremens Africa Cup". Proprio lui che, prima di allora, non aveva mai assaporato il gusto di giocare a calcio. Sì perché, la sfumatura più paradossale di tutta questa vicenda, è che il nostro eroe in Africa non aveva mai giocato una sola partita, riscoprendo un talento celato per troppo tempo, e che ora è esploso grazie alle insormontabili difficoltà che ha dovuto affrontare. 

La bravura di Jatta viene colta dagli osservatori dell'Amburgo, che lo inseriscono immediatamente nella squadra di B, dove fa sfracelli. Innumerevoli goal ed assist gli sono sufficienti per spalancargli le porte della prima squadra, dove esordisce il 15 aprile 2016, non ancora maggiorenne e, ironia della sorte, proprio contro quel Werder Brema che troppo frettolosamente lo aveva scartato ad un provino, diventando il primo rifugiato ad esordire in Bundesliga. 
Impressiona tutti, in primis l'ex allenatore dell'HSV, Bruno Labbadia, che ne diventa subito il punto di riferimento dispensando parole al miele: "Il ragazzo è forte, calcia bene, è veloce. Ho inoltre grandissimo rispetto per le vicissitudini che ha dovuto sopportare." Velocità e tecnica fuori dalla norma spingono l'Amburgo ad offrirgli un contratto. Un sogno per Bakery, che non era mai stato tesserato nemmeno in patria. L'unico ostacolo sarà la burocrazia, perché il ragazzo ha ancora 17 anni. E lo status di rifugiato e i dubbi sull'età non aiutano di certo. Ma una volta maggiorenne, la storia avrà il suo lieto fine. Dopo aver firmato un contratto triennale, Jatta ha donato scarpe, palloni e divise da gioco ai suoi amici africani di Brema. Ora il suo obiettivo è quello di ottenere la cittadinanza tedesca, non dimenticandosi delle sue origini, di cui va estremamente fiero.

Cresciuto in un paese dove la temperatura media annua supera i 24 gradi e catapultato in una realtà dove è costretto a giocare pure a meno 7 - proprio lui che, prima di sbarcare in Germania, la neve non sapeva neppure cosa fosse - Bakery Jatta ha dovuto gestire un fisiologico periodo di prova, ma è ora pronto a spiccare il volo verso il suo sogno, la conquista della Bundesliga. "Sono cresciuto senza i miei genitori" ha dichiarato il gambiano in una recente intervista al sito ufficiale del Club "le condizione di vita in Gambia erano veramente pessime, Per avere la chance di migliorare il mio futuro sono dovuto scappare, conscio delle enormi difficoltà che avrei dovuto affrontare. Ma è solo attraverso ciò che si può migliorare. Sono stati momenti buii, ma ora voglio solo guardare avanti, fiducioso verso un futuro migliore". 

Bakery non ama raccontare la sua storia, il suo passato, preferisce volgere lo sguardo al futuro, che, ne siamo certi, sarà ricco di soddisfazioni, perché il figlio dell'Africa merita di prendersi la sua rivincita sulla vita.