Per me il calcio è divertimento. Quello da guardare lo è molto meno rispetto a quello da giocare, e non conta a che livello lo si faccia e che cosa vi sia in palio. Conta la tensione e il misurarsi con se stesso, prima che con e contro gli altri, quando, ad esempio, tagli in due la squadra avversaria per poter depositare la palla in modo perfetto sui piedi di un compagno che può segnare o quando l'istinto ti porta a capire in anticipo le mosse dell'avversario. Ti sembra quasi di viaggiare dentro i versi di una poesia: la prima volta che la leggi non sai dove ti condurrà, di seguito capisci che la destinazione è importante ma che è il linguaggio quello che ti muove dentro le sensazioni. E il calcio è un linguaggio, per me. Un modo di comunicare. Uno stile nell'essere al centro di una storia e di come starci con gli altri. Che questo tu lo faccia e lo viva in un rettangolo di gioco regolamentare, durante una qualsivoglia competizione, o durante una partita organizzata con dei colleghi, su campi utilizzati normalmente per allenarsi o su un prato, se non siete riusciti a prenotare, non conta. Conta il linguaggio. Quello rende, ciascuno di quelli che giocano al calcio, unico. Quello che ti rende unico, facendo la stessa cosa che fanno gli altri, insieme agli altri. Quello che ti permette di non sentirti frustrato quando perdi una gara. Poi, arriva il momento di decidere se continuare quella bella esperienza, mettendo in ballo la decisione di operare quelle ginocchia che ti si gonfiano sempre più spesso, o se... Poi, diventi solo spettatore. Ma il calcio rimane divertimento. *** Dopo la partita, Domenica sera, ho chiuso subito il collegamento video e ho acceso la radio, per riprendere un lavoro lasciato in sospeso e orecchiare i commenti. La partita mi era piaciuta: non ero stato truffato del mio tempo. Il risultato un po' meno, anche se l'avevo messo in conto che potesse facilmente accadere, e tante piccole cose mi avevano frizionato sgradevolmente l'umore, come in tutte le partite, come per ogni tifoso, quando si perde. Anch'io pensavo che ci stesse l'assegnazione di un rigore per quella manata di Chiellini a Icardi ma che, nella concitazione dell'azione, l'arbitro potesse non avere visto. Nella stessa azione ho sottostimato lo scontro Lichtsteiner-D'Ambrosio, mentre, essendo proprio sotto gli occhi dell'arbitro di porta, ho dato per scontato che avesse visto meglio di me, essendo poi il mio giudizio probabilmente inficiato anche dal mio stato d'animo di tifoso. Oltre a questi episodi, Filippo Grassia, curatore di "la moviola, guardiamola alla radio", evidenziava un episodio che, sinceramente, in diretta non avevo colto: un fallo di mano di Medel in area... Ne ho tratto la solita conclusione a cui giungo da qualche anno a questa parte: se ti becchi un arbitro in serata negativa, la partita può prendere qualsiasi indirizzo e finire fuori controllo. Purtroppo, negli ultimi mesi, il buon Rizzoli non è in forma smagliante e, quello che può essere un valore aggiunto, perché tutto scorra liscio in una partita, in questa è mancata: credo che non abbia favorito la Juve, ma credo pure che sia stato un po' irritante e insicuro in alcune decisioni. Non penso, come il direttore Agresti, che sia sopravvalutato, quanto che non sia nella sua annata migliore. Capita ai calciatori, può capitare anche agli arbitri. Forse, bisognerebbe tenerne conto, anziché creare aspettative spesso deluse. *** La cosa stupida, per me, è sentire evocare calciopoli. E' una storia che mi sono messo alle spalle e di cui non parlo mai in nessun commento, proprio perché l'ho seppellita. La domanda che pongo a chi rievoca quel periodo, non appena un fuorigioco sfugge ad un guardalinee, è questa: davvero chi intendesse mettere in piedi un sistema bacato, per favorire chicchessia, lo farebbe alla luce del sole, con delle decisioni (arbitrali) palesemente errate (per noi infallibili che guardiamo le partite con vedute dall'alto e non impallati da quegli strani esseri in pantaloncini e maglietta che corrono per il campo... o non guardiamo neppure la partita ma solo una sintesi aiutata dalla moviola)? Davvero tutti quelli (in maggior parte juventini, nell'occasione che vado a citare) che hanno commentato utilizzando il verbo "scansarsi" per l'ultima (bella) partita del Napoli contro il (brutto e ingenuo) Bologna, pensavano che una squadra si fosse "scansata" per agevolare l'altra? (Al netto degli sfottò, qualcuno, al culmine dell'imbecillità, auspicava l'intervento dell'ufficio inchieste). Nessuno di questi ha visto la differenza di valori delle due squadre in campo? Oramai spero molto nell'avvento della moviola per aiutare, in un futuro prossimo, a scremare gli episodi più critici delle partite e a svelenire i commenti e le considerazioni sul calcio, lasciando più spazio al piacere per l'evento in sé. *** La Juve si sta avviando a vincere un'altra stagione. Lo sta facendo con forza e autorevolezza, proprio perché si è riconfermata sul campo la squadra da battere, oltre che facile favorita nei pronostici. Questo al di là delle decisioni arbitrali sbagliate, subite o a favore che siano. L'Inter, Domenica, pur perdendo, ha fatto una buona partita, segno che ci siamo incamminati su un sentiero corretto e che vale la pena di percorrere al meglio, dopo aver sbagliato dal punto manageriale tutto quello che si poteva sbagliare, ad inizio di stagione. Ripartiamo anche da questa partita, che tra l'altro è arrivata in una fase favorevole perché abbiamo perso dopo aver intascato, la settimana prima, tra pareggi (Napoli, Fiorentina e Atalanta) e sconfitte (Roma, Lazio e Milan), inopinati regali da chi ci sta davanti o da chi arranca, insieme a noi, nella speranza che qualcuno, là davanti, sprechi le proprie occasioni per strada. La sorte avrebbe potuto esserci matrigna, anziché riportarci solo indietro di una casella nel gioco dell'oca di questo campionato. Riprendiamo il cammino, rimettendo a fuoco il fatto che ogni partita ha in palio 3 punti e che la partita con l'Empoli deve ritrovarci con la stessa predisposizione e cattiveria, senza scivolare sui veleni dei rimpianti o inciampare nei nostri stessi piedi (come abbiamo fatto prima di iniziare questa stagione). *** Un saluto.